House of the Dragon recensione: un trionfale ritorno a Westeros

Superando ogni più rosea aspettativa, l'affascinante spin-off di Game of Thrones rilancia il format HBO verso l'olimpo del piccolo schermo

House of the Dragon recensione: un trionfale ritorno a Westeros
Articolo a cura di

Lasciando alle proprie spalle settimane di speculazioni, trepidanti attese e commenti d'ogni sorta, House of the Dragon ha ufficialmente concluso la sua prima stagione con un clamoroso finale (qui la nostra recensione di House of the Dragon 1x10). L'ambizioso show HBO, trasmesso in Italia da Sky e NOW, è riuscito nel difficile intento di conquistare anche gli spettatori più esigenti e i fan più titubanti a suon di colpi di scena e sequenze d'altissimo livello.

Sotto la sapiente supervisione di George R.R. Martin, dello showrunner Ryan Condal e del regista/produttore esecutivo Miguel Sapochnik, la trasposizione di Fuoco e Sangue ha potuto prendersi il proprio tempo per presentare contesti e personaggi in maniera estremamente precisa, sfruttando appieno le opportunità offerte dalla fonte letteraria (un finto trattato storico, denso di eventi ma quasi completamente privo di dialoghi, con frangenti già pronti per esser romanzati o modificati all'occorrenza insieme allo stesso autore dell'opera) e l'esperienza di un'emittente pronta a giocarsi tutto per il successo della serie.

Il risultato ottenuto, per caratura tecnica e resa finale, è semplicemente sorprendente se si pensa alla titubanza iniziale che aveva accompagnato la produzione fino all'uscita (House of the Dragon è il più grande successo di HBO dai tempi di Game of Thrones!). Forte delle proprie idee e di una cura artistica senza pari, House of the Dragon può definirsi un assoluto successo che merita di essere approfondito a dovere.

Nella casa del Drago

Lo show, un prequel ambientato circa 200 anni prima rispetto agli eventi de Il Trono di Spade, racconta il momento l'apice del dominio dei Targaryen e il triste declino che ha portato alla storica Danza dei Draghi, una guerra intestina fra due fazioni interne alla casata. Nel ruotare quasi esclusivamente intorno ai reali, ai loro draghi e ai nobili più importanti dell'epoca, House of the Dragon assume sin da subito i connotati di un dramma familiare colmo di intrighi legati alla successione e di contrasti fra parenti più o meno vicini i cui affetti sono destinati a stravolgersi vicendevolmente nel corso degli anni.

La prima stagione della serie curata da Condal e soci decide di indugiare sugli antefatti degli scontri descritti nell'opera letteraria, permettendo allo spettatore di osservare la casa del Drago dal suo interno in un periodo di tempo molto ampio. La densità degli eventi e degli sviluppi mostrati a schermo in questi episodi è infatti contraddistinta da numerosi salti temporali, con tanto di recasting di alcuni dei personaggi: osservando da vicino i vari cambiamenti nelle vite di Re Viserys, di sua figlia Rhaenyra e della famiglia Hightower nel corso di circa vent'anni, HBO ha permesso a Martin di approfondire insieme agli showrunner tutte le decisioni, gli errori o gli inganni che hanno portato i Targaryen alla rovina.

Con questo stratagemma, la serie ha potuto non solo sviluppare con dovizia di particolari caratteri e spessore di quasi tutti i volti principali del conflitto, ma ha anche operato in maniera migliorativa rispetto al materiale di riferimento. Lo stesso Martin si è detto incredibilmente entusiasta per ciò che gli autori sono riusciti a realizzare, esprimendo persino la volontà di riscrivere certi eventi o certi personaggi per adattarli perfettamente alle loro versioni televisive.

Compiendo così un percorso traspositivo che ha trasformato maschere, volti e nomi cristallizzati nella storia in individui emotivamente complessi e imperfetti, il lavoro svolto in writing room appare encomiabile, seppur non esente da sottili sbavature. Il risultato ottenuto è prossimo all'ottimale, soprattutto in termini di adattamento da un medium a un altro: senza stravolgere tematiche e spirito degli eventi, House of the Dragon è riuscita a raccontare gli uomini in tutta la loro fallibilità.

Eredità al potere

A differenza di quanto accaduto con Game of Thrones, specialmente per quanto riguarda le ultime stagioni, l'autore del mondo del Ghiaccio e del Fuoco ha potuto contribuire in maniera importante alla stesura degli script con le sue consulenze. Non è un caso che i maggiori successi della serie madre vedessero il nome di Martin spiccare tra i produttori esecutivi. HBO sembra aver imparato la lezione e ha concesso allo scrittore un peso ben maggiore rispetto al passato, permettendogli persino di inserire nella serie degli elementi completamente nuovi per la lore del suo universo narrativo.

L'aggiunta della canzone del Ghiaccio e del Fuoco come elemento presente e perpetuo all'interno dell'ambientazione conferisce un pathos enormemente maggiore alle vicende che vedono coinvolti i personaggi, ma non solo: congiuntamente all'operato di Condal e colleghi,

molte delle vicende che nei testi venivano raccontate da più punti di vista trovano qui le proprie verità in maniera quanto mai arguta e convincente. House of the Dragon esalta il proprio stile andando ben oltre il racconto di successione, affrontando con coraggio le logiche di potere e il bigottismo imperante del proprio universo. Attingendo a piene mani dalla professionalità di registi di prim'ordine come Greg Yaitanes e lo stesso Sapochnik, lo show HBO raggiunge picchi emotivi e narrativi che sfiorano (e spesso superano) l'opera madre al pieno del suo splendore. In termini di spettacolarità, messa in scena e resa d'insieme, il racconto intimo e denso che prepara alla Danza dei Draghi riesce a distinguersi sia come degno successore di GoT, sia come prodotto autonomo in grado di avventurarsi ben oltre le strade battute anni addietro.

La scelta di non raccontare la Danza, ma di danzare intorno allo spettro del suo arrivo consegna al mondo televisivo un drama intenso e articolato che non molla mai la presa sullo spettatore. Ogni episodio della stagione riesce a rimanere impresso nella mente di chi osserva grazie a stratagemmi musicali, exploit interpretativi o soluzioni registiche degne di nota, permettendo al ritmo di rimanere saldo e costante fino a tenere incollati allo schermo in più di un'occasione.

Le teste del Drago

A far da perfetto collante tra eventi esterni e prospettive interne, i personaggi di House of the Dragon sono fra i più interessanti e memorabili dell'anno. Complice un casting semplicemente perfetto per la maggior parte dei volti principali, la prima stagione della serie ha portato alla ribalta di Milly Alcock, ha favorito la shakesperiana ascesa di Paddy Considine, ha permesso a Matt Smith di farsi valere agli occhi del grande pubblico e ha riportato sotto i riflettori interpreti come Rhys Ifans. Nel novero di volti che si alternano su schermo, il dualismo imperante fra le regine di Neri e Verdi è tuttavia quello che ha dettato l'andamento della seconda metà di stagione.

Emma D'Arcy e Olivia Cooke sono state eccezionali nell'approfondire personaggi già noti senza far percepire la mancanza delle abili interpreti giovanili: il costante parallelismo, anche narrativo, tra le due dame protagoniste della Danza ha senza dubbio rappresentato uno degli apici di queste settimane, non riuscendo tuttavia a spodestare l'indiscusso vincitore di questi primi episodi. Le incredibili sfaccettature del Viserys di Paddy Considine, nei suoi dubbi e nei suoi turbamenti, valgono da sole l'intera stagione e portano l'attore in cima alla lista dei candidati agli Emmy per il prossimo anno.

L'idea di raccontare diversi momenti della storia in un breve lasso di tempo è una delle scelte che più hanno fatto discutere gli spettatori. Forse proprio la rincorsa verso gli eventi cruciali della narrazione ha rischiato in più occasioni di lasciar per strada qualche sottotrama: si pensi allo screen time riservato a Harwing Strong come emblema delle accelerazioni più sofferte, o peggio alla tremenda caratterizzazione di Criston Cole, con un Fabien Frankel intrappolato in un personaggio anarchico e quasi caricaturale rispetto alla sua controparte cartacea.

A questo va anche aggiunto un leggero eccesso enfatico verso lo schieramento dei Neri rispetto a quello dei Verdi, con la prospettiva dello show che sembra quasi spingere a parteggiare per uno schieramento preciso senza esplorare con più attenzione quella zona grigia che rendeva intrigante il racconto di Fuoco e Sangue. Le prossime puntate saranno cruciali nel mettere in scena entrambe le fazioni in tutta la loro ferocia, rendendo in maniera ben più palese l'idea che la Danza dei Draghi non accoglierà vincitori né vinti.

L'alba di un nuovo dominio

Tornando a concentrarsi sulla qualità del proprio materiale umano, specialmente nei settori chiave della produzione, HBO ha fatto nuovamente centro. Con una folta schiera di progetti in cantiere e nuovissime storie all'orizzonte, non possiamo che sperare che anche gli altri spin-off ambientati a Westeros e dintorni possano anche solamente avvicinarsi alla qualità di House of the Dragon. Se si pensa alla natura preparatoria di questa stagione, il successo e i risultati raggiunti acquisiscono un valore esponenzialmente maggiore.

Evitando di raccontare un'epica fine a se stessa, preferendovi piuttosto dirompente, Condal e soci giocano con l'ideologia di menti soggiogate dal fato per mostrare l'umanità nella sua prospettiva più fallace e reale. Tra le ombre di due schieramenti opposti, nei ricordi di una mano tesa a preservare un sottile equilibrio, il crollo tempestoso della casa del Drago non può che passare alla storia come uno spettacolo televisivo che va goduto dall'inizio alla fine.

House of the Dragon Concludendo magistralmente un percorso che ha sorpreso sin dalle sue prime battute, House of the Dragon si guadagna di diritto un posto di primo piano tra le migliori produzioni televisive dell'anno. Forte di un cast eccezionale e di grandissimi professionisti guidati dalla supervisione di Ryan Condal, dallo sguardo arguto di Miguel Sapochnik e dalla sapiente mano di George R.R. Martin, lo show targato HBO riesce in più occasioni a superare l'opera madre e spiana la strada per un radioso futuro.

8.5