Little Fires Everywhere: la recensione del nuovo drama Amazon Recensione

La serie prodotta e interpretata da Reese Witherspoon è un intricato dramma familiare ben scritto, al quale avrebbe giovato una maggiore leggerezza

Little Fires Everywhere: la recensione del nuovo drama Amazon Recensione
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Quando una brava attrice si innamora di un romanzo e ne opziona i diritti per trarne una serie televisiva ancor prima che venga pubblicato, è lecito attendersi qualità, attenzione per i dettagli e grandi interpretazioni. È un po' la storia di Little Fires Everywhere, il romanzo di Celeste Ng divenuto dapprima un personale pallino di Reese Witherspoon, poi un bestseller ed infine una miniserie in otto episodi prodotta dalla stessa attrice e andata in onda negli USA su Hulu, per poi essere distribuita da Amazon sul mercato internazionale. I primi episodi di Little Fires Everywhere ci avevano lasciati moderatamente ottimisti, ma con qualche dubbio. Vediamo se il prodotto finale ha confermare le nostre impressioni.

Due donne in conflitto

Reese Witherspoon interpreta Elena Richardson, donna ricca e privilegiata, giornalista part time in un giornale locale, moglie di un avvocato di grande successo, nonché madre di quattro figli adolescenti e ossessionata dalla perfezione. Il quartiere dove vive sembra riflettere la sua stessa ansia, con belle case dalle facciate maestose e la spazzatura relegata sul retro, auto nuove e immacolate in strada, regole stringenti persino sull'altezza dell'erba ed elaborati manuali di benvenuto per i nuovi arrivati. Ad infrangere questo stereotipo vittoriano arriva Mia Warren (Kerry Washington), artista che nasconde qualche segreto e che gira per gli Stati Uniti in una Chevelle scalcagnata alla ricerca di ispirazioni, insieme alla figlia Pearl (Lexi Underwood).

È proprio Elena ad affittarle un appartamento, proponendole addirittura un trattamento di favore, spinta più dalla sua utopia mentale di un mondo perfetto che da una reale convinzione. I caratteri e gli stili di vita così diversi delle due donne danno quasi subito vita ad un conflitto fatto di tanti piccoli fuochi che faticano a divampare in un grande incendio, ma che rimangono sempre sotto traccia andando ad influire anche sulle vite degli altri membri delle rispettive famiglie e del resto del quartiere.

Un incendio che attende di divampare

Ed è proprio con un grande incendio che inzia Little Fires Everywhere. Il resto della trama è raccontato in flashback che hanno luogo quattro mesi prima, dall'arrivo arrivo di Mia e Pearl, ed è segnato da uno stato di tensione emotiva costante che rischia di fare esplodere tutto da un momento all'altro. Una tensione che a ben guardare era già presente nel quartiere, ma che prima veniva semplicemente ignorata.

Nella famiglia Richardson, ad esempio, i rapporti erano già estremamente tesi tra Elena e la figlia Izzy, maggiore indiziata per l'incendio iniziale e giovane artista ribelle alla ricerca della propria auto affermazione, in continuo conflitto con la madre e i suoi standard inarrivabili. Ma crisi silenziose sottendono anche il rapporto con il marito Bill (Joshua Jackson), stanco, inascoltato e frustrato da una vita pianificata fin nel minimo dettaglio dalla moglie, e con l'altro figlio Moody, solitario e quasi invisibile, poco a suo agio nel mondo costruito per lui.

Tensioni simili incrinano anche la perfezione monolitica del resto del quartiere. Dietro ai giardini uguali per tutti, con l'erba tagliata esattamente a quindici centimetri, esistono enormi differenze, tra coppie con problemi coniugali e moralismi sopportati a fatica, e, ancora più nascoste ed invisibili, ci sono le persone reali. Anche i camerieri del ristorante cinese, un mestiere che Elena immagina quasi con orrore, sono persone vere. Così come la giovane immigrata clandestina Bebe Chow (Huang Lu), che è stata costretta dalla miseria e dalla mancanza di alternative ad abbandonare la figlia quasi un anno prima e che da allora vive una tragedia resa ancora più terribile dall'incapacità di comunicare efficacemente.

Il privilegio e la razza

Little Fires Everywhere è una storia al femminile che non si limita ad offrire differenti punti di vista su famiglia e maternità, ma che cerca una narrazione non banale sull'universalità dei ruoli, sulla pericolosità di obbedire troppo rigidamente a certi stereotipi, sulla difficoltà di far fronte alle aspettative. Reese Witherspoon non è nuova all'interpretazione di personaggi simili, ma se spesso le sue parti sono state di pura commedia, qui riesce a esprimere un senso di disagio e di inquietudine davvero sorprendente. Anche Kerry Washington è bravissima nel raccontare con un'infinità di dettagli cosa significava essere una giovane donna di colore alla fine degli anni '90: la sfiducia nei confronti della polizia, la cautela nell'affrontare nuove situazioni e l'abitudine con la quale convive con il razzismo strisciante e spesso persino inconsapevole degli altri.

Il problema di Little Fires Everywhere è semmai che, se i dialoghi tra le due protagoniste sono quasi sempre i momenti migliori della serie, il resto delle sottotrame sembra non aver goduto delle stesse attenzioni, finendo per sembrare meri pretesti per creare ulteriori conflitti tra le due donne. Anche le svolte potenzialmente più thriller o drammatiche sembrano alla fine messe in secondo piano di fronte a questi due monoliti inamovibili, fin troppo concentrati nel loro melodramma.

In questa atmosfera che si fa sempre più pesante, l'occhio dello spettatore è attratto dalla leggerezza di alcuni dei figli. Izzy (Megan Stott) e Pearl sono bravissime e risultano i personaggi più reali della serie, ribelli come gli adolescenti devono essere, ma senza apparire delle macchiette. In particolare è impossibile non fare il tifo per Izzy, per la sua ricerca di espressione e per la sua rabbia matura. Molto buoni, anche se spesso dimessi, i due ruoli maschili principali, quelli di Joshua Jackson e di Gavin Lewis, l'attore che interpreta Moody.

little fires everywhere La qualità della produzione, delle intepretazioni e della regia di Little Fires Everywhere non è certo in dubbio e sicuramente la serie riscontrerà il favore di molti. La sceneggiatura è intricata e ben scritta e il gioco delle relazioni e dei conflitti è studiato nei minimi dettagli, fin troppo forse. Basti pensare al finale eccessivamente carico di pathos, che perde un po' di realismo. A nostro parere si tratta però, almeno in parte, di un'occasione sprecata; sarebbe bastato un filo di leggerezza in più per dare vita a personaggi più umani e meno simbolici. Little Fires Everywhere rimane una discreta serie, ma avrebbe potuto essere molto di più.

6.7