Recensione Game of Thrones - Stagione 3

L'attesissima terza stagione che ci dovrà dire chi siederà sul trono di spade

Recensione Game of Thrones - Stagione 3
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Con l’inizio dell’estate si conclude la terza stagione di Game of Thrones. Raramente un serial ha avuto un consenso così ampio come quello basato sui libri di Martin, eppure c’è chi ha mugugnato al termine dell’ultima puntata. A torto o a ragione? Vediamo un po’ di analizzare meglio quello che abbiamo visto (ovviamente - lo ricordiamo - senza spoilerare mai nulla!).

Un inizio lento per poi...

Come avevamo accennato nel nostro First Look, molti dei personaggi coinvolti - direttamente o indirettamente - nel gioco del trono si trovavano a inizio stagione in viaggio: Jamie e Brienne verso Approdo del Re, Arya in fuga da Harrenhal, Bran e Rickon verso la Barriera, Daenerys, assieme ai suoi draghi, alla ricerca di un esercito e Jon in marcia con il popolo libero oltre la barriera. Va da sé che l’intera stagione ha affrontato da vicino questi spostamenti, dando all’inizio una sensazione di lentezza che ad alcuni ha fatto un po’ storcere la bocca. Quello che trapelava dalle prime puntate, infatti, era una minuziosa predisposizione delle numerose pedine sulla complessa scacchiera del mondo di Martin. Se da una parte la sottile ragnatela composta poteva far pregustare un intreccio narrativo complesso e coinvolgente, dall’altra è pur vero che avere 3-4 puntate sulle 10 previste dedicate solamente (o almeno in grande parte) al ricamo di un arazzo che si sarebbe potuto gustare solo più avanti, è forse eccessivo, soprattutto per quei palati ormai assuefatti al colpo di scena quasi continuo. Bisogna dire, tuttavia, che affrontare questa parte della storia - e chi ha letto i romanzi lo sa - non era semplice, perché estremamente introspettiva e legata molto ai cambiamenti di personalità di molti - se non tutti - i personaggi. Tradurre il tutto in “pellicola” era compito arduo, quindi, ma ancora una volta gli sceneggiatori hanno svolto un ottimo lavoro, mescolando il bianco e nero delle diverse parti in guerra e evidenziando così, in maniera eccelsa, le diverse sfumature caratteriali solamente accennate sino a questo momento. Se a questo aggiungiamo che all’iniziale lentezza si sono succedute alcune delle più belle puntate dell’intero serial, ecco che questa terza stagione non potrà che rimanere nel cuore degli appassionati.

Il gioco delle coppie

Particolarmente interessante è il continuo rimescolamento di coppie che la serie propone. È alquanto facile ritrovarsi di fronte a delle coppie di personaggi curiosamente assortite, inusuali se vogliamo, ma decisamente efficaci nella loro diversità. È divertente giungere alla fine di questa stagione e ripensare agli inizi della serie, quando i blocchi in contrapposizione erano ben delineati ed era più facile capire per chi fare il “tifo”. In un mondo come quello di Martin però, estremamente reale per essere un fantasy, il bene e il male non sono separati da una linea netta come - ad esempio - negli scritti di Tolkien. Siamo sicuri quindi che alcuni accoppiamenti siano riusciti a far emergere lati nascosti di più personaggi, spargendovi sopra una nuova luce (non necessariamente positiva). Di contro questa scelta ha fatto sì che si dovessero seguire tra le 5 e le 7 storie parallele: gioco forza si è stati costretti quindi a tralasciare completamente alcune storyline per intere puntate, provocando gli immancabili mugugni di chi aspettava con ansia l’evolversi degli eventi di un determinato personaggio ed è rimasto a bocca asciutta.

“ma io ho letto i libri”

Se avete mai parlato di Game of Thrones con qualcuno, questa frase non può che suonarvi familiare. Gli spettatori della serie si dividono in due grossi tronconi: chi ha letto i libri e segue le vicende con quel distacco (un po’ vanesio) tipico di chi sa quello che sta per accadere e si sofferma soprattutto sulle differenze riscontrate con la versione cartacea, e chi invece è ignaro di quello a cui va incontro e segue per la prima volta gli eventi delle casate del regno. Per chi ha letto i libri è difficile non fare paragoni e, mai come in questa stagione, le differenze si sono sentite. Basti pensare, ad esempio, che gli sceneggiatori hanno mescolato parti di libri diversi, arrivando a pescare spezzoni del nono libro (della versione mondadori). Chi invece non è un lettore di Martin ha il sacrosanto diritto di dire “ma a me del fatto che hai letto i libri, che me ne frega?”. Perché poi il succo del discorso è che - per quanto un libro possa approfondire meglio determinati aspetti e far emergere in maniera convincente dei conflitti interiori che sullo schermo lasciano il tempo che trovano - anche questa stagione, così come le precedenti, è stata uno spettacolo per gli occhi e per le orecchie. Indipendentemente da tutto, ci siamo trovati di fronte a colpi di scena, nuovi personaggi, una recitazione da applausi (e questa volta, al posto del solito Peter Dinklage, vogliamo citare soprattutto la bravissima Michelle Fairley), una convincente realizzazione scenografica e una buonissima interazione con le parti create in computer grafica, i soliti costumi impeccabili e una colonna sonora pressoché perfetta, anche nei suoi drammatici silenzi. Lettori o no è davvero difficile rimanere delusi da un prodotto così ben curato.

Game of Thrones - Stagione 3 La verità è che appena finita l’ultima puntata della terza stagione ne vorremmo ancora. Questo dovrebbe dire tutto sulla qualità della serie, ma se non bastasse vogliamo aggiungere che è stato particolarmente difficile scrivere una recensione cercando di non ripetere sempre le stesse cose, ovvero “bella, bellissima, ottimo, bravissimi!”. Ce ne fossero di più di serie così.