Cosa vi ricordate della sit-com degli anni Novanta Sabrina, vita da strega? Probabilmente l'atmosfera leggera, gli incantesimi divertenti dal risultato spesso disastroso, un'aspirapolvere volante invece della classica scopa e un gatto parlante (e anche molto, molto sarcastico). Potete anche dimenticare tutto quanto: Le terrificanti avventure di Sabrina, in arrivo su Netflix venerdì 26 ottobre, non ha niente di tutto ciò. Tenendo fede al titolo, la nuova serie è molto più spaventosa dell'originale, gli incantesimi sono semmai dei riti satanici in latino, nessuno vola sull'aspirapolvere e il gatto non parla (ma è comunque adorabile). Già il trailer aveva fatto intuire una svolta horror e più matura rispetto alla sit-com con protagonista Melissa Joan Hart e, dopo aver visto in anteprima otto dei dieci episodi di cui è composta la prima stagione, possiamo confermarvelo: Le terrificanti avventure di Sabrina non è uno show per famiglie, e la nuova Sabrina Spellman si avvicina più a una Buffy che alla sua controparte anni Novanta. Ma andiamo con ordine.
Non chiamatelo reboot
Partiamo da un punto fondamentale: Le terrificanti avventure di Sabrina non è una serie reboot di Sabrina, vita da strega. Entrambe traggono ispirazione dallo stesso personaggio degli Archie Comics, sì, ma questa nuova versione di Sabrina si ispira all'omonima saga a fumetti creata nel 2014 da Roberto Aguirre-Sacasa (che infatti è il creatore della serie, oltre a essere lo showrunner di Riverdale). Nonostante le enormi differenze (anche solo di tono, visto che questa nuova serie è di stampo decisamente più horror rispetto a quella degli anni Novanta), alcuni punti in comune ci sono: Sabrina ha sedici anni, vive con le zie Zelda e Hilda, ha un ragazzo di nome Harvey e, naturalmente, è una strega.
A voler essere precisi, è per metà strega e per metà umana, e cerca in tutti i modi di riuscire a far convivere questi due lati di sé, bilanciando la vita "magica" con quella da normale liceale americana. Nella sitcom con Melissa Joan Hart questo comporta equivoci, buffi incidenti ed esilaranti incomprensioni; nella serie Netflix invece le cose si fanno più complicate e inquietanti, perché la tradizione stregonesca vuole che, una volta compiuti i sedici anni, una strega rinunci a qualunque legame mortale per dedicare se stessa e la propria vita a Satana. Peccato che Sabrina non si trovi tanto d'accordo con quella che a detta sua è una tradizione retrograda.
Satana e il patriarcato
Da un lato una vita da normale essere umano, con il fidanzato e le migliori amiche di sempre; dall'altro un'accademia di magia e una vita quasi immortale da mettere al servizio di Satana. Potere o libertà, questa la scelta, e Sabrina (interpretata da Kiernan Shipka, che abbiamo conosciuto - e amato - in Mad Men come Sally Draper) lo dice chiaramente: non vuole rinunciare a se stessa e al suo nome per tenere i suoi poteri da strega, mettendoli però al servizio della Chiesa della Notte; lei vuole "sia il potere che la libertà", ed è emblematico il commento di Prudence (una strega "pura") a riguardo: non può avere entrambe, perché altrimenti il signore oscuro sarebbe terrorizzato da lei. Perché? "È un uomo, no?". La ribellione e la lotta di Sabrina sono riassunte qui, in questa banale osservazione, e nel corso della stagione vediamo la (mezza) strega combattere le forze del male sì, ma anche il patriarcato: lo fa in qualità di umana a scuola, dove si batte affinché dei bulli vengano puniti dopo che il preside ha minimizzato le loro bravate e contribuisce a creare il club WICCA (Women's Intersectional Cultural and Creative Association); e lo fa in qualità di strega che mette in discussione tradizioni retrograde e patriarcali (tra le puntate migliori c'è la settima, sul Ringraziamento a base di cannibalismo della Chiesa della Notte).
Sabrina è una ragazza sveglia, troppo affezionata alla sua autonomia e identità per accettare passivamente un culto - quello satanista - che dà sì ampio potere alle donne, ma al tempo stesso le ingabbia e sottomette. Ciò che vediamo in questa prima stagione è proprio una lotta per il mantenimento della propria autonomia e per il sovvertimento del sistema patriarcale, e in questo senso non c'è dubbio che Le terrificanti avventure di Sabrina sia uno show figlio del suo tempo, dall'ambientazione assolutamente poco realistica e quasi atemporale (la cittadina di Greendale sembra uscire dritta dagli anni Sessanta, ma con smartphone e computer) ma con tematiche attuali.
Ed è subito Buffy
Nella caparbietà di Sabrina, nelle atmosfere horror, nella riflessione sulle dinamiche di potere e di genere e nelle puntate autoconclusive più spiccatamente a tema soprannaturale (quella del demone del sonno su tutte) possiamo già scorgere l'erede di una serie (e di un personaggio) cult come Buffy, anche se lo show Netflix per il momento è ancora ben lontano dalla creatura di Joss Whedon. Per dirne una, i personaggi secondari - soprattutto quelli umani - sono ancora poco approfonditi e mancano di quella caratterizzazione ben delineata che fin dall'inizio aveva contraddistinto Xander e Willow.
Le idee ci sono: Harvey (Ross Lynch) rivela maggiore spessore e profondità negli ultimi episodi (anche se resta delineato in maniera superficiale e sempre solo in funzione del suo rapporto con Sabrina); Roz (Jaz Sinclair) è un'attivista dalle forti opinioni che deve scendere a patti con una progressiva disabilità; Susie (interpretata da una persona genderqueer, Lachlan Watson) è alle prese con bullismo, uno zio posseduto da un demone e una progressiva scoperta della sua identità. Ma a tutti e tre e a Susie e Roz in particolare viene dedicato troppo poco screen time perché le loro storyline possano essere rilevanti (e interessanti per il pubblico). Le trame "umane" insomma sono poco approfondite, e questo disequilibrio è un qualcosa su cui bisognerà certamente lavorare nella prossima stagione.
Gli Spellman e la Chiesa della Notte
Sono i personaggi non umani a risaltare in questa prima stagione, in primis zia Hilda (Lucy Davis) e zia Zelda (Miranda Otto), la prima più materna e permissiva mentre la seconda decisamente più severa e satanista devota: è di zia Zelda in particolare che approfondiamo la caratterizzazione, specialmente dal quinto episodio in avanti, con un lato umano che viene via via svelato. Salem non parla, è vero, ma a farne le veci è in qualche modo Ambrose (Chance Perdomo), cugino pansessuale di Sabrina agli arresti domiciliari a casa Spellman da 75 anni. Un po' voce della coscienza e un po' complice, fa quasi da contraltare a Sabrina e ai suoi limpidi princìpi. In effetti, gli Spellman funzionano in ottima sintonia, si intrecciano e completano creando dinamiche familiari genuine e mai stereotipate. Attorno a loro, gli altri membri della Chiesa della Notte, dall'ambiguo padre Blackwood (Richard Coyle) alle Weird Sisters, capitanate da Prudence (Tati Gabrielle), che inizia lo show come nemesi di Sabrina - quasi una specie di Draco Malfoy al femminile e decisamente più maligna - e poi si trova a sua volta a fare i conti con quanto c'è di più retrogrado nel sistema a cui obbedisce così orgogliosamente.
Affascinante ma forse meno riuscito il personaggio della professoressa Wardell aka Madam Satan, una Michelle Gomez carismatica e ambigua che risplende in ogni scena in cui è presente; ma (purtroppo) questo non basta, perché dopo gli episodi iniziali sembra sempre più difficile collocare il personaggio all'interno della narrazione - le potenzialità però sono altissime, e già speriamo in un futuro episodio incentrato solo su di lei.
Il cuore pulsante della serie però resta lei, Sabrina, e Kiernan Shipka è semplicemente perfetta: ha il viso innocente e lo sguardo tenace, e convince appieno nel ruolo di una liceale (del resto l'attrice ha diciott'anni e ne dimostra persino meno). La sua Sabrina è femminista, è un'idealista combattiva che non ha paura di esprimere la sua opinione e di deviare dal sentiero che è stato tracciato per lei. Ma è pur sempre un'adolescente e come tale è fallibile: vuole fare del bene ma in alcuni casi sopravvaluta la sua astuzia - e in questo il personaggio è drammaticamente realistico, paradossalmente più dei protagonisti del tutto umani di Riverdale.
Tremate, tremate, le streghe sono (finalmente) tornate
Le terrificanti avventure di Sabrina non è una serie perfetta: ci mette un po' a ingranare e ad alcune storyline secondarie - quelle di Roz e Susie - è dato troppo poco spazio, con uno squilibrio tra trama umana/soprannaturale; la scelta estetica di mettere fuori fuoco gli angoli delle inquadrature per aumentare l'effetto "magico" è discutibile; l'Accademia delle Arti Occulte ha un ruolo ancora da definire e, ad eccezione di un episodio, è decisamente sacrificata e inserita nella trama con superficialità; ma questa prima stagione pone le basi per qualcosa di grande e sensazionale.
La trama entra nel vivo dal quinto episodio in avanti, ma non per questo la prima metà di stagione sembra vuota o priva di mordente: Le terrificanti avventure di Sabrina introduce i personaggi ma soprattutto delinea l'ambientazione (Greendale sembra davvero uscita dagli anni Sessanta anche se siamo ai giorni nostri, ma è tutto così deliziosamente confezionato che non si può non apprezzare) e approfondisce la mitologia di un universo che ameremo. È vero: le streghe son tornate. E faranno molto parlare di sé.
Sabrina Spellman contro Satana e il patriarcato: si può riassumere così questa prima stagione de Le terrificanti avventure di Sabrina, che pone le basi per un prodotto grandioso che farà molto parlare di sé. Questa nuova versione horror del personaggio che abbiamo conosciuto nella sitcom anni Novanta segue le orme di Buffy e promette grandi cose. Nonostante alcuni grossi difetti (come le storyline di Roz e Susie, poco approfondite, e alcuni dialoghi non del tutto convincenti), il binge-watching è assicurato (soprattutto dopo i primi tre episodi, più lenti del resto della stagione). Noi già non vediamo l'ora di vederne di più.