Liberi tutti Recensione: la nuova serie dagli autori di Boris su RaiPlay

Online da dicembre e su Raitre già dal 9 maggio, la comedy con Giorgio Tirabassi racconta il meglio e il peggio degli italiani

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Raiplay punta sul formato breve: I topi, con Antonio Albanese, La linea verticale di Mattia Torre, di cui sentiamo una mancanza incolmabile, e adesso Liberi Tutti con buona parte del cast di Boris, durano trenta minuti a episodio, una pratica molto diffusa all'estero e poco da noi. Come nel caso de I topi, la comedy su un latitante che si divide tra la sua famiglia e un bunker proprio sotto casa, anche la trama orizzontale di Liberi tutti è presente ma esile, così da permettere sia il binge watching sia la visione saltuaria. La serie, dodici puntate in tutto, è su Raiplay dal 14 dicembre ed ha appena concluso il ciclo di messa in onda su Rai Tre. Oltre a molti attori, lo show condivide con Boris anche gli stessi sceneggiatori e registi, Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, e le musiche di Giuliano Taviani e Carmelo Travia.

Il co-housing

Non può che essere una comedy anche Liberi Tutti, data la vocazione dei due autori, che dedicano l'intero progetto a Mattia Torre attraverso due omaggi carichi d'affetto. "Ma hai problemi con la legge?" "No, solo con alcuni articoli". È un piacere riascoltare i dialoghi fulminanti che hanno fatto la fortuna di Boris. Comincia così questa nuova serie, con Giorgio Tirabassi nei panni di un avvocato che liquida frettolosamente una escort mentre distrugge dei documenti compromettenti; la Polizia sta per entrare nella sua lussuosa villa, pronta ad incriminarlo. Trovandolo con venticinque milioni di euro derivanti da chissà quale traffico illecito, la via è quella del carcere, ma c'è la possibilità dei domiciliari. Il pubblico ministero sceglie la residenza della ex-moglie (Anita Caprioli), che coordina insieme al nuovo compagno una grande struttura a metà tra una comune e un'azienda agricola in cui gli abitanti vivono di quello che producono e coltivano, riunendosi ogni sera in assemblea per prendere ogni decisione insieme.

È il co-housing, una realtà realmente esistente attraverso la quale si sceglie di vivere insieme, ognuno nel proprio alloggio ma anche con spazi comuni secondo i principi della condivisione e della solidarietà. Ve l'immaginate un avvocato rampante, cinico, arrogante e dedito alla scappatoia all'italiana costretto a vivere in un microcosmo del genere? La storia parte da qui, da questo grande contrasto che smaschera fin da subito i limiti dell'italiano medio, ma anche l'ingenuità di coloro che sperano di fuggire dai compromessi del mondo reale all'esterno del Nido, questo il nome del piccolo complesso residenziale in cui è girata tutta la serie.

Una serie generalista che vince alla distanza

Un altro colpo è quello di vedere Lino Musella, bravissimo, celebre volto di Gomorra, nel ruolo di un ragazzone autistico che vigila l'ingresso al Nido. "Me soffi il naso?", chiede a tutti. Un vero baluardo pronto a sorprendere. Come anche Anita Caprioli, contraltare più drammatico che comico non solo dell'ex-marito Michele (Tirabassi), ma di ogni situazione in cui serva concretezza e senso pratico, e Ugo Dighero, irascibile come ai tempi gloriosi di Sandro in Mai Dire Gol. Queste, insieme a Thomas Trabacchi e Valeria Bilello, le new entry rispetto al cast collaudato made in Boris, che come sempre è una garanzia: ritroviamo Caterina Guzzanti, Massimo De Lorenzo, ma soprattutto Luca Amorosino e Carlo De Ruggieri, l'esilarante coppia di tecnici addetti alle intercettazioni di Michele che trasformano ogni volta la serie in un buddy movie assortito ad-hoc.

Da loro arrivano le battute migliori, capaci di fare il punto su quello che stiamo vedendo, attraverso un doppio punto di vista che spesso si fa meta-cinema e riflessione sull'essere spettatori. Tuttavia, dopo l'ottimo pilota, Liberi Tutti ci mette un po' a carburare. Spesso, gli eventi che dovrebbero muovere le situazioni comiche appaiono poco credibili, finendo per indebolire una verve che non morde come dovrebbe.

Gli abitanti del Nido, piuttosto che rappresentare uomini e donne realmente fricchettoni e alternativi, incarnano un'umanità che vive e si comporta come se la comune in cui vivono non incidesse realmente sulla loro visione del mondo.Tranne forse Iolde, interpretata da Rosanna Gentili, che invece supera lo stereotipo e indovina uno dei personaggi migliori. Il personaggio di Andrea Roncato, ad esempio, un produttore in declino dedito alla tv spazzatura, finisce per diventare una macchietta didascalica.

Chi si aspetta di ridere come in Boris rimarrà deluso, ma non c'è da stupirsi: nonostante l'audacia del progetto, ci troviamo pur sempre sulla tv generalista, anche se non proprio in prima serata. Nonostante, quindi, la dose di politicamente scorretto sia ridimensionata rispetto a quanto Ciarrapico e Vendruscolo ci avevano abituato sulla pay-tv, Liberi Tutti finisce per conquistarci nelle sue fasi conclusive, quando i due autori mettono a fuoco la loro poetica.

Boris, dopotutto, così come Buttafuori un paio d'anni prima, parlavano anche di solitudine, del bisogno di sentirsi accettati, gratificati, di trovare un posto nel mondo al di là delle maschere imposte dal lavoro e dalla quotidianità. Questa nuova serie recupera quella tematica e la rilancia coinvolgendo tutti i personaggi, nessuno escluso. Laddove, una decina di anni fa, i tre autori ci tramortivano con un'ineluttabilità che negava ogni speranza, qui si intravede uno spiraglio di ottimismo: grazie ai rapporti umani, forse, possiamo diventare persone migliori. Un altro mondo - e forse anche "un'altra televisione" - oggi è possibile?

Liberi Tutti Liberi Tutti è la nuova serie Raiplay scritta e diretta dai creatori di Boris. Un avvocato cinico e disonesto finisce agli arresti domiciliari nella comune gestita dalla ex-moglie, un microcosmo in cui gli abitanti vivono in armonia e condivisione. Gli equilibri non tarderanno a incrinarsi, in una comedy che mette a nudo i vizi dell’italiano medio e l’ingenuità di coloro che, rifugiandosi in una comunità utopica come quella del Nido, si illudono di fuggire dalla complessità del mondo reale. Ottimo il pilota, poi le puntate stentano a trovare ritmo e brillantezza. Nelle fasi finali, tuttavia, emerge il punto di vista degli autori rivelando un timido ottimismo che svela pregi e difetti di ciascun personaggio, così come la forza e le debolezze di un’umanità variegata che rispecchia il meglio e il peggio del nostro Paese.

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