I figli di Sam: verso le tenebre, recensione dell'ottima docuserie Netflix

I figli di Sam è una docuserie true crime convincente ed inquietante, che scava nei questiti irrisolti di uno dei casi che ha sconvolto l'America.

I figli di Sam: verso le tenebre, recensione dell'ottima docuserie Netflix
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Viviamo un periodo storico in cui le miniserie true crime stanno esplodendo, almeno questo non è un mistero. Anche se forse è un po' riduttivo affermare che solo ora vanno per la maggiore: che si tratti di una miniserie, di uno speciale o di programmi a tema, la cronaca nera in tutte le sue sfaccettature - da omicidi a rapimenti - ha sempre esercitato un'attrattiva quasi irresistibile per gli spettatori. E ovviamente la punta di diamante del true crime non può che essere rappresentata dai serial killer, dalla loro intricata e incomprensibile psicologia. In questo senso, I figli di Sam: verso le tenebre è una sorpresa tra le uscite Netflix di maggio e rappresenta un esempio brillante su come gestire un prodotto del genere.

Antefatti, contesto ben spiegato, quel fascino morboso che ancora oggi la figura di David Berkowitz è in grado di esercitare, mistero e pura inquietudine; I figli di Sam centra chirurgicamente tutti questi obiettivi, lasciando irrisolti molti dubbi su un'indagine che ciclicamente torna a riaprirsi.

Una continua discesa nell'abisso

La miniserie è narrata dal punto di vista del defunto giornalista investigativo Maury Terry - sostituito in questa istanza dalla suadente voce narrante di Paul Giamatti - e delle indagini che hanno letteralmente segnato, se non consumato, la sua vita, dedicate proprio al caso del Figlio di Sam, uno dei più noti serial killer della storia americana.

Terry, infatti, in seguito all'arresto e alle confessioni di Berkowitz, aveva iniziato a notare dettagli che non quadravano, mentre il distretto di polizia, la città di New York e l'intero paese erano impegnati a fare festa: identikit radicalmente diversi tra di loro, tra cui solo alcuni rassomiglianti Berkowitz; strani dettagli e indizi nascosti nelle deliranti lettere che il Figlio di Sam aveva mandato a giornalisti e poliziotti durante la caccia all'uomo; e infine quella sensazione che in fondo la soluzione fosse troppo semplice, troppo perfetta. Chiariamo subito un punto; chi conosce un minimo questa storia sa perfettamente che Terry, anche nel suo libro The Ultimate Evil, non ha mai messo in dubbio la colpevolezza di Berkowitz, sostenendo piuttosto i suoi legami con una misteriosa setta satanica e la partecipazione di altre persone agli omicidi.

E la prima cosa da segnalare è il modo in cui I figli di Sam accoglie lo spettatore: non lo lancia immediatamente in medias res, in piena indagine, in ciò che rappresenta a tutti gli effetti il clou della miniserie. La prima puntata, infatti, è interamente dedicata ad un'enorme e minuziosa ricostruzione delle indagini della polizia che hanno portato all'arresto di Berkowitz, enfatizzando oltretutto il ruolo della stampa, rea di aver sfruttato il terrore in cui la città è piombata per circa un anno per vendere più giornali. Una ricostruzione a tutto tondo, precisa e trasversale, che fornisce un adeguato contesto a qualunque spettatore, anche chi ignora la vicenda - aspetto che in realtà molte docuserie tendono ad ignorare o coprire con frettolosità.

Solo dal secondo episodio prendono il via le indagini personali di Terry, trattate e rimescolate in modo da tenere sempre alta l'attenzione, il pathos e l'inquietudine. Si parla d'altronde di sette sataniche, di clamorosi legami con altri celebri serial killer, di assurde e convenienti coincidenze, descritte tutte nel dettaglio e con una chiarezza espositiva da applausi. Solo in rari e sporadici momenti questa chiarezza viene meno, a causa di un montaggio eccessivamente rapido che non dà il tempo di assorbire le informazioni nella loro portata.

Ma il dato probabilmente più sorprendente è l'appropriata dose di oggettività che I figli di Sam mette in campo: le teorie e le prove di Terry vengono esposte sempre con obiettività, senza mai sbilanciarsi a favore o contro. A ciò contribuiscono i numerosi interventi di persone vicine a Terry e alle sue idee, o di poliziotti o giornalisti convinti di aver a che fare con un vile ciarlatano che agisce solo per interesse personale. Insomma, con I figli di Sam Netflix ha fatto di nuovo centro il true crime, attingendo ad un vero pozzo senza fondo di fascino morboso, quello dei serial killer.

I figli di Sam I figli di Sam: verso le tenebre è una docuserie true crime morbosamente affascinante e ben realizzata, poiché raggiunge ogni obiettivo che si era prefissata: racconta con estrema chiarezza le idee e le indagini del giornalista Maury Terry, convinto che il celebre Figlio di Sam, il serial killer che ha terrorizzato New York per oltre un anno, non avesse agito da solo. Trasportando lo spettatore in un mondo occulto fatto di sette sataniche, coincidente comode e numerosi vasi di Pandora da aprire, riesce a trasmettere un forte senso di curiosità e di inquietudine e soprattutto, rispetto a tante docuserie che trattano lo stesso argomento o altro, fornisce nel dettaglio il contesto, esponendo passo dopo passo il caso che ha portato all'arresto di David Berkowitz. Il tutto poi trattato con estrema obiettività, senza favorire nessuna posizione, che sia quella della polizia o dello stesso Terry.

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