Invincible: Recensione della serie supereroistica di Amazon

Invincible è una serie animata dalle molti luce ed altrettante ombre, complicata da inquadrare e a tratti sopportare, pur nella sua qualità elevata.

Invincible: Recensione della serie supereroistica di Amazon
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Invincible non è la serie più facile da inquadrare, anzi. Ad un primo sguardo sembra solo uno dei numerosi prodotti che nell'ultimo lustro hanno cercato di cavalcare l'onda lunga del successo dei cinecomics, proponendo storie, dimensioni e toni che seguono o, come in questo caso, si distaccano dalle grandi case Marvel e DC.

Non c'è nulla di male poiché si segue semplicemente un trend, è il mercato che funziona così e ha già sfornato delle perle meravigliose - da Daredevil su Netflix a The Boys su Prime Video (ecco, a proposito, trovate la nostra recensione del finale di The Boys 2). Invincible, però, si è dimostrata nella sua prima stagione, da poco conclusasi sul servizio in streaming di Amazon, una serie animata molto peculiare, capace di incorporare un quantitativo immane di stilemi del genere supereroistico, fallendo molto spesso nel trovare l'equilibrio perfetto, la giusta alchimia.

D'altra parte è un telefilm sorretto da una dicotomia importante, da un'assurda quanto sensazionale violenza, da episodi che non potrebbero essere descritti in nessun altro modo se non sublimi e catartici. Ma nella serie TV ispirata ai fumetti di Kirkman ci sono altrettante ombre.

Che tipo di eroe vuoi essere?

Protagonista delle vicende è Mark Grayson, un teenager come tutti gli altri: sta cercando di finire il liceo nel migliore dei modi, non sa ancora precisamente cosa fare riguardo al college, è alle prese con i suoi primi veri amori. C'è un'unica piccola differenza in questo dipinto, in quanto suo padre Nolan è in realtà Omni-Man, il più grande e amato supereroe della Terra, considerato praticamente invincibile da chiunque. E Mark ha sempre vissuto la sua vita dividendosi tra le normali passioni di un bambino e poi di un adolescente e quella voglia, neanche tanto nascosta, di voler essere come il padre, di avere dei superpoteri ed essere un vero eroe.

All'improvviso finalmente i poteri arrivano e Mark si catapulta con anima e corpo per realizzare il suo sogno, capendo inciampo dopo inciampo che diventare un eroe è molto più complesso di soltanto sconfiggere il nemico di turno. Contemporaneamente il comportamento di Nolan diventa sempre più duro, irreprensibile e schivo, fino ad avere sanguinosi risvolti inaspettati e insensati.

Come già sottolineato nella nostra anteprima, Invincible vive alla base di un contrasto stridente ed affascinante: buona parte della prima stagione può essere giustamente descritta come la nascita del Mark supereroe, sovrapponibile per molti versi ad un origin movie del Marvel Cinematic Universe. Vi è la scoperta dei poteri, l'allenamento, le inevitabili difficoltà nel gestirli e usarli al meglio, la frettolosa entrata in scena con relativo fallimento o quasi, la presa di coscienza - di peterparkeriana memoria per così dire - delle responsabilità che le proprie abilità comportano e infine l'essere davvero pronti, con tanto di costume fatto su misura.

Ed è tutto ritratto volutamente con un tono stucchevole, eccessivamente dolce e giustificabile, come se ogni elemento drammatico fosse ovattato, distante. Volutamente, perché poi la vera natura della serie fuoriesce a spezzoni, una brutalità sanguinaria opposta che non lascia spazio all'errore, alla debolezza, al perdono. Due elementi, due sovrastrutture narrative che non potrebbero mai convivere e che invece Invincible riesce a tenere insieme brillantemente, riuscendo ad alzare il tasso adrenalinico, la spettacolarità, l'elemento drammatico e la curiosità sempre più crescente dello spettatore.

Tra delusione e una catarsi sublime

Se Invincible avesse puntato esclusivamente su tale contrasto, riempiendo poi le puntate in sé dell'elemento investigativo comunque presente e un set classico ma funzionale di villain per far crescere Mark, avrebbe posto delle fondamenta talmente solide da far tremare qualunque suo rivale. E invece no, poiché la parte centrale della stagione è un susseguirsi di gestione approssimativa, di storyline e personaggi introdotti senza alcun tipo di criterio o programmazione, di eventi che non hanno alcuna rilevanza nell'insieme e che soprattutto non approfondiscono né tantomeno evolvono le tematiche o i protagonisti portanti della stagione.

In parte è dovuto allo stile stesso del fumetto di Kirkman da cui la serie è tratta: l'autore, tra le altre cose, di The Walking Dead infonde sempre nelle sue opere un tratto esuberantemente dinamico ed elettrizzante e Invincible è forse l'apogeo di questo sua caratteristica principe. Su carta, paradossalmente, un approccio del genere funziona e risultati sono sotto gli occhi di tutti, ma su schermo no.

La serie Amazon, in particolare, non riesce a gestire al meglio alcune storyline secondarie. Ovviamente Invincible non può dedicare una stagione intera ad una sottotrama, ma questo non giustifica il non aver creato coinvolgimento emotivo, nessun crescendo, nessun vero dramma che rendesse d'impatto lo scontro. Lo show prende più che altro la direzione opposta, preferendo gettare nella mischia ulteriori personaggi sconosciuti e casuali, con l'unico risultato di rendere il tutto ancora più distaccato ed impersonale. E negli episodi centrali accade in continuazione. Si aggiunga, infine, uno stile animato raffazzonato e datato, un tentativo sbiadito di rendere omaggio ai cartoni anni ‘90 che nel 2021 appare incomprensibile e spiacevole agli occhi.

Però poi Invincible esplode: la verità - o almeno parte della verità - viene a galla, i confronti taciuti durante l'arco della stagione emergono e si apre uno scenario a dir poco clamoroso. Le ultime due puntate sono una catarsi unica, inimitabile e superba di ultraviolenza, sangue e puro dramma senza soluzione di continuità e senza perdite di tempo.

Non c'è un dialogo di troppo, non c'è una virgola superflua, è un'implacabile corsa contro il tempo che rivoluziona e plasma totalmente da zero l'universo della serie. Invincible allora si è mostrata come una serie sicuramente unica nel suo genere. Purtroppo le manca - a volte in maniera drammatica e insolubile - un equilibrio nella narrativa piuttosto che nei suoi toni dominanti, e in tal senso (considerato il recente annuncio del rinnovo di Invincible) la speranza è che il futuro possa riservare una maggiore attenzione in fase di sceneggiatura.

Invincible Amazon Invincible è una serie delicata, perché nel giro di sole 8 puntate riesce ad infondere sensazioni davvero troppo contrastanti. Inizia come una vera e propria origin story, molto ben delineata e volutamente stucchevole, ovattata, priva di pathos, poiché doveva scontrarsi furiosamente con la sua vera anima, sanguinosa, dura, incapace di perdonare ogni debolezza. E il contrasto in apparenza insanabile funziona meravigliosamente. Nella parte centrale della stagione, però, tutte queste straordinarie qualità si perdono in un insieme di sottotrame pigre, indolenti, prive di impatto emotivo e incapaci di reggere il confronto con la trama principale. I temi portanti non vengono approfonditi avanti se non attraverso brevi dialoghi, i personaggi stessi non si evolvono né si approfondiscono. Ma proprio quando sembrava destinata ad incamminarsi sulla via della mediocrità, invece, Invincible esplode, regalando un paio di episodi catartici e dalla bellezza sublime, tra i migliori nel panorama dei suoi congeneri. La serie tratta dal fumetto di Kirkman soffre di conseguenza della schizofrenia dell'opera madre, il cui adattamento non restituisce pienamente l'epicità della storia su carta. Eppure, alla fine dei conti, i risultati positivi superano di gran lunga quelli negativi.

7.5