Love, Victor: la recensione della serie spin-off su Disney+

Arriva su Disney+ la serie spin-off del film Love, Simon. Disponibile nel catalogo di Star dal 23 febbraio, ecco la nostra recensione.

Love, Victor: la recensione della serie spin-off su Disney+
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Love, Simon aveva avuto l'onere di raccontare, con uno stile da teen movie che fondeva delicatezza e anche tanto romanticismo, la difficoltà di poter fare coming out da parte di un ragazzo. Un tema che sicuramente continua a essere attuale, nonostante l'accettazione dell'omosessualità oramai dovrebbe essere una consuetudine e non una cosa di cui stupirsi. Eppure, a quanto pare, è ancora necessario sensibilizzare il grande pubblico e non c'è un modo migliore che farlo con l'entertainment. Love, Simon ce l'aveva fatta, e, dopo il successo del film, tra le novità Disney+ di febbraio arriva la serie spin-off, che tratta la stessa tematica e sfrutta la medesima scintilla di partenza, concentrandosi però, questa volta, su Victor.

Autoaffermazione e sicurezza

Love, Victor, per quanto possa sembrare molto simile al lungometraggio, ne condivide soltanto gli argomenti. I due personaggi sono abbastanza diversi tra loro, infatti, senza mai sovrapporsi. Innanzitutto Simon e Victor riescono a sentirsi e a confrontarsi, questo perché i due hanno sin da subito un buon rapporto epistolare, che nasce e si sviluppa su Instagram, il social network sul quale i due si confrontano. Sebbene il protagonista del lungometraggio fosse molto scettico e timoroso nel procedere con il suo coming out, Victor è intenzionato ad andare in fondo senza preoccupazioni e senza paura; l'intera serie lo porterà a prendere coscienza della propria omosessualità e anche ad accettare quella che è la sua natura, senza cedere a sterili compromessi soltanto per essere accettato da chi lo circonda.

D'altronde, non c'è un motivo specifico per il quale l'orientamento sessuale del giovane protagonista debba cambiare, essendo chiaro sin dalle prime scene della prima puntata e non essendoci alcuna intenzione di nasconderlo nel suo modo di guardare il ragazzo che gli piace, negli slowmo proposti dalla regia che temporeggia su alcuni dettagli e così via. Tutto ci trasmette le sensazioni e il carattere di Victor, vittima, nel frattempo, anche delle angherie non solo legate alla sua omosessualità, ma anche alle sue capacità atletiche. Entrato nella squadra di basket, infatti, il ragazzo inizia a subire anche il bullismo di chi non apprezza le sue qualità e lo vede più come una minaccia.

L'occhio di bue per il protagonista

Ciò che sorprende all'interno di questo universo messo in piedi per raccontare le problematiche di Victor è la superficialità dei comprimari; tutti i personaggi che affiancano il giovane ragazzo in questa corsa verso l'autoaffermazione. L'introspezione e il contatto con Simon gli permettono di emergere molto più di quanto potrebbero fare tutti gli altri personaggi, a partire dal tenebroso Benji, il ragazzo per il quale Victor finisce per perdere la testa sin dal primo episodio.

La stessa Mia, la più affascinante ragazza della scuola, sembrerebbe poter meritarsi molto più respiro, così da non risultare soltanto una popolarissima adolescente che agita i capelli nei corridoi dell'istituto. Il rapporto tra lei e Victor, d'altronde, permette al ragazzo di iniziare a porsi tante domande su sé stesso e sul possibile tradimento da compiere nei propri confronti: Simon si ritroverà così a fargli da voce della coscienza, ricordandogli di non cedere mai a ciò che gli altri vorrebbero, finendo per cambiare solo per essere accettato.

Nell'insieme, la produzione non si dimentica di sottolineare le classiche situazioni che si creano in questi casi in famiglia. Victor è infatti cresciuto con dei genitori molto affezionati a lui, ma allo stesso tempo molto legati alla fede, alla tradizione di stampo patriarcale. Questo insieme culturale lascia intendere che il coming out di Victor sarà condizionato anche dal fatto che la sua famiglia potrebbe non accettarlo in maniera così spontanea. Ci sono degli evidenti limiti nell'apprezzare ciò che è diverso, così come accadrà con i nonni del protagonista, e potete immaginare quale conflitto interiore ciò andrà a creare.

Scene che potremmo etichettare come già viste, come prevedibili, ma che in ogni caso riescono ad inserirsi bene nel contesto generale della vicenda. Victor, d'altronde, non è un ribelle, né un sovversivo; è cresciuto nella stessa comunità dei genitori e dei nonni, quindi riesce a comprendere quello che potremmo definire quasi un disagio per il resto della sua famiglia. Per questo Michael Cimico, l'attore che interpreta il protagonista, lavora molto sugli sguardi, lasciando emergere una forte dicotomia che turbina nel suo essere: conosce la cultura che lo ha cresciuto e nella quale è diventato un adolescente, ma allo stesso tempo vorrebbe mostrare a tutti i suoi cari che si può avere una visione diversa del mondo. Alternativa al patriarcato e all'eterosessualità.

Love, Simon

In questa struttura molto ristretta diventa fondamentale il rapporto che si va a creare sempre più con Simon che, se all'inizio può sembrare ingombrante come voce della coscienza di Victor - come dicevamo poc'anzi - si dimostra fondamentale e catartico nell'aprire al ragazzo un mondo come New York. La grande metropoli cambia in maniera molto significativa il modo di Victor di concepire la propria vita, capendo che al di là della sua bolla culturale esiste l'emancipazione. Love, Victor finisce quindi per l'essere diversa dall'ennesima serie televisiva che si concentra sul coming out: lo fa in maniera più delicata, affrontando un percorso alternativo. Qualcuno potrebbe subito pensare a uno degli esempi più interessanti degli ultimi anni in ambito teen drama e rievocare alla mente Skam Italia: lì, oltre ad aver raccontato in maniera molto coraggiosa l'intera storia di Sana, la serie italiana aveva messo sotto i riflettori l'omosessualità con Martino, autore di un coming out molto emozionale. Victor non fa lo stesso, non si esalta allo stesso modo, ma nel percorso che lo accompagna sicuramente riesce a creare un'empatia coinvolgente. Al di là di con qualche eccessivo manierismo, relativo soprattutto alle azioni di Benji, che a volte sembra quasi voler essere lascivo nell'eccesso, l'introspezione e l'auto affermazione del protagonista ci regalano una serie gradevole da vedere e che, si spera, sensibilizzerà ancor di più il grande pubblico.

Love, Victor Love, Victor parla in maniera ottimale alla generazione di adolescenti che sta cercando di trovare il coraggio di fare coming out, ma parla anche a chi, invece, dall'altro lato sta facendo fatica ad accettare il cambiamento. Partendo dalle premesse già forti del lungometraggio con protagonista Simon, Victor riesce a concentrarsi su aspetti molto più legati all'autoaffermazione e al volersi guadagnare spazio in un contesto non facile, ma nel quale vuole entrare senza mentire a se stesso. In questo, l'interpretazione di Cimino è da premiare, soprattutto per il contrasto con la famiglia, che spesso emerge e crea non pochi problemi al ragazzo. Resta adesso spazio per una seconda stagione, che potrà andare ad aumentare il raggio d'azione della serie, più di quanto abbia fatto il film, ribaltando il concetto di spin-off.

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