Maradona Sogno Benedetto Recensione: il deludente ritratto del Pibe de Oro

Il nuovo prodotto originale Amazon viaggia tra continui alti e bassi prima di sprofondare in una narrazione da giornale scandalistico.

Maradona Sogno Benedetto Recensione: il deludente ritratto del Pibe de Oro
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Come raccontare la figura di un calciatore che è diventato fenomeno sociale ed icona popolare? Le gesta impareggiabili sul campo, il senso della famiglia dentro e fuori dallo spogliatoio, i peccati della carne che bilanciavano la divinità che palleggiava tra gli avversari. Il narratore dovrebbe essere uno spirito affine: un individuo dalla grande sensibilità, che ama la la vita in tutti i suoi eccessi, con un forte senso del gusto ed anche macchiato da una buona dose di follia per ricreare qualcosa che almeno si avvicini al caos ordinato che è stata la vita di Diego Armando Maradona.

Purtroppo, la maggior parte di questi ingredienti manca alla produzione Amazon: Sogno Benedetto è la ricostruzione storicamente infedele e artisticamente inappropriata di una vita contraddistinta da luci ed ombre. Troppo spesso incapace di inquadrare il fenomeno Maradona, la serie ci prova ma fatica ad intrattenere prima di abbandonarsi con fare liberatorio ad un racconto mediocre che farà felici i detrattori del fantasista argentino.

L'anno zero del calcio

Vi abbiamo già parlato del nuovo Amazon Original nelle nostre prime impressioni su Sogno Benedetto; dopo la visione dei primi episodi vi abbiamo illustrato una serie interessante, nonostante venisse castrata da una recitazione da soap opera.

Lo spunto narrativo prende origine da un'overdose potenzialmente fatale occorsa all'alba degli anni 2000 sulla spiaggia di Punta del Este, dove Maradona aveva festeggiato il capodanno insieme ai suoi familiari e ad un numero impressionante di amici. Mentre si accascia al suolo stringendosi il petto con la mano, il Pibe de Oro vede scorrere davanti agli occhi la sua vita dando il via alla ricostruzione manierata degli innumerevoli eventi che hanno segnato la sua esistenza. La durissima infanzia a Villa Fiorito è a dir poco cruciale se si vuole comprendere l'animo burrascoso di Diego: gli sceneggiatori ne sono consapevoli e restituiscono con fedeltà il profondo disagio economico di questa sorta di baraccopoli alle porte di Buenos Aires.

Tra l'immondizia ed il senso di abbandono il piccolo Pelusa si aggrappa alla vita palleggiando con palloni rudimentali, facendo ammattire bambini ben più grandi di lui prima di tornare nella minuscola casa dove vive insieme ai suoi fratelli e genitori. Il forte senso di attaccamento alla famiglia, che più di una volta sfocia nella morbosità affettiva, sarà la bussola che guiderà Diego durante la sua esistenza e in Sogno Benedetto vengono poste le solide fondamenta di questo tratto caratteriale.

Tango Argentino

L'ascesa del genio maradoniano tra i campi dissestati del sudamerica è una delle sensazioni migliori restituite dalla nuova serie Amazon. Dagli esordi nelle Cebollitas fino alla consacrazione nel Boca Juniors la narrazione si prende tutto il tempo necessario per tratteggiare un personaggio molto complesso: eccezionale sul campo, affettuoso, allegro e desideroso di divertire, ma anche incline agli eccessi, malinconico e profondamente segnato dalla povertà nella quale è cresciuto.

Questo sforzo introspettivo obbliga ad un rallentamento nel ritmo del racconto, così come risulta essenziale ridurre al minimo le scene di "calcio giocato" per evitare la ridondanza di un giocatore semplicemente fuori categoria per gli standard del campionato argentino. Anche senza concentrarsi sulle azioni sportive, Sogno Benedetto riesce a raccontare il ruolo del calcio all'interno del forte clima di tensione sociale che aleggiava in Argentina a causa della dittatura: il generale Videla era infatti desideroso di far emergere la scintillante nazionale albiceleste durante un mondiale da giocare in casa, nascondendo in questo modo il dramma dei desaparecidos e la povertà assoluta del Paese.

I veri punti deboli dello show, come vi raccontavamo in apertura, sono la recitazione e la messa in scena: entrambi caratterizzati da una vena semplicistica e patinata che mette a dura prova la pazienza dello spettatore. Gli attori sono estremamente enfatici, gesticolano molto e cadono spesso in un patetismo da soap opera latina, risultando poco veritieri anche a causa di dialoghi sopra le righe che intendono soffocare ogni momento di silenzio.

La fotografia viene inoltre obbligata ad un didascalismo facilmente evitabile da poche righe di testo: i primi anni di Diego sono infatti velati da un filtro opaco, mentre i racconti della sua adolescenza vengono riproposti sullo schermo dopo aver giocato al ribasso con la saturazione dei colori. Di conseguenza non è sul fronte tecnico che brilla Sogno Benedetto, ma la sceneggiatura tiene botta grazie all'attenzione riposta nella vita personale di Diego, nonostante drammatizzazioni non particolarmente riuscite e qualche errore di inaccuratezza storica (alcuni anche grossolani, come l'anno della morte di Juan Perón).

La luce blaugrana prima dell'incubo azzuro

Il passaggio di Diego in Europa è foriero di buone intenzioni: mentre la storia ci porta a rivivere l'avvento del fantasista sul manto erboso del Camp Nou, la narrazione aumenta i ritmi facendosi più divertente e meno riflessiva.

La vita di Maradona si fa tumultuosa, tra notti brave nei locali della Catalogna e scontri con una stampa velatamente razzista nei confronti dei sudamericani; qui assistiamo all'idolo argentino incapace di gestire la notorietà e il patrimonio economico che il club sborsa per lui, lottando sempre diviso tra l'attuale fortuna e la miseria nella quale è cresciuto. Le drammatizzazioni esagerate e fuori luogo che avevano contraddistinto i primi episodi cominciano a diradarsi, e la recitazione enfatica di quei dialoghi invadenti cede il passo ad uno script più reale e dinamico. Ma non è tutto oro ciò che luccica, e se lo show si risolleva dal punto di vista del ritmo narrativo, comincia purtroppo a mostrare preoccupanti inclinazioni allo scandalo.

Facendo sempre meno attenzione a ciò che accade sui campi di calcio, dall'avventura catalana emerge il ritratto di un Maradona pigro, presuntuoso e in continuo contrasto con tutti coloro che gli gravitano intorno. Una scelta peculiare ed improvvisa che stona con il personaggio affettuoso e disponibile che avevamo imparato a conoscere, l'amico di tutti che non badava a spese per rendere le persone felici. Le preoccupanti avvisaglie che vedevano la serie virare sul sensazionalismo si trasformano in vera e propria tempesta con lo sbarco di Maradona all'ombra del Vesuvio, che vede anche il terribile ritorno di quei difetti tecnici che credevamo abbandonati in Argentina.

"Sbatti il mostro in prima pagina"

L'arrivo di Maradona al Napoli segna l'abbandono definitivo di quell'allegro ragazzo riccioluto di Villa Fiorito: in terre italiche, e col nuovo manager Guillermo Coppola, Maradona diventa una belva incontenibile divisa tra sesso e cocaina. Il calcio, che era il mezzo attraverso il quale El Diez restituiva al mondo la gioia di vivere, diventa per gli sceneggiatori un fastidio più che marginale, sacrificabile quasi in toto per lasciare spazio alla cronaca rosa delle decine di donne intorno a lui.

Come se non bastasse il definitivo abbandono al Maradona calciatore, Sogno Benedetto si fa portavoce di una storia a dir poco eccessiva nei suoi toni glamour e scandalistici, dipingendo un Diego subumano e senza alcuna inclinazione positiva, diventando una visione celestiale per i molti detrattori dell'argentino e riuscendo a ferire tutti coloro che sono cresciuti con il mito ambivalente di questa icona popolare.

In particolar modo quando risulta evidente che l'avventura partenopea non verrà quasi mai presa in considerazione, con una trama che si ferma alla finale dei Mondiali '86 e che quindi tralascia i successi con la maglia del Napoli. La recitazione da soap opera ritorna in grande spolvero, portata fieramente avanti dalle modalità enfatiche della scuola napoletana poggiate sul teatro, e gli attori riprendono il patetismo a cui abbiamo assistito nelle puntate iniziali con tanto di dialoghi posticci ed alcuni improvvisi baratri qualitativi dal punto di vista scenografico e registico.

Una costruzione senza fondamenta

Sottrarre il calcio giocato dalla vita di un giocatore è una scelta azzardata quando si vuole raccontare il suo mondo, e col senno di poi si rivela una scommessa persa per Sogno Benedetto.

Se in terre argentine aleggiava comunque la sensazione che Maradona fosse un vero genio sul manto erboso, quando la narrazione si sposta in Europa lo sport viene eliminato con troppa fretta dall'equazione facendo per questo emergere un quadro personale incompleto e inaccurato. Nei rari casi in cui la serie Amazon utilizza filmati di repertorio, lo fa cancellando le voci originali, cimentandosi in telecronache posticce e mai puntuali, a volte imbarazzanti nella loro incapacità di descrivere le azioni che si vedono sullo schermo. Diego non è mai stato un uomo candido e semplice da gestire, ma la scelta di descrivere solamente i rapporti burrascosi tralasciando quelli di amicizia odora di una faziosità inattesa.

La serie si dilunga ad esempio sugli screzi tra il 10 e Daniel Passarella, ignorando completamente i suoi rapporti ai limiti dell'idilliaco con altri compagni di squadra (come Schuster o Bruscolotti), e tratteggiando un Maradona antipatico ed inviso a chiunque non fosse sua madre. L'inaccuratezza sentimentale e storica della vita di Diego doveva essere un dazio da pagare per ottenere una serie tv godibile anche per chi non mastica calcio, ma Sogno Benedetto riesce a fallire anche nel mero intrattenimento risultando spesso lenta e noiosa nel descrivere la vita di un uomo cattivo che distrugge tutto ciò che tocca.

Maradona: Sogno Benedetto Sogno Benedetto è una serie che vive di alti e bassi per cinque puntate prima di cadere nel baratro dello scandalo, risultando posticcia e un po' faziosa. Nessuno si aspettava le vette poetiche raggiunte da Emir Kustirica nel suo documentario Maradona, ma nemmeno temevamo che lo show di Amazon potesse rivelarsi una soap opera con protagonista il Pibe de Oro. Il risultato finale è invece tristemente scarso: ben lontano dal 10 che era il vessillo dell'argentino diventato icona popolare, che in questo show viene dipinto come un mostro senza cuore. Sogno Benedetto sacrifica l'accuratezza storica in nome dell'intrattenimento, capitolando rovinosamente anche in questo campo a causa di una recitazione troppo enfatica e di una messa in scena che spesso sfocia nella farsa.

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