Landscapers Recensione: cosa non convince della serie con Olivia Colman?

Landscapers punta sulla sua messinscena metacinematografica e la riflessione sulle vittime e i carnefici. Ma cosa non soddisfa della serie?

Landscapers Recensione: cosa non convince della serie con Olivia Colman?
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Nelle nostre prime impressioni su Landscapers avevamo notato una sorta di attrito che frenava il racconto sulla coppia di coniugi accusati nel 2014 di aver commesso un brutale assassinio. Sensazione che rimane nel proseguimento delle quattro puntate che vanno completando la serie originale con Olivia Colman e David Thewlis prodotta da HBO in onda su Sky e NOW (restate al passo con le serie Sky e NOW di febbraio 2022); lo show riesce a sciogliersi leggermente con l'arrivo di un ultimo episodio che ne risolleva un po' il destino e che insieme al terzo permette di mettere in prospettiva l'operazione attuata dal creatore Ed Sinclair e diretta da Will Sharpe.

Tra realtà e cinema

Se a non convincere di Landscapers era stato quell'assetto vecchio stampo che cercava nella metatestualità il proprio apparato visivo, con la messinscena della sua storia la serie continua a presentare un gusto tra l'astratto e l'intangibile che unisce sempre di più la realtà con il mondo della finzione.

Quello del cinema, tanto amato da Susan Edwards e che il marito Christopher ha contribuito ad alimentare, il quale diventa veicolo principale con cui riassemblare un fatto di cronaca da voler proporre attraverso la serialità. La ripresa di una meta-cinematograficità che imposta l'anima quasi surreale del prodotto, che pur vedendo galoppare la fantasia, tra duelli western e opere francesi, utilizza tali stilemi per mostrare come sotto la scorza dell'illusione si nasconde una verità autentica e cruenta. Nel complesso la realizzazione dello show continua dunque a suscitare più riserve che ripensamenti, ma è pur vero che andando avanti Landscapers mette in evidenza il proprio scopo, ovvero quello di riflettere sulla colpevolezza o meno delle persone e sulle azioni che portano anche alle più violente conseguenze - credendo o meno alla versione degli accusati. Ponendosi quasi in contrasto tra contenuto delle puntate e titoli di coda finali, gli episodi lasciano sempre il sospetto di aver ingannato lo spettatore che si ritrova più di una volta a patteggiare per i protagonisti, riportando però poi il pubblico brutalmente alla realtà e mettendolo di fronte alle considerazioni e alle scoperte della polizia.

L'osservazione di un caso che ha suscitato un enorme interesse e che vede i colpevoli continuare a definirsi in maniera imperterrita come vittime, non carnefici. L'obiettivo è mettere in contraddizione la presunta e proclamata innocenza di Christopher e Susan Edwards, vedendo come in fondo quell'assassinio ci sia realmente stato, ma potrebbe venir quasi rivalutato se analizzati e riconsiderati alcuni fatti e moventi. Un obiettivo su cui la serie punta e a cui, effettivamente, si può attribuire un discreto merito. Ma che non basta all'interezza di una storia che conferma il suo gusto ormai passato e l'insistenza stridente derivante dall'uso dei rimandi al cinema, pur trovando attinente la scelta di cambiare di volta in volta il genere di riferimento dando così maggior varietà all'interno degli episodi.

Il merito di due grandi interpreti: Olivia Colman e David Thewlis

Su tutto, il valore incontrovertibile e insindacabile di Landscapers va ai suoi interpreti Colman e Thewlis, che sanno benissimo calarsi nell'ambiguità dei loro due personaggi. Simbiotici e diversi, legati e sull'orlo del conflitto. L'insieme di due metà che si ritroveranno contro chi li accusa e chi si scaglia per quell'uccisione all'apparenza fredda e calcolata, ma forse nell'anima imprevista e comprensibile. Attori che si ergono al di sopra dei loro stessi ruoli facendoci dimenticare completamente di trovarci di fronte a due interpreti, finendo per trovare in loro la coppia omicida esistita, nonché due individui indispensabili l'uno per l'altra.

Non sorprendendo nella sua totalità, Landscapers lascia comunque la possibilità di poter andare oltre lo schermo per portare lo spettatore a rispulciare il caso degli Edwards e permettendo sempre a quest'ultimo di interrogarsi sull'integrità delle persone, sulla loro formazione e su come si può giudicare un crimine. Un'aria sospesa che cerca in continuazione di estraniare quasi dal caso per portarlo completamente nella dimensione della fiction, dove tutto è arte e tutto è irreale, come l'universo che i coniugi Edwards sembrano vivere e costruirsi.

Landscapers Pur non convincendo completamente, Landscapers riesce nel proprio obiettivo: far riflettere sul significato di "colpa". Nella serie tutti sono vittime e tutti sono carnefici. Il racconto che vede protagonisti Susan e Christopher Edwards, accusati di duplice omicidio nel 2014, prende da fatti reali per ricostruirli attraverso la finzione che è poi la stessa di cui la protagonista si nutriva attraverso il cinema. Ma la fiction rimane troppo aleatoria e di vecchio stampo, facendo pensare il pubblico anche andando oltre lo schermo, ma non affascinando per la sua messinscena.

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