Mare Fuori 2 Recensione: la serie Rai conquista Netflix

La serie, andata in onda originariamente su Rai 2, sta spopolando su Netflix grazie ad una visione verosimile e cruda del mondo carcerario minorile

Mare Fuori 2 Recensione: la serie Rai conquista Netflix
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Mare fuori è una serie televisiva italiana uscita, per la prima volta, su Rai 2, a settembre 2020, con una prima stagione che ha incontrato parecchio gradimento del pubblico e dalla critica. Non deve stupire quindi che, dopo che la seconda stagione ha ottenuto altrettanto successo nel 2021, lo show coprodotto da Rai Fiction e Picomedia è stato lanciato su Netflix il 10 giugno 2022 (vi consigliamo di dare un'occhiata alle serie Netflix di luglio 2022, ma anche ai film Netflix di luglio 2022). L'accoglienza da parte degli spettatori della N rossa è stata vertiginosa: ad ora la realizzazione è tra i prodotti seriali più visti nel nostro paese ed è opportuno indagare su questo incredibile risultato, andando ad analizzare un prodotto che riesce a distinguersi da altri titoli dello stesso genere.

L'idea di base dietro Mare fuori è già molto interessante: un viaggio introspettivo tra i detenuti di un carcere minorile di Napoli che apparentemente offre il solito spaccato sulla criminalità della penisola (tanto apprezzata dalle case di produzione e all'estero). L' opera, però, lavora molto bene anche sui personaggi , ognuno con una propria affascinante storia di formazione tra le sbarre e ancora prima con dei background complessi e difficili che li hanno portati ad un punto di rottura. Registicamente piuttosto lineare e ripetitiva, la serie è supportata da una buona scrittura, bilanciata nel rappresentare l'arco evolutivo dei ragazzi, degli educatori e delle forze dell'ordine, un po' eccessiva nella gestione e nella costruzione dei colpi di scena.

Dove eravamo rimasti

Ripercorrere rapidamente la prima stagione di Mare fuori è doveroso per capire a che punto siamo arrivati con i nuovi episodi dell'opera

All'inizio della serie, due nuovi detenuti vengono trasferiti all'IPM (Istituto di Pena Minorile) di Napoli: Filippo Ferrari (interpretato da Nicolas Maupas), colpevole di aver ucciso accidentalmente un suo amico e Carmine Di Salvo (che ha il volto di Massimiliano Caiazzo), facente parte di una potente famiglia criminale, che nonostante cerca in tutti i modi di sfuggire al suo destino, nel difendere la sua ragazza da uno stupro, uccide uno sgherro della famiglia rivale. Le vite dei due personaggi, che in poco tempo diventano amici, si intrecciano con quelle degli altri giovani prigionieri, interagendo direttamente anche con Paola Vinci (Carolina Crescentini), la nuova direttrice del carcere e il comandante Massimo Esposito (Carmine Recano), supportati dall'educatore Giuseppe Romano (Vincenzo Ferrera). Dopo scontri tra i ragazzi, sconvolgimenti, minacce ed un umanità sempre più marcata che prende piede tra le celle dell'Istituto, nell'ultima, esplosiva puntata Carmine finisce in coma; Filippo, per proteggere l'amico, uccide il giovane boss del penitenziario, Ciro Ricci (Giacomo Giorgio) e da quel momento niente è più come prima.

Mare fuori: nuovi equilibri e una vita al di fuori della prigione

La seconda stagione di Mare fuori vede fin da subito degli importanti stravolgimenti che portano a dei nuovi ed interessanti equilibri al centro di detenzione: le alleanze che abbiamo conosciuto nelle prime 12 puntate cambiano in modo drastico, mentre nuovi detenuti vengono reclusi. Tra questi ultimi, hanno un peso notevole Kubra Hailo (Kyshan Clare Wilson) e Salvatore Baldi (Filippo Soave). La serie, in tal senso, riesce a rinnovarsi senza però stravolgere una formula classica, ma di impatto.

Se da un lato, narrativamente parlando, continuiamo a conoscere, con degli approfonditi flashback, la vita di tutti detenuti, al tempo stesso la trama si fa più complessa ed ampia, rivelando un disegno decisamente più grande e universale che va oltre l'ecosistema carcerario. Tale aspetto non solo contribuisce a rendere più maturo ed interessante il contenuto dello show, ma fornisce anche delle ottime basi per il futuro dell'opera. Andando nel particolare, nella seconda stagione di Mare Fuori c'è spazio, finalmente, per delle storyline che si sviluppano e crescono anche nel contesto cittadino oltre le sbarre.

A livello di tematiche, se l'amore continua ad essere il motore principale dei due protagonisti, Filippo con la sua burrascosa storia d'amore con la zingara Natitza (Valentina Romani) e Carmine con Nina (Greta Esposito), anche il ruolo della famiglia e dell'educazione trova il suo spazio all'interno degli episodi: tra chi cerca di emanciparsi dalla propria famiglia e chi cerca una riconciliazione, Carmine in particolare ha difficoltà nell'accettare il suo compito di padre.

Ovviamente, anche il percorso riabilitativo di tutti i ragazzi dell'IPM è centrale e continua ad essere l'elemento meglio riuscito dello show perché è realistico, crudo e anche commovente. Anche la strada che, al contrario, percorrono Massimo, Elisabetta (Anna Ammirati), Paola, Giuseppe e Lino (Antonio De Matteo) che si relazionano continuamente con i ragazzi, è fondamentale: a tal proposito, nelle puntate avremo modo di conoscere il passato di alcuni di loro, riuscendo a finalmente a capire il loro desiderio di redenzione morale ed etica.

Troppi picchi stravolgono un prodotto lineare e funzionale

Le tante novità di Mare fuori, però, non sempre elevano il prodotto ed in alcuni casi talune scelte affossano quanto è stato costruito.

A livello narrativo, se è stato fatto un ottimo lavoro con la caratterizzazione e l'evoluzione dei protagonisti e dei comprimari, non si può dire lo stesso dei picchi narrativi della serie (scritta da Cristiana Farina e Maurizio Careddu che sono gli stessi creatori del progetto), che essendo molteplici e vicini tra loro, perdono di valore, risultando dei semplici strumenti per stupire gli spettatori senza però avere un riscontro effettivo all'interno del racconto. In alcuni passaggi della trama, inoltre, viene calcata parecchio la mano sulla drammaticità che, per quanto sia una scelta dignitosa e matura, si perde in certe sequenze dal tono più farsesco e teatrale che seriale o cinematografico. D'altro canto lo show ha il merito di non andare oltre il confine del realismo e ciò garantisce una serietà e un intensità di fondo che sono sempre apprezzabili. Registicamente parlando, non ci sono troppi stravolgimenti rispetto alla prima stagione: per quanto siano cambiati i film-maker, passando da Carmine Elia della prima a Milena Cocozza ed Ivan Silvestrini della seconda, il modo di raccontare la storia con la cinepresa è rimasto invariato.

Sempre tanta attenzione all'analessi, la ripetitività come cifra stilistica che esprime lo scorrere del tempo e poco dinamismo. Il risultato, per quanto sia privo di guizzi, è funzionale alle tematiche narrate che riescono ad arrivare direttamente al pubblico senza troppe complicazioni o virtuosismi. Nel complesso, un prodotto italiano sincero che può ancora esprimere il suo potenziale considerando le varie storylines lasciate in sospeso al termine della seconda stagione.

Mare Fuori Mare fuori è un prodotto italiano riflessivo e maturo, che parla di redenzione, di scelte sbagliate, di umanità e di criminalità. Nella seconda stagione rimane invariato lo spirito intenso della serie, che dimostra ancora una volta un buon livello di scrittura, soprattutto nella caratterizzazione e nell'evoluzione dei personaggi, sia principali che non. La sceneggiatura trova, invece, qualche difficoltà nel gestire e costruire i picchi narrativi, con alcuni momenti di eccessiva drammaticità che risultano forzati. La regia non varia troppo rispetto alla prima stagione e con un registro semplice ed immediato, a tratti ripetitivo, valorizza le importanti tematiche veicolate dallo show.

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