All Mine recensione: un nuovo k-drama sbarca su Netflix

All Mine va ad aggiungersi alla schiera dei k-drama su Netflix, proponendo un intreccio complesso e una famiglia altolocata minata da diversi problemi.

All Mine recensione: un nuovo k-drama sbarca su Netflix
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Il profilo internazionale di Netflix è ormai da anni una certezza, e se la varietà è un punto di forza della piattaforma, è innegabile che tra le tante new entry i k-drama spesso sono sinonimo di qualità. Se avete letto la nostra recensione di Was It Love? o la recensione di Vincenzo, saprete che il genere è più vivo che mai e, anche al netto di alcuni difetti sotto il profilo qualitativo, le critiche trovano poco spazio. Il drama coreano che qui affronteremo è All Mine, un titolo nel quale gli elementi tipici del genere si mescolano alle caratteristiche dei mystery thriller, arrivando a proporre diversi spunti interessanti. Dopo aver visto i 16 episodi che compongono questa prima season, eccovi quindi la nostra analisi, nella quale cercheremo di fare un bilancio complessivo di questa nuova serie.

Non tutto è oro quel che luccica

Disponibilità finanziarie illimitate, un'azienda solida e un luogo meraviglioso in cui vivere sembrano essere gli ingredienti perfetti per una vita da sogno, ma la ricchezza materiale non sempre corrisponde ad una felicità reale. Quando si è in cima alla piramide sociale i problemi non sono gli stessi delle altre persone, ma questo non vuol dire che siano assenti, e la disfunzionale famiglia di All Mine ne è un esempio.

Nei primi episodi vengono gettate subito le basi che faranno da colonna portante per il resto del racconto, offrendo prima un panoramica generale della famiglia e del suo status sociale, per poi spostare l'attenzione sul giallo che si risolverà soltanto sul finale. Il primo impatto con la serie è abbastanza spiazzante a causa dei tanti personaggi in scena, e riuscire ad orientarsi non è semplice. Ovviamente questo riguarda soprattutto le fasi iniziali, mentre in seguito il tutto verrà esplorato assieme ai protagonisti. Al centro della narrazione troviamo una famiglia tanto ricca quanto problematica e, come detto in precedenza, facciamo subito la conoscenza dei vari componenti, ognuno ingabbiato nella propria prigione dorata ricolma di sentimenti contrastanti e problematiche varie. Considerando che parliamo di una serie composta da 16 episodi di circa 70 minuti, il tempo per gli approfondimenti non manca, ma senza dubbio ci sono personaggi che riescono da subito a rubare la scena.

Nello specifico, Seo Hi-soo (interpretata da Lee Bo-young) e Jung Seo-hyun (Kim Seo-hyung) sembrano essere tanto distanti nei modi e nel carattere, quanto forti per la loro presenza. La prima si presenta da subito come la voce fuori dal coro, avendo avuto un passato da attrice abbandonato per sposare il secondogenito Han Ji-yong (Lee Hyun-wook), mentre la seconda è pronta a far crescere l'azienda di famiglia tra rigore e forza, stando anche a capo della Seohyun Gallery.

Questa apparente distanza tra le due vivrà momenti diversi nel corso degli episodi, in una prima season che un passo dopo l'altro costruisce le varie relazioni facendo allo stesso tempo avanzare la trama principale. Per l'evoluzione della storia saranno cruciali Han Ji-yong (Lee Hyun-wook) e Kang Ja-kyung (Ok Ja-yeon), e proprio quest'ultima trainerà il racconto portandolo su terreni scivolosi e torbidi. Sia Han che Kang sono figure abbastanza enigmatiche, e il loro ruolo sarà decisivo, portando a pesanti ripercussioni.

Il quadretto familiare però non finisce qui, e pur essendo a capo di storie secondarie più marginali, tutti gli altri comprimari prendono in modo più o meno diretto parte alla storyline principale, intrecciando linee ed archi narrativi che vanno a legarsi anche allo staff delle due residenze denominate Cadenza e Rubato. E se fino a questo momento abbiamo sottolineato l'importanza dei personaggi, sappiate che anche le due tenute e l'area verde nella quale queste si trovano ha importanza, in un'ambientazione che svolge un ruolo attivo all'interno della narrazione svelando zone nascoste che rivelano segreti in grado di spostare il fragile equilibrio familiare.

Qualche pausa di troppo

L'arco narrativo dominante ruota attorno all'omicidio di uno dei protagonisti, e ogni episodio ha il compito di aggiungere un frammento del mosaico fino alle rivelazioni finali. Ovviamente il misterioso assassinio è legato a doppio filo alle tante storie che si intrecciano e ogni capitolo, anche grazie al minutaggio generoso, espande ed esplora i legami tra i protagonisti tessendo una tela che va a confluire nel finale. L'omicidio però è soltanto uno dei motori della storia, visto che l'intera famiglia è il centro di tutto.

Inevitabilmente il tema sociale è ben presente, e il lusso sfrenato del gruppo oltre ai tanti benefici si trascinano dietro problematiche di varia natura. Pur avendo tutto, nessuno dei personaggi è veramente felice, e tra chi si sente inutile e chi tiranneggia facendo valere la sua posizione, raramente la quiete regna sovrana. La tematica riguardante la classe sociale diventa non solo evidente negli atteggiamenti e negli sviluppi narrativi, ma anche nelle scene più leggere e divertenti, nelle quali troviamo spesso la padrona di casa "starnazzare" gridando e dando di matto, seguita a ruota dalla figlia, anch'essa con qualche problema nel controllo della rabbia.

Ricapitolando, ci sono quindi diverse caratteristiche tipiche dei k-drama, partendo dal malsano triangolo amoroso per arrivare ai tanti comportamenti sopra le righe. Nonostante questo, se da una parte gli ingredienti sembrano esserci tutti, restano degli aspetti che non convincono appieno. Primo fra tutti il ritmo: sappiamo che affrontando un k-drama ci troviamo spesso davanti ad una maratona, ma in questo caso al posto dei maratoneti sembrano esserci delle lumache.

La narrazione principale spesso si prende delle pause importanti, e se in parte questo serve ad approfondire il resto, dall'altra alla lunga diventa fin troppo stancante e la curiosità attorno al mistero da risolvere svanisce. Questo anche perché alcune storie secondarie non si integrano perfettamente nel racconto, lasciando alcuni personaggi in un limbo che non li porta da nessuna parte. Un esempio eclatante è la storia amorosa tra Han Soo-hyuk (Cha Hak-yeon) e Kim Yu-yeon (Jung Yi Seo), superflua e poco coinvolgente.

Lo stesso capofamiglia assieme alla moglie e all'unica figlia è solo parzialmente approfondito, rimarcando come molti personaggi secondari siano appena tratteggiati. Nonostante questi difetti a livello di scrittura ci sono diversi aspetti positivi, in particolar modo nella gestione dei tanti intrecci che in alcuni casi si risolvono in modo convincente. Anche per quanto riguarda l'aspetto tecnico la cura generale è di buon livello, e alcune scene in particolare sono ben riuscite.

In conclusione gli amanti dei k-drama potranno sicuramente apprezzare questa serie, anche se in diverse occasioni ci sono dei cali importanti che potrebbero allontanare i meno pazienti. Se in passato avete letto la nostra recensione di It's Okay to not Be Okay, sappiate che quel livello All mine purtroppo non lo raggiunge, soprattutto a causa dell'eccessiva pesantezza di alcuni passaggi. Detto questo la storia nell'insieme è ben strutturata, anche se ci sono limiti che impediscono alla serie di raggiungere le vette del genere.

AllMine Se siete amanti dei k-drama potreste rimanere soddisfatti dall'intricata trama di All Mine, resa ancora più interessante dall'ottima caratterizzazione di alcuni dei protagonisti. Purtroppo una lentezza generale eccessiva e qualche personaggio di troppo impediscono a questa serie di toccare i vertici del genere, e considerando i pregi dei quali abbiamo parlato è sicuramente un peccato. Ci troviamo quindi di fronte ad un prodotto valido, che però potrebbe scoraggiare i meno pazienti.

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