Gomorra 5 Recensione 5x01 e 5x02: le premesse per un gran finale

Analizziamo insieme il primo e il secondo episodio della quinta e ultima stagione di Gomorra, tra grandi ritorni e nuovi conflitti

Gomorra 5 Recensione 5x01 e 5x02: le premesse per un gran finale
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Avevamo lasciato Gomorra e i suoi personaggi nell'aftermath di un rocambolesco finale, come accennato nel nostro riassunto della trama di Gomorra. I personaggi dello show targato Sky Italia, esaltati dalla risonanza mondiale di un prodotto che ha battuto ogni record in patria e fuori, si trovano ora alla fine del percorso, in attesa di una chiusura degna di tale nome. Appare evidente sin dalle prime battute come la produzione abbia deciso di alzare ulteriormente l'asticella, approcciandosi all'ultima stagione della serie con un budget imponente e una caratura artistica degna dei migliori lungometraggi di genere.

Le nostre prime impressioni su Gomorra avevano già posto un accento importante sui legami della serie con i propri volti principali, enfatizzando l'importanza di quella continuità stilistica e scenica che ha caratterizzato le varie stagioni per raccontare al meglio le vicende. Inizia così l'ultimo atto di un'epopea criminale shakespeariana, capace di stravolgere l'industria del piccolo schermo e dell'intrattenimento in generale. Le premesse poste dalla prima coppia di episodi fungono da perfetto trait d'union tra vecchio e nuovo, permettendo alla componente artistica e a quella emotiva di emergere congiuntamente, fondendosi nella trepidante attesa di risposte. Ecco le nostre considerazioni.

Un ritorno a casa

Quello che i fan di Gomorra dovranno aspettarsi dall'inizio della stagione è un "fallimentare" tentativo di ritorno alle origini. Non da parte della serie, bensì da parte dei personaggi coinvolti nella guerra senza fine della camorra. Gennaro Savastano (Salvatore Esposito) ha tolto di mezzo buona parte della famiglia Levante e ha persino ucciso Patrizia per rimettere le cose a posto, ma la strada per riottenere il dominio sembra ancora lunga. Chiuso in una prigione di cemento mentre Napoli grida il suo nome, tra chi lo vuole in carcere e chi lo vuole morto, è un Genny latitante quello che muove i primi passi della rappresaglia insieme al suo unico alleato, O' Maestrale (Mimmo Borrelli).

Ma Gennaro è afflitto, è tormentato da attacchi di panico continui e da un possibile disturbo post-traumatico. Solo e senza la sua famiglia, il boss concentra ogni suo singolo sforzo sulle azioni da compiere. Proprio nel classico e ormai familiare dedalo di ambasciate, contatti e tradimenti il giovane Savastano ritroverà Don Aniello Pastore, figura centrale anche per il lungometraggio ponte per Gomorra che vi abbiamo raccontato nella nostra recensione de L'Immortale.

L'incontro tra i due segnerà il definitivo collegamento tra il finale della quarta stagione e quello del film diretto da Marco D'Amore, con il boss che rivelerà a Gennaro la sconcertante verità su Ciro Di Marzio (Marco D'Amore). Proprio sull'incontro tra Gennaro e l'Immortale verterà invece il secondo episodio, rinnovando l'indissolubile legame tra i due volti di Gomorra . Questa volta, però, l'eterna fratellanza si condirà di un elemento travolgente, capace di sconvolgere ogni cosa: il dolore.

I due volti del dolore

Riparte dagli sguardi Gomorra 5, osservando con attenzione ogni minimo segnale che lo spettatore possa carpire. Lo sguardo del sensazionale Salvatore Esposito è spento, da brividi, e fa percepire tutto il vuoto che prova il suo personaggio; allo stesso modo, basta un niente per capire le sue intenzioni dinanzi allo sgomento per la scoperta sull'Immortale.

Capiamo che quelle scene di fine film hanno un pregresso non indifferente e, ancor peggio, delle implicazioni successive che stravolgeranno tutto. Gennaro è consumato dalla solitudine e incolpa Ciro per la sua assenza, per avergli provocato quel dolore che lo ha spinto ad abbandonare tutto. Ma di fronte all'Immortale, disperatamente impegnato a farsi finalmente uomo e ad allontanarsi dal passato, neanche le buone speranze di Genny possono bastare a farlo tornare quello di un tempo. Marco D'Amore fa quasi commuovere nel mostrare un Ciro sempre più condannato a vivere, come recita il brano dei Mokadelic, e che davanti al fratello di sempre non comprende le sue ragioni e finisce per rimanerne vittima. Sarà proprio questa scelta a far riaccendere la rivalità tra i due, un profondo astio riacceso dal dolore che riporterà a galla conflitti irrisolti.

Pare sin da subito evidente che la quinta stagione di Gomorra sfrutterà il dolore come principale motore delle vicende, affrontando dopo lungo tempo una trama ben più orizzontale e focalizzata sul dualismo imperante che ha contraddistinto il successo della serie. Gennaro e Ciro, che in questa ultima tornata di episodi dovranno confrontarsi tra loro e risollevarsi in un mondo che non gli appartiene più, saranno dunque costretti a regolare i conti in sospeso e ad affrontare il loro destino.

Inaspettate prospettive

Una delle prime gioie più grandi è rappresentata dalla regia di Marco D'Amore, già affascinante ne L'Immortale e magnetico dietro la macchina da presa di questi episodi. Sarà sua la cura artistica della stagione insieme al sempre presente Claudio Cupellini, con il quale si alternerà al timone delle altre puntate. La direzione dell'interprete di Ciro richiama a tratti derive rappresentative di ben altra scuola, e le scelte stilistiche da lui compiute condiscono una narrazione già di per sé pregna di significato con una qualità quasi da cinema d'autore.

I primi due capitoli volano via senza neanche accorgersene, mentre ci si immerge nella mente di Gennaro o nella catartica vuotezza di Ciro con uno sguardo attento e paziente nel portare su schermo ogni particolare. Ma Gomorra non dimentica neppure le sottotrame e lascia spazio ai suoi nuovi volti senza divagare eccessivamente, così da permettere al racconto di fluire senza particolari difficoltà. Centellinando l'inserimento di questi personaggi, concentrandosi poi sulla narrazione, lo show collega in maniera incredibilmente fluida gli eventi del proprio universo, e lo fa con la naturalezza che soltanto lo stesso regista poteva trasmettere.

Il primo episodio evolve il suo linguaggio e funge da ponte tra il vecchio e il nuovo, poggiando le basi di un solido prosieguo che mette in mostra tutta la qualità della serie Sky. Ponendo in primo piano un ritmo frenetico, condito da tensione e azione onnipresenti, sopraggiungono spire di dualismo sempre più forti che culmineranno senza dubbio in un crescendo spiazzante. Sulle note di Doomed to live, con un immancabile nota malinconica sullo sfondo, si può già presagire l'ombra di un ulteriore conflitto senza reali vincitori in questa guerra dei dannati.

Gomorra - La serie Gomorra riprende alla grande da dove ci aveva lasciato, facendo forza sulle proprie rivelazioni e sui propri protagonisti. Due spettri della criminalità, ombre in tumulto tra gli angoli bui di Napoli pronti a confrontarsi, forse per l'ultima volta. Ogni premessa viene rappresentata con grande attenzione, evidenziando una qualità stilistica imponente. Attendiamo con ansia i prossimi episodi per comprendere a fondo dove condurranno le varie strade della narrazione.