Master of None: Recensione della seconda stagione

Con il secondo ciclo di episodi, parzialmente ambientato in Italia, Aziz Ansari ha confermato la validità del suo sodalizio artistico con Netflix.

Master of None: Recensione della seconda stagione
Articolo a cura di

Per anni abbiamo visto Aziz Ansari principalmente come brillante comprimario in Parks and Recreation e alcune commedie per il grande schermo, dove metteva in evidenza un dono per entrare nella parte con qualsiasi personaggio. Dall'altro lato, chi ne aveva la possibilità - e in questo Netflix, nel corso della sua espansione internazionale, è stato imprescindibile - ha anche visto il "vero" Ansari, lo stand-up comedian capace di analizzare con grande precisione e in modo sorprendente argomenti triti e ritriti come le relazioni e le tecniche moderne per conoscere le persone. Nel suo repertorio ci sono anche delle osservazioni molto argute in ambito politico, scaturite anche e soprattutto dalle difficoltà legate al dover vivere nell'America di oggi (dopo l'11 settembre 2001) essendo di origine asiatica (per l'esattezza indiana).
Questi due aspetti della personalità del comico si sono fusi nella realizzazione di Master of None, programma comico prodotto da Netflix dove Ansari è un personaggio, ma anche portavoce di considerazioni variegate sulla vita di tutti i giorni tra incontri disastrosi con le ragazze e provini umilianti (da antologia la discussione con un altro attore indiano sui ruoli disponibili per la loro etnia).

Modena-New York, andata e ritorno

A destare interesse nel nostro paese, aspettando la seconda stagione della serie, è stato soprattutto l'annuncio della scelta dell'Italia come luogo parziale di riprese: i primi due episodi, di cui una premiere in bianco e nero che cita al contempo il neorealismo nostrano e le rielaborazioni cinefile di registi come Woody Allen, sono ambientati e girati a Modena, con un sapiente miscuglio di realtà filtrata attraverso la sensibilità comica di Ansari, che è anche autore e regista dello show, e siparietti caricaturali che sono quasi inevitabili quando si parla della nostra penisola in prodotti stranieri. Quelle prime due mezz'ore hanno segnalato nel modo giusto cosa aspettarsi dalla stagione in generale, soprattutto quando Dev torna nella Grande Mela: la serie è sempre la stessa, ma non è tutto come prima.

Maestro di tutto e niente

Come nella prima stagione ci sono degli elementi che formano un arco narrativo riconoscibile (e qui rimane la contaminazione italica tramite la partecipazione prolungata di Alessandra Mastronardi, culminando in un finale intitolato, anche in inglese, Buona Notte), ma rimane anche l'intento lodevole di rendere ciascun episodio un'entità a sé, fruibile come un cortometraggio più o meno autoconclusivo e realizzata con uno sguardo più cinematografico che seriale.

Che si tratti di liti in famiglia (con la complicità dei veri genitori di Ansari) o di nuove app che non danno i risultati sperati, la visione autoriale e comica della società americana che diventa universale continua ad evolvere nella sua apparente immutabilità, regalandoci risate ed emozioni in egual misura per cinque ore. Ora non resta che aspettare febbrilmente l'annuncio di una terza annata.

Master of None - Stagione 2 Viaggiando tra l'Italia e gli Stati Uniti, Aziz Ansari rinnova e al tempo stesso rimane fedele allo spirito della sua creatura seriale, miscuglio di gag, sentimenti e osservazioni argute che mantengono tutta l'efficacia della prima stagione. Per i cinefili italici, particolarmente imprescindibile l'episodio modenese in bianco e nero.

9