Game of Thrones 8X04: Al gioco del trono, o vinci o muori

Il quarto episodio dell'ultima stagione del Trono di Spade ci prepara allo scontro veramente decisivo della serie.

Game of Thrones 8X04: Al gioco del trono, o vinci o muori
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Questa ottava e ultima stagione di Game of Thrones si è presa il suo tempo dopo il tanto - e giustamente - criticato ritmo affrettato della settima stagione, in cui tutto sembrava accadere troppo velocemente e in maniera poco realistica rispetto alla geografia di Westeros. L'ottava stagione se l'è presa più comoda, con due episodi iniziali incentrati sulle reunion tra i personaggi, i preparativi per la battaglia contro gli Estranei e la lunga attesa dello scontro. Poi un terzo episodio tutto dedicato alla guerra tra vivi e morti, e poi?
E poi eccoci davanti a un quarto episodio che di nuovo preme sull'acceleratore con momenti introspettivamente importanti il cui impatto emotivo viene meno per la rapidità d'azione, con personaggi che giurano una cosa per infrangere il giuramento due minuti dopo, e altri che vengono rapiti per ricomparire nella scena immediatamente successiva. Sia chiaro, un ritmo del genere è inevitabile a tre episodi dalla conclusione della serie, ma l'episodio in certi frangenti lascia comunque un po' di amaro in bocca (nonostante alcuni momenti tra i migliori della stagione, questo va detto). Prima di scendere nei dettagli, però, il solito avvertimento: l'articolo contiene spoiler!

Di elegie e banchetti

Benioff e Weiss hanno detto che l'ultima stagione di Game of Thrones è un po' come un lungo film, quindi non c'è da sorprendersi che il quarto episodio, "The Last of the Starks", riprenda lì dove si era interrotto quello precedente, e cioè con Daenerys che piange sul cadavere di Jorah. Dal campo di battaglia però passiamo alla pira funebre, ed è un bel momento (anche il discorso di Jon, che sul finale riprende il giuramento dei Guardiani della Notte, è ben confezionato).

Poi si passa ai festeggiamenti per la vittoria, con momenti goliardici alternati ad altri più introspettivi e politici. Daenerys rende Gendry un Baratheon legittimo, assicurandosi di fatto la sua fedeltà, ma resta sola a vedere come Jon sia comunque più amato (e, per questo, una minaccia al suo titolo). Finalmente abbiamo la reunion tra Sansa e il Mastino (davvero non hanno scambiato neanche due parole prima di questo momento?), che un po' funziona e un po' no - perché ok, va benissimo voler mostrare che Sansa è una sopravvissuta e che ciò che ha subito non l'ha spezzata, ma farle dire che senza Ramsay non sarebbe la persona che è ora non solo non rende giustizia al personaggio, ma è anche svilente, irrealistico (una donna direbbe mai che senza uno stupro non sarebbe diventata la persona che è? Ma anche no) e, onestamente, sintomo di una scrittura superficiale e ingenua che considera lo stupro come un grande punto di svolta.
Sì, Sansa ha sopportato cose terribili, abusi fisici e psicologici ad Approdo del Re e poi violenze sessuali a Grande Inverno; è una sopravvissuta che non ha mai perso la sua integrità morale, anche se certamente ciò che ha vissuto l'ha indurita e costretta a crescere più in fretta di quanto preventivato, rendendola ora più sospettosa e guardinga (e la sfiducia nei confronti di Daenerys viene anche da questo). Ma dalla consapevolezza di essere riuscita a rialzarsi ed ergersi oltre i traumi subiti al farle dire che senza di essi non sarebbe mai cresciuta c'è una bella differenza.

Di segreti e giuramenti

Ci siamo lasciati alle spalle la minaccia degli Estranei, quindi si torna a pensare al Trono, a Cersei e a chi alla fine sarà re o regina di Westeros. Prima di entrare nel vivo della questione, però, possiamo almeno tutti concordare sul fatto che Jon potrà anche essere un ottimo candidato al titolo di re dei sette regni, ma è anche il peggior padrone di cane (ok, metalupo) di Westeros? Sì, la cgi costa e quindi dovevano sbarazzarsi di Ghost in qualche modo, ma neanche una carezzina di saluto? Un grattino dietro l'orecchio rimasto? I metalupi sono simbolicamente molto importanti per i ragazzi Stark (del resto nei libri vediamo che tutti gli Stark sono dei warg e possono "entrare" nella testa dei loro metalupi), quindi quel mancato saluto è proprio un po' triste. Forse anche Ramsay avrebbe trattato meglio i suoi mastini.
Ma ci sono comunque cose più importanti, come il confronto tra Dany e Jon e poi quello tra i quattro Stark. Dany ha comprensibilmente paura della popolarità di Jon, quindi ha perfettamente senso che gli chieda di non dire nulla (del resto lei ha lottato tutta la vita per arrivare dove e è ora, mentre Jon non ha fatto niente per avere il trono eppure avrebbe legalmente più diritto di lei di sedercisi sopra); allo stesso modo, ha senso per il figlio del segreto meglio custodito di Westeros voler rivelare la verità almeno alla famiglia. Cosa che fa, ed è davvero un peccato che non ci venga mostrata la reazione di Arya e Sansa alla rivelazione di Bran. È un peccato che manchi un vero confronto tra gli Stark su questo, considerando che né Arya né Sansa sembrano fidarsi particolarmente di Daenerys.

Sansa, tra l'altro, si dimostra per il momento la miglior giocatrice al gioco del trono, degna allieva di Cersei e Ditocorto: è chiaro che non si fidi di Daenerys e che preferisca l'idea di un Jon sul trono, e parlando con Tyrion si accorge che anche lui ha anche dubbio sulla sua regina ("hai paura di lei", gli fa notare). Jon garantirebbe la sicurezza della gente Nord, cioè ciò che interessa davvero a Sansa, e quindi non c'è da stupirsi se rivela la verità a Tyrion. Gli mette la pulce nell'orecchio, insomma, il che porta a una delle scene migliori della stagione: il confronto tra Tyrion e Varys.

La salvezza del reame

Tyrion e Varys sono le menti più politiche di Westeros, e nelle prime stagioni i loro confronti erano sempre tra i momenti più forti dello show a livello di scrittura. Poi sono passati a fare battute sui genitali, riducendosi a macchiette rispetto ai grandi personaggi che erano. In "The Last of the Starks" finalmente li ritroviamo al massimo della forma, in una discussione su Daenerys che mette in evidenza i loro dubbi sulla sovrana che hanno giurato di servire, i loro punti in comune e le loro divergenze. Tyrion vuole crederci, diciamolo pure, mentre Varys è più disilluso (ma, dopo aver servito così tanti re, non c'è neanche di che stupirsi).

E Daenerys sta davvero perdendo di vista quelli che erano i suoi obiettivi iniziali: diventare regina per "spezzare la ruota", combattere la tirannia ed essere un punto di rottura con il passato, governando i Sette Regni come una sovrana giusta che tiene al suo popolo più di ogni altra cosa. Ma il potere logora e Dany ne subisce il fascino come tutti - come tutti tranne Jon, che però sarebbe veramente un buon re? Ha a cuore gli interessi della gente comune, certo, ma basterebbe questo? Un matrimonio e una corona condivisa restano per ora la soluzione più ragionevole. Ma prima c'è Cersei.

Di battaglie e rapimenti

Ed eccolo lì, il colpo di scena: Euron attacca la flotta di Daenerys, abbattendo Rhaegal (che, poverino, ancora non si era nemmeno ripreso dalla battaglia contro il fratellino non-morto) e prendendo in ostaggio Missandei. Gli effetti speciali di questo episodio lasciano un po' a desiderare e non si capisce bene come facciano i personaggi a capire subito che Missandei è stata rapita, quando sarebbe stato più sensato immaginarla annegata, ma i fatti restano questi: Dany ha un figlio e una migliore amica in meno. Migliore amica (e consigliera), che come ultima parola prima di morire sceglie, non a caso, "Dracarys": per lei un simbolo di libertà dalla schiavitù, un ultimo omaggio verso la sua regina e, naturalmente, un invito neanche troppo velato a portare fuoco e sangue nella capitale. E, a giudicare dall'espressione ferita e arrabbiata di Daenerys a fine episodio, non ci sono dubbi: la sua intenzione è proprio quella.

Di amori e addii

Prima della battaglia della 8x05 (diretta nuovamente da Miguel Sapochnik), però, torniamo a concentrarci su questo episodio di transizione che si è tanto concentrato sui personaggi, sui loro rapporti e sulle loro mosse in questo gioco del trono finale. Arya rifiuta la proposta di matrimonio di Gendry (inevitabilmente), perché no, lei non è e non sarà mai una lady, e il suo posto non sarà mai in un castello. E infatti cavalca verso sud, perché a quanto pare non ha davvero dimenticato la sua lista dell'odio e i suoi propositi di vendetta contro Cersei. Con lei di nuovo il Mastino, in marcia verso il tanto atteso Cleganebowl. Ma sono altri i personaggi di cui vogliamo davvero parlare.

Non giriamoci attorno: in tanti aspettavano questo momento dalla terza stagione (e c'è chi lo aspettava addirittura dal 2000, anno di uscita del terzo volume della saga), visto che l'evoluzione dei personaggi sembrava puntare in quella direzione, ed è successo davvero. Jaime e Brienne finiscono insieme, ma Jaime decide di tornare ad Approdo del Re, lasciandosi dietro una disperata Brienne. Torna da Cersei perché non riesce a starne lontano e vuole proteggerla? Oppure va lì per ucciderla, dopo aver sentito da Sansa che Daenerys ha perso un drago e altri uomini, e che l'intera popolazione di Approdo - quella che lui aveva salvato dalla follia di Aerys - rischia di andarci di mezzo? Una delle due opzioni sarebbe un'involuzione bella grossa per un personaggio a cui Benioff e Weiss già hanno dimostrato di non saper rendere giustizia nelle passate stagioni, ma chissà. Ancora due punta