L'Indice della Paura Recensione: il nuovo thriller ansiogeno di Sky

Il nuovo thriller di Sky con protagonista Josh Hartnett ci porta a vivere un'atmosfera di ansia e terrore, in una serie però non esente da difetti.

L'Indice della Paura Recensione: il nuovo thriller ansiogeno di Sky
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Se avete dato un'occhiata alle serie Sky e NOW di febbraio 2022, avrete notato la presenza di alcuni titoli di stampo thriller interessanti - e nella nostra anteprima di Tell Me a Story 2 trattavamo proprio uno dei più attesi, che purtroppo per il momento non si è rivelato all'altezza delle aspettative. Tra le nuove proposte Sky e NOW, spiccava anche la presenza di L'Indice della Paura, miniserie tratta dal best seller omonimo di Robert Harris dal 18 febbraio su Sky Atlantic. Dopo aver visto in anteprima i quattro episodi che compongono questa prima stagione, siamo pronti per darvi il nostro parere su un racconto ansiogeno ricco di tensione.

Un algoritmo per domarli tutti

Il brillante Alex Hoffman (Josh Hartnett) ha da poco portato a termine uno dei lavori più importanti della sua prestigiosa carriera, ovvero un algoritmo in grado di sfruttare l'indice della paura dei mercati per prendere posizioni che possano essere vantaggiose per l'azienda. Alex infatti è proprietario di un fondo d'investimenti insieme a Hugo (Arsher Ali), e dai primi test sembra che l'IA denominata VIXAL-4 sia un successo su tutti i fronti, realizzando guadagni pazzeschi in pochissimo tempo. A questo punto i due decidono di incontrare alcuni importanti investitori, ma in seguito ad una tentata rapina e un colpo alla testa sembra che Alex non sia più in grado di gestire la situazione, mentre la sua IA continua il suo percorso indisturbata, creando conseguenze che si riveleranno devastanti.

Tutto sembra precipitare in brevissimo tempo, e seguiremo il protagonista entrare in una spirale di terrore e allucinazioni apparentemente senza fine. Il lasso di tempo preso in considerazione in questa prima stagione è molto ridotto, e la decisione di dividere la storia in quattro episodi è certamente comprensibile, anche se è indubbio che alcuni pezzi del puzzle siano stati incastrati un po' a forza per rientrare nei tempi.

Infatti, se da un lato assistiamo ad una costruzione della tensione efficace e ad un inizio ben scritto e coinvolgente, col passare del tempo vengono fuori delle crepe che lasciano filtrare dubbi su alcune soluzioni narrative scelte. In particolare ciò che convince di meno è la serie di eventi che si susseguono senza pause e fanno precipitare la situazione, aprendo la strada ad alcune sequenze che avrebbero avuto bisogno di uno sviluppo più ragionato, impossibile da attuare in soli quattro episodi.

Chiaramente la volontà di restituire un quadro ansiogeno e oppressivo in parte riesce proprio grazie al minutaggio ridotto e quasi compresso, ma vedere problemi che si presentano uno dietro l'altro senza avere il tempo di sviluppare un minimo di riflessione crea dei dubbi, e non fa che rafforzare la fragilità di determinati snodi narrativi risolti in modo non sempre convincente. Vista la natura particolare della serie che presenta un thriller che punta più sull'atmosfera che sull'azione vera e propria, la scelta di racchiudere la storia in una miniserie si porta quindi dietro pro e contro, e se fino a questo momento abbiamo evidenziato soprattutto quello che non funziona, ciò non vuol dire che non ci siano anche aspetti riusciti che ci hanno convinti.

Il volto della paura

Uno dei pregi de L'Indice della Paura è rappresentato senza dubbio dal suo protagonista, Josh Hartnett, che grazie ad una interpretazione di buon livello e ad una caratterizzazione curata riesce a sostenere sulle proprie spalle l'intera vicenda principale. Infatti se è vero che i personaggi secondari non hanno il tempo per essere approfonditi più di tanto, Alex risulta invece ben scritto e sviluppato, in una storia nella quale è l'assoluto punto di riferimento. In questo senso una mano importante la dà anche l'atmosfera che viene costruita fin dall'inizio, che regala alla serie una dose non indifferente di tensione, facendoci vivere le paure del protagonista e soprattutto lasciandoci il dubbio sul suo punto di vista, che risulta inaffidabile.

Il delirio di Alex inizialmente lo mette in luce come un personaggio ormai alla deriva incapace di essere razionale, ma col passare del tempo il complotto di cui parla sembra prendere corpo, e l'ambiguità di fondo accompagna la serie fino alla sua conclusione, in un finale che comunque lascia aperta la porta per un'eventuale seconda season. La regia curata da David Caffrey conferma la qualità altalenante della produzione, alternando sequenze più curate ad altre anonime e senza spunti, lasciando come tutto il racconto la sensazione di trovarsi di fronte ad un titolo che avrebbe potuto essere molto di più. Anche a livello di ritmo, nonostante la sequela di eventi significativi, restano momenti nei quali non sempre la storia riesce a coinvolgere ed è chiaro che se siete appassionati del genere allora non sarà un problema, ma se vi aspettate scene movimentate a discapito di qualche dialogo in meno allora siete nel posto sbagliato.

L'Indice della Paura infatti punta tutto sul suo protagonista e sull'atmosfera che si crea, risultando forse a tratti eccessivamente didascalica e verbosa, facendo di conseguenza del suo punto di forza anche il suo difetto più evidente. Detto questo la storia principale a nostro avviso è interessante e presenta degli spunti convincenti, trattando anche una tematica molto attuale come quella delle intelligenze artificiali, e del pericolo che queste potrebbero rappresentare se gestite in modo superficiale. Certo un approfondimento maggiore di questo aspetto avrebbe dato uno spessore superiore al racconto, ma resta viva l'attrattiva del quadro che si viene a creare, mostrando come la totale esclusione delle emozioni umane possa portare a conseguenze gravi, soprattutto in un mercato libero nel quale l'obiettivo principale è il profitto ad ogni costo.

The Fear Index si è rivelata una serie che nel complesso presenta un intreccio affascinante e un protagonista di grande caratura, ma al contempo è inevitabile sottolineare una certa mancanza di colpi di scena e alcuni sviluppi abbastanza nebulosi che avrebbero necessitato di un minutaggio maggiore. Il risultato finale è quindi un titolo nella media, che però avrebbe potuto tranquillamente puntare ad un risultato di maggior prestigio. Per il momento non sappiamo se ci sarà anche una seconda stagione, ma visto il finale la cosa non ci stupirebbe, e sarebbe anche un'opportunità per espandere una storia che al netto dei difetti ha i suoi punti di forza.

L'indice della Paura L'Indice della Paura a conti fatti si è dimostrata una miniserie dotata di spunti di grande rilievo, ma lungo il cammino ha mostrato anche difetti piuttosto evidenti che non si possono ignorare. La scelta di concentrare la storia in quattro episodi si rivela infatti un'arma a doppio taglio, creando da una parte un'atmosfera convincente, ma non concedendo il tempo di sviluppare a dovere tematiche e personaggi. Il risultato finale è quindi nella media, per una serie che punta tutto sul suo protagonista lasciando il resto in un angolo.

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