Recensione L Word - Stagione 1

Tornano Un gruppo di amiche lesbiche a West Hollywood - la nostra recensione

Recensione L Word - Stagione 1
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L for Lesbian

Il network statunitense Showtime mette a segno l’ennesimo centro scommettendo su L Word, serial ideato nel 2004 da Ilene Chaiken che, ad oggi, vanta la bellezza di sei stagioni e uno spin-off in cantiere. Showtime si dimostra ancora una volta all’avanguardia: il prodotto infatti, considerate le tematiche e il criterio con cui sono affrontate, non è certo dei più commercializzabili. Anche noi beneficiamo di una trasmissione in chiaro grazie alla lungimiranza di La7, nel cui palinsesto milita ormai da anni quello che per certi versi può essere considerato uno show speculare: Sex & the City, vero precursore nel libero approccio al tabù del sesso. Seguendo l’audace e non facile intento di raccontare l’omosessualità femminile senza reticenze, la Chaiken, abile sceneggiatrice nonché gay dichiarata in prima persona, riesce a prendere le dovute distanze da falsi moralismi e autocompiacimenti. Nell’articolo precedente (cfr. QUI), alla luce del solo episodio pilota, chi scrive auspicava un maggior bilanciamento tra spontaneità ed esibizione; ebbene, a fronte della stagione completa, si può sostenere senza tema di smentita che l’equilibrio, per quanto delicato, viene realizzato alla perfezione. Nel corso dei primi tredici episodi lo spettatore viene introdotto nell’universo quotidiano di Bette, Tina, Shane, Dana e Alice: cinque amiche, tutte lesbiche ovviamente, cui diventa impossibile non affezionarsi.

Curiosità

Il titolo di ogni episodio ha per iniziale la lettera L, maiuscola che allo stesso modo dà origine al nome dello show. “L Word” infatti non è che una pudica perifrasi per parlare di omosessualità evitando una pronuncia esplicita.

L.A. Lesbians

Fil rouge narrativo della prima stagione è il tormentato triangolo che coinvolge Jennifer, Tim e Marina. La catena di cause ed effetti innescata dall’iniziale turbamento sessuale di Jennifer si protrae ben oltre quanto ci si attendeva, generando strascichi emotivi che arrivano a sfiorare l’ultima puntata. Dana si trova invece costretta ad affrontare un coming out non privo d’inaspettate conseguenze mentre Shane, prigioniera nel ruolo di seduttrice, sembra ambire in realtà ad un sentimento più autentico. Bette e Tina sono l’unica coppia stabile del gruppo, finalmente trovano un donatore per l’inseminazione artificiale ma una difficile gravidanza metterà a dura prova il loro rapporto. Il Planet, gestito dall’affascinante Marina, è infine il punto focale dove convergono tutte le storie, un locale che funge da luogo di ritrovo (quello che in Friends era il Central Perk), crocevia dove (s)parlare, confidarsi, piangere e, perché no, adescare.

Sincerità e...

Le protagoniste di L Word, ad una prima superficiale occhiata, possono apparire quasi stereotipate nel loro essere radicalmente diverse l’una dall’altra: c’è la sessualmente indecisa, chi si fa scrupoli nel manifestare pubblicamente il proprio orientamento, c’è la donna in carriera, la spietata seduttrice e via discorrendo. In realtà, pur offrendo un ampio ventaglio di caratteri, lo script elabora un’attenta definizione psicologica dei propri personaggi, restituendo ad ognuna delle cinque amiche (ma non solo) la verosimiglianza e la sincerità di un carattere a tutto tondo. In questi termini l’accento che, a volte con insistenza, viene posto sulla componente sessuale delle singole relazioni (efficacemente esemplificato dallo schema tracciato da Alice) trova giustificazione al punto da risultare irrinunciabile.

...spregiudicatezza

Ebbene sono costretto a tornare umilmente sui miei passi. Quanto scritto a proposito dell’episodio pilota va in parte rivisto, perché alla fine dei conti L Word offre molto più di quanto sospettassi. Di programmatico c’è poco o nulla, tutti gli elementi, anche quelli che sembrano posti ad uso e consumo del pubblico più voyeurista, sono in realtà conformi al taglio deciso e spregiudicato che si è deciso di adottare. Gli argomenti trattati trovano nell’eros un perno fondamentale senza nemmeno lambire i lidi dell’esibizionismo e, men che meno, della volgarità (le protagoniste sono tutt’altro che mera carne in esposizione). Gli autori sembrano perfettamente consapevoli che per combattere il bieco perbenismo sono necessarie in egual misura decisione ed onestà. Caratteristiche tutt’altro che scontate, direi.

L Word - Stagione 1 L Word è un prodotto completo, realizzato con intelligenza e senza sbavature. Schematismo e ipocrisia sono banditi a beneficio di una rappresentazione concreta, diretta e senza peli sulla lingua. Se l’estetica è patinata (d’altronde siamo a West Hollywood) la narrazione scorre entro binari ben impostati; pur solleticando a dovere - inutile negarlo - i pruriti dello spettatore, la disinvoltura di cui ci si fregia non è mai fine a se stessa. Supportata da un cast pienamente all’altezza la stagione inaugurale dello show si presenta all’insegna del successo. Viste le premesse è francamente d’obbligo procedere con la visione.