Good Girls: la recensione. Un Nuovo Genere Narrativo? Recensione

È disponibile su Netflix una nuova serie al femminile: Jenna Bans scrive di donne, madri e mogli, alla ricerca di indipendenza economica.

Good Girls: la recensione. Un Nuovo Genere Narrativo? Recensione
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Luglio ha visto l'apparizione di una nuova serie tv sulla piattaforma Netflix, prodotta dal network americano NBC. Si tratta di Good Girls, dalla mente di Jenna Bans, connubio perfetto tra altre serie del calibro di Desperate Housewives, Grey's Anatomy, e Scandal, a cui Bans ha difatti lavorato come scrittrice per diversi episodi. Good Girls vede protagoniste tre donne, mogli e madri, alla ricerca di indipendenza e ribalta sulle loro vite mediocri. Si ritroveranno coinvolte in un giro di affari con una gang, che le porterà a risolvere problemi economici, ma anche a pagare le conseguenze nelle loro rispettive vite private.

Il Pilot perfetto

Il primo episodio è il pilot perfetto: Beth Boland (Christina Hendricks), non solo viene a conoscenza della relazione extraconiugale del marito con la segretaria, ma anche del terzo mutuo che lo stesso ha aperto per far fronte a grandi perdite della sua attività; Annie Marks (Mae Whitman), (poco credibile) sorella di Beth e cassiera di un supermercato, deve letteralmente fare i conti con la causa per la custodia della figlia, la quale è soggetta a bullismo per via del suo aspetto androgino; Ruby Hill (Retta), si trova invece ad affrontare i costi delle medicine per la figlia maggiore, con la paga da cameriera di una tavola calda. La soluzione arriva grazie a quella che voleva essere una semplice battuta da parte di Annie: perché non rapinare il supermercato dove lavora?

La risposta arriva poco dopo il fatto compiuto ed i soldi racimolati già spesi. Infatti, si scoprirà che quei soldi appartenevano a una gang con cui le tre donne si ritroveranno a dover fare i conti. La pericolosa situazione si trasformerà, tuttavia, in una nuova opportunità economica e presto il rischio diverrà dipendenza. Beth, Annie e Ruby provano per la prima volta cosa significa l'indipendenza finanziaria, e poter provvedere per la propria famiglia senza bisogno dell'aiuto di un uomo.
Attraverso ogni episodio, le difficoltà nel mantenere i rapporti con la gang si fanno più difficili e presto anche la FBI sarà coinvolta. E dove Good Girls manca di approfondimento dei personaggi (difatti non si verrà mai a conoscenza delle backstory delle donne, o di come ognuna di loro si sia ritrovata in quell'esatto momento della propria vita, nemmeno di come Ruby abbia conosciuto Beth ed Annie), sicuramente si ripara con l'intrattenimento.

Christina Hendricks regge le redini

Punto di forza della serie è sicuramente Christina Hendricks, che dona credibilità al suo personaggio più delle altre protagoniste. La sua Beth è la colonna portante della narrazione, mentre il ruolo minore va a Mae Whitman, ancora acerba per sostenersi da sola. Retta, invece, è una novità nel mondo del comi-dramma seriale, ed è molto convincente nel ruolo di madre. La fisicità delle tre donne è sicuramente importante nella rappresentazione di diversità sullo schermo, e regala una dinamica unica alla serie. La scelta del cast aiuta sicuramente Good Girls ad essere sulla lista delle nuove serie tv da non perdere assolutamente quest'estate.


La vera forza di Good Girls

Good Girls presenta, inoltre, molte similitudini con Desperate Housewives e qualsiasi dramma figlio di Shonda Rhimes. Se non nella trama, i punti di contatto riguardano i toni. Se la premessa della serie è abbastanza sopra le righe da ricordare il sucidio a Wysteria Lane, il continuo rinnovarsi di sventure che le protagoniste si trovano ad affrontare le porterebbero velocemente a empatizzare con Meredith Grey. Tuttavia, Bans crea delle donne credibili, vere e senza troppi fronzoli. In questo senso, la creatrice fa un passo avanti rispetto ai suoi precedenti lavori e propone al pubblico qualcosa di nuovo.

Da tempo grande promotore di forti ruoli femminili, Netflix porta al suo pubblico un nuovo progetto che punta a essere sovversivo e rinfrescante, senza però mirare troppo in alto. Good Girls è una commedia leggera, da sabato pomeriggio sul divano. Si guarda piacevolmente, senza aspettarsi troppo dai personaggi, ma proprio per questo funziona nel suo intento di portare qualcosa di nuovo sugli schermi. Subdolamente, Good Girls diventa parte di un discorso più grande, e ci abitua a vedere donne complicate e verosimili come protagoniste.

goodgirls Good Girls non è e non sarà mai un capolavoro, ma offre una narrazione coinvolgente e nuova. Avvalendosi di tre attrici affermate nel mondo della commedia e del dramma, Jenna Bans ha forse creato un nuovo genere di serie tv di cui non sapevamo aver bisogno. Momenti di ilarità tra le protagoniste si alternano a temi forti, come l’accettazione dell’altro, la malattia, le differenze economiche, il privilegio e la violenza fisica e sessuale. Il tutto, però, non ha mai lo scopo di essere preso troppo sul serio. Un tentato stupro è velocemente dimenticato, per esempio, in favore di una risoluzione comica e ridicola.

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