Hawkeye Recensione: il canto di Natale di Occhio di Falco

Hawkeye non è una serie che vi cambierà la vita, ma è un regalo di Natale curato e piacevole, guidato da un duo meraviglioso di protagonisti.

Hawkeye Recensione: il canto di Natale di Occhio di Falco
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È stato un 2021 generosamente gonfio di produzioni Marvel, che com'è noto doveva recuperare un po' di terreno e mettersi in pari dopo un'annata vuota causa pandemia. Hawkeye, con il suo series o season finale giunto su Disney+ lo scorso 22 dicembre, ha chiuso a tutti gli effetti l'anno solare forse fin troppo intasato della Casa delle Idee e lo ha fatto certamente con dignità, attraverso una miniserie che in fondo altro non è che un divertissement natalizio e in tale cornice va inquadrato.

L'avventura che vede per la prima volta nel ruolo di protagonista il buon Clint Barton, dopo oltre un decennio di MCU, non è e non vuole mai essere qualcosa di rivoluzionario, né tantomeno vuole inserirsi nel solco tracciato da Loki o WandaVision per l'importanza all'interno dell'universo condiviso o tratteggiare un deciso sottotesto sociale molto critico come Falcon and The Winter Soldier (per non farci mancare nulla vi rimandiamo alla nostra recensione di Loki, alla recensione di WandaVision e alla recensione di Falcon and The Winter Soldier).

Hawkeye si rivela quindi una piacevole pausa da catastrofi capaci di mettere a repentaglio l'universo o la struttura stessa dello spazio-tempo, senza però lesinare su momenti dall'elevato impatto emotivo - anzi, per certi versi è qui che il personaggio di Vedova Nera riceve il suo vero addio - mescolati spesso e volentieri con un'adatta quantità di umorismo.

The most wonderful time of the year

L'incipit delle vicende è in verità molto semplice: Clint (Jeremy Renner) si sta preparando per passare un meraviglioso quanto meritato Natale insieme ai suoi cari, composto dagli immancabili terribili maglioni, maratone di film e persino una capatina per assistere al musical sulla battaglia di New York del primo The Avengers.

Dei dolci piani che vengono tuttavia rovinati da uno spettro del passato pronto a ritornare nella sua vita, quel Ronin che aveva sanguinosamente decimato il mondo della malavita durante il Blip, incarnazione ultima di un Clint disperato e perso dopo la scomparsa della famiglia, e il cui unico obiettivo era compiere stragi senza pietà di criminali. Appare infatti un misterioso individuo camuffato proprio dal costume di Ronin e tocca ad Occhio di Falco rintracciarlo, chiudendo una volta per tutte un capitolo estremamente doloroso e pieno di rimorsi. Mettiamolo subito in chiaro, poiché una premessa del genere potrebbe far pensare ad uno svolgimento particolarmente cupo e dark da cui invece Hawkeye si discosta subito, grazie alla presenza essenziale della new entry Kate Bishop (Hailee Steinfeld) che in poche parole definisce l'intera miniserie.

Come abbiamo ribadito in continuazione nel corso delle nostre recensioni settimanali, a dominare incontrastato nel nuovo sforzo dei Marvel Studios è precisamente il rapporto che si viene ad instaurare tra i due, una via di mezzo tra una relazione paterna e una dinamica allievo/maestro. E qui il telefilm semplicemente stupisce e brilla, ogni scambio di battute tra Clint e Kate è curato e levigato, a seconda della situazione; sentito e toccante o scanzonato e divertito, facendo leva sull'eccellente verve comica di Renner nei panni di un Occhio di Falco ormai un po' stanco di tutte queste tiritere.

È il cuore pulsante dello show e Hawkeye lo inscena quasi alla perfezione: c'è una chimica meravigliosa tra i due attori, protagonisti tra l'altro di alcune delle sequenze d'azione più intriganti viste negli ultimi anni di Cinematic Universe; l'uso abbondante di arco e frecce ed in generale di trucchi di precisione funge da novità - sia estetica che dal punto di vista dei set pieces - rinfrescante e gradevole, se non proprio necessaria come dimostrato pure dal recente Shang-Chi e le arti marziali.

La sceneggiatura alterna saggiamente scene farsesche ad altre dall'impatto emotivo devastante. E, quando nel mix arriva il turno di Yelena (Florence Pugh), questi punti di forza esplodono in modi dirompenti in quanto la sua presenza porta ancora di più a galla le immancabili frizioni nel duo che a malapena si conosce, aggiungendo ulteriori dubbi strazianti su alcune azioni di Occhio di Falco. Sono personaggi che funzionano egregiamente e poco importa che stiano scappando da un gruppo di mafiosi in un ingombrante inseguimento in macchina o conversando davanti ad una pentola di maccheroni al formaggio ultra-piccanti, il piacere di ammirarli rimane lo stesso ed è un risultato da non prendere sottogamba o dare per scontato.

Si vede chiaramente che è il resto ad essere stato costruito intorno a loro e non viceversa, tutto in Hawkeye è preparato in funzione dei protagonisti che danno il via ad un racconto semplice, diretto, lontano dagli echi bombastici ed eclatanti che così tanto emergono dalle ultime produzioni Marvel. Con ciò, tuttavia, non stiamo affatto affermando che la narrativa sia priva di difetti, perché è qui che la serie inciampa.

Un canto di Natale con arco e frecce

A livello generale, il canovaccio narrativo dello show funziona: è di effetto, nasconde un buon quantitativo di plot twist e va diritto al nocciolo della questione senza perdersi in diramazioni secondarie o aspetti che hanno poco a che vedere con la sua storyline. Se esiste un prodotto che personifica l'adagio "poco ma buono", questi è certamente Hawkeye.

E persino quelle che potrebbero sembrare delle deviazioni che perdono il contatto con il seppellire Ronin per sempre sono piuttosto degli sviluppi del personaggio di Clint nella sua relazione con Kate, la buona volontà che non gli permette di lasciare un'opera incompiuta e soprattutto pericolosa con un'innocente nel mezzo. Detto questo, ci sono delle lacune evidenti nella narrativa, a partire dalla mancanza di un vero e proprio villain. Non nel senso che i due protagonisti non affrontino numerosi ostacoli, ma ciascuno di loro non può essere ritenuto in toto la nemesi che li ostacola in continuazione, dalla Tracksuit Mafia - davvero troppo caricaturale e innocua - fino a Yelena e Echo (Alaqua Cox) - impossibili da categorizzare come presenze puramente cattive, nonostante quest'ultima venga introdotta con una certa capacità di incutere timore. È un vuoto che si sente, manca una tangibile sensazione di pericolo per il duo ed ogniqualvolta si dà il via ad una pur entusiasmante scena d'azione la risultante è un'immediata perdita di suspense, con solo la curiosità sospinta dai virtuosismi degli arcieri. Non è ovviamente l'aspetto su cui Hawkeye punta di più, ma permane un'assenza lampante che poteva essere colmata sul finale, mentre invece apre un'ulteriore problematica.

Partiamo dalla considerazione che la chiusura della serie è molto soddisfacente, riuscita sempre per il banale motivo della sua semplicità e immediatezza, essendo un prodotto molto più franco. Le fondamentali storyline vengono portate a termine e, dopo un inizio di puntata improntato decisamente sull'aspetto più comico con buonissimi esiti, culminano in sequenze dure, genuine, guidate da una sceneggiatura dei dialoghi e da una messa in scena potente e coinvolgente, pur senza mai strafare - anche se ammettiamo che alcuni effetti visivi potevano essere resi meglio.

O almeno, è ciò che accade per lo splendido arco dedicato a Clint e Kate; lo stesso sfortunatamente non si può dire per Echo, carismatica ma vittima di un'evoluzione troppo ripida e schematica, a sua volta derivante dalla necessità impellente - e a questo punto ingiustificata - di dover inserire qui tutte le premesse necessarie al suo spin-off. Era una faccenda che poteva essere gestita meglio, insomma, magari usando tempo extra speso troppo frettolosamente su un secondo episodio compiaciuto e poco utile alla narrativa generale.

Elementi che non possono bastare, però, a cancellare i meriti di una serie che, se inquadrata per quello che vuole essere, si è rivelata un gradevole regalo di Natale, un commovente commiato al personaggio di Vedova Nera, una sontuosa introduzione di Kate Bishop e la conferma che insieme a Yelena potrà dare una travolgente linfa fresca al MCU. E, non dimentichiamolo, un'esaltante vetrina per un eroe squisitamente umano come Occhio di Falco; se la meritava dopo un decennio di retrovie.

Hawkeye Hawkeye è un divertissement natalizio, detto in pochissime parole. Non è la serie che rivoluziona il mercato né tantomeno apporta cambiamenti sostanziali al MCU se non per un singolo dettaglio, non è uno straordinario esempio di storytelling sottile e stratificato, non vuole neanche avere uno specifico commentario sociale. È più che altro un regalo di Natale con una trama semplice ma efficace e soprattutto un duo di protagonisti assolutamente sontuoso, capace di bucare lo schermo ad ogni singola la scena. È qui che Hawkeye vince la sua battaglia, perché non importa se stanno discutendo lungo la strada o organizzando una minuscola festa a base di frullati colorati, la coppia Clint-Kate funziona meravigliosamente e l'arrivo di Yelena non fa altro che portare al massimo queste qualità. Hawkeye è cosi, ogni cosa intorno è stata pensata in funzione dei protagonisti. Ciò non cancella qualche inciampo totalmente evitabile - come la mancanza di un vero e proprio villain e la conseguente inesistente sensazione di pericolo per il duo di arcieri - e qualche effetto visivo non proprio allo stato dell'arte. Ma ciò non basta ad eliminare la bontà di Hawkeye, che nel suo piccolo in fondo è una bella boccata d'aria fresca.

7.5