Love Death & Robots: dagli anni Settanta a oggi

Anche negli episodi centrali, dal settimo al dodicesimo, Love, Death & Robots su Netflix conferma la qualità e originalità delle proprie visioni.

Love Death & Robots: dagli anni Settanta a oggi
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Nel pezzo dedicato ai primi sei episodi della serie Netflix Love Death & Robots abbiamo segnalato subito l'originalità della nuova serie animata antologica di Netflix, eterogenea nelle atmosfere e nell'estetica. Le successive sei puntate hanno rinsaldato l'idea che ciò a cui ci troviamo di fronte sia un'operazione se non unica, sicuramente assai rara. Che si tratti o meno di una risposta diretta alle accuse di appiattimento contenutistico dirette a Netflix nel corso degli ultimi mesi, la produzione di David Fincher e Tim Miller colpisce come un pugno in un occhio. Lo fa grazie alla propria esuberanza, vivacità, all'esplosione di colori, sensualità e violenza, ma anche alle similitudini con alcune produzioni recenti particolarmente amate dal pubblico. Certo, la formula utilizzata sembra essere analoga a quella sfruttata da Black Mirror fin dalla sua prima stagione, eppure le radici di Love, Death & Robots sono radicate ancora più indietro nel tempo.

Metallo Urlante

Sembrerà strano, ma per risalire all'origine dell'articolato processo evolutivo che ha influenzato LD&R, bisogna fare un passo indietro addirittura fino agli anni Settanta. Al 1974, per essere più precisi. Quando Jean Giraud, Philippe Druillet, Jean-Pierre Dionnet e Bernard Farkas fondarono Métal Hurlant, una rivista di fumetti che avrebbe ridisegnato il panorama fantascientifico dei decenni seguenti. Visionaria, trasgressiva e filosofica, la pubblicazione francese avrebbe esercitato una notevole influenza anche su personalità illustri come Ridley Scott (durante la produzione di Blade Runner) e William Gibson, uno dei padri della letteratura cyberpunk.

Métal Hurlant e, in seguito, la sua trasposizione americana Heavy Metal avevano riunito nelle proprie pagine una creatività strabordante, firmata dai talentuosi H.R.Giger, Jean-Michell Nicollet e dallo stesso Jean Giraud, conosciuto ai più come Moebius.
La forza della rivista e il suo ascendente sarebbero diventati così impetuosi non solo da raccogliere le storie e le interviste di William Burroughs, Alejandro Jodorowsky, Stephen King e Federico Fellini, ma da oltrepassare con un balzo la forma scritta per approdare in medium totalmente differenze. Un'omonima trasposizione cinematografica venne infatti prodotta nel 1981, riaffiorando nuovamente nel panorama di Hollywood nel 2008, quando a interessarsi alla produzione di un nuovo film animato furono proprio David Fincher e Tim Miller. Dieci anni fa il progetto del regista statunitense risultò in un nulla di fatto, nonostante si vociferasse di collaborazioni eccellenti con Kevin Eastman, James Cameron e Zack Snyder, eppure oggi Love, Death & Robots racchiude in sé molti dei tratti distintivi che hanno reso così memorabili i suoi predecessori.

Lo stato dell'arte (animata)

LD&R è una conflagrazione di sfumature, di tratti, di stili, di atmosfere. Per quanto appaia remota l'opulenza visiva e formale che adornava le tavole di Moebius, o l'iconoclastia delle storie presenti nelle pagine di Métal Hurlant, la stragrande maggioranza degli episodi mantiene un carattere lisergico e onirico. Ogni iterazione è scandita da un'identità ben precisa, articolata e definita fin nei dettagli. La scelta di non creare un collegamento narrativo tra le diverse puntate ha infatti concesso agli studi di produzione una notevole libertà creativa, sia dal punto di vista contenutistico che da quello puramente estetico.

L'animazione iper-realistica di episodi come Beyond the Aquila Rift, Helping Hand e Shape-Shifters si alterna con i tratti più dolci e tradizionali di Good Hunting o con lo stile à la Valzer con Bashir di Fish Night. L'eterogeneità che prende vita da una simile decisione è sorprendente. In un intervallo di tempo irrisorio lo spettatore è sbalzato di contesto in contesto, di universo in universo. Si ritrova davanti a un gigantesco buffet i cui piatti appartengono alle origini più varie e ricercate. D'altronde gli studi coinvolti rappresentano quanto di meglio esista nel panorama odierno, celebri non solo per le loro produzioni d'animazione ma anche per eccellenti lavori in altri settori. Non deve sorprendere quindi che spulciando tra i loro portfolio scopriamo che Unit Image ha realizzato il trailer di Beyond Good and Evil 2 all'E3 2018, che Blur Studio ha prodotto quello di Shadow of The Tomb Raider e Far Cry 5, o che dietro al video reveal di Halo 5: Guardians ci sia Axis Studios.

Una profondità nascosta

A unire le puntate, più che un chiaro filo conduttore, come avveniva nel lungometraggio animato di Heavy Metal del 1981, è un onnipresente carattere tragico. Non necessariamente riconducibile al concetto di morte in senso stretto, come potrebbe invece far pensare il termine "Death" presente nel titolo. Quanto più ad una sensazione di perdita o di pericolo, come accadeva nelle visioni distopiche di Black Mirror. Ecco, da questo punto di vista il viaggio di Love, Death & Robots è sicuramente cupo e opprimente. A ogni puntata si avverte la sensazione che esista un sottotesto ancora più ricco, una sorta di messaggio o di morale che lo spettatore vorrebbe maggiormente esplorare, eviscerare in ogni dettaglio. In quella che è a tutti gli effetti una manciata di minuti, gli episodi si articolano su più livelli, uno strettamente narrativo e uno più profondo, recesso, capace di suggerire allo spettatore infiniti spunti di riflessione.

La ricchezza della produzione di David Fincher e Tim Miller non è in tal senso puramente stilistica o estetica; va invece ad abbracciarne la componente narrativa e tematica, proponendo allo spettatore storie che potrebbero espandersi fino a diventare lungometraggi ugualmente affascinanti. Così come negli anni Settanta l'eccezionalità di Métal Hurlant aveva colpito i suoi lettori grazie alle tavole ricche di visioni futuristiche, di critiche sociali e una ricca dose di esistenzialismo, diventa allo stesso modo complicato individuare oggi una produzione seriale che condivida le medesime caratteristiche di Love, Death & Robots. Il gioiello proposto da Netflix sembra essere un unicum provocatorio e sopra le righe, eppure tremendamente ispirato.