Moon Knight 1x03 Recensione: un episodio contraddittorio

Il nuovo appuntamento con Moon Knight si rivela piuttosto ambivalente, con i già noti punti di forza che continuano a brillare e aggiunte complicate.

Moon Knight 1x03 Recensione: un episodio contraddittorio
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E siamo già giunti a metà del viaggio di Moon Knight, con una puntata che ci ha lasciato per alcuni versi piuttosto perplessi. È stata finora un'esperienza bizzarra, onirica e volutamente confusionaria, nella forma di un puzzle da rimettere insieme pezzo dopo pezzo per comprendere in profondità l'esistenza delicata di Steven/Marc. Sicuramente ad oggi Moon Knight è una delle produzioni più distintive e uniche realizzate dai Marvel Studios, quella con probabilmente più libertà d'azione, nonostante sia sempre immersa nel loro stile molto riconoscibile. Ma è ciò che ha reso la serie entusiasmante, diversa, guidata da un approccio narrativo spezzettato e leggermente straniante, che fa molto leva su dettagli che a volte a malapena vengono accennati o che risultano chiari nei dialoghi stessi e non in infinite spiegazioni - che alla fine non farebbero altro che spezzare il ritmo.

Moon Knight sotto questi aspetti è brillante e, sostenuto oltretutto da una mitologia affascinante in piena espansione, porta dalla sua un'attrattiva e delle conquiste che a tanti altri prodotti targati MCU nel recente passato sono mancate, anche in maniera piuttosto clamorosa. Nella terza puntata, tuttavia, in particolare nella prima parte, viene buttata un quantitativo tale di carne al fuoco da lasciarci interdetti.

Divinità a confronto

Dopo la conclusione dello scorso episodio (qui potete recuperare la nostra recensione di Moon Knight 1x02), ritroviamo Marc (Oscar Isaac) in Egitto sulle tracce di Harrow (Ethan Hawke), in procinto di ritrovare la tomba perduta di Ammit nella sua crociata per far risorgere la divinità e portare il "paradiso" in terra. Una ricerca che subisce subito degli intralci, in quanto Steven non intende darsi per vinto e, se può evitare di far compiere al mercenario ennesime stragi a prescindere dallo scopo, gli metterà i bastoni tra le ruote in continuazione, in un meraviglioso capovolgimento di ruoli rispetto all'esordio. Ora, la prima considerazione che ci sentiamo di fare è proprio quella relativa a Marc: adesso è lui il protagonista, l'attore principale in possesso del corpo ed è impossibile non elogiare ancora una volta l'interpretazione di Isaac, radicalmente differente fin nei minimi dettagli del linguaggio del corpo rispetto al mite e introverso Steven (non ci stancheremo mai di dire che Oscar Isaac è la scelta migliore per Moon Knight).

Marc è risoluto, deciso, a suo modo tormentato e afflitto da una marea di segreti che lo circondano, ma in modi estremamente opposti rispetto alla controparte che resta sempre vigile in qualunque riflesso, persino quello di un coltello. Una dicotomia a dir poco sensazionale che già da sola varrebbe il prezzo del biglietto per l'intero show, moltiplicata ulteriormente dai confronti che si susseguono con Harrow. Se da una parte, infatti, è possibile rimproverare al villain interpretato da un magnetico Hawke di non aver ancora contribuito a consolidare una minaccia tangibile per il nostro disturbato eroe, dall'altra la sua natura melliflua, ambigua e viscida riesce senza problemi a compensare qualunque mancanza.

Il pedaggio dell'universo condiviso

In generale è la costruzione delle sue scene ad essere quasi perfetta, dalle sue entrate in arena al come manipoli con successo chiunque gli si pari di fronte, umano o Dio che sia. Una figura spettrale capace di emergere ogniqualvolta la situazione lo richieda, un fantasma che è impossibile eliminare per quanto appaia quasi debole, culminante in una sequenza finale da brividi; le possibilità per espanderlo e renderlo ancora più temibile sono infinite. Ciò che non funziona è la parte centrale, per così dire, dell'episodio, perché in sostanza è il momento dove Moon Knight espande oltremodo la sua mitologia e, evitando di fare spoiler, le conseguenze delle rivelazioni fatte non ci sembrano ben calcolate.

Lo show guadagna certamente una seducente aura di misticismo e sfrutta appieno il background del personaggio, ma l'universo condiviso esige ancora una volta il suo pedaggio: possibile che ogni volta che si deve inserire un inedito elemento nell'insieme si deve ricorrere per forza all'ormai trito e ritrito "non interferiamo con gli affari degli esseri umani"? Quante altre organizzazioni o gruppi che operano nell'ombra dobbiamo aspettarci ancora? E com'è possibile che simili persone non siano mai state notate? È una soluzione che in alcune circostanze può reggere e, a dir la verità, Moon Knight potrebbe essere uno di quei casi. Al contempo, sono stilemi che da Black Widow stiamo sentendo in continuazione; qui l'MCU ha necessariamente bisogno di nuova linfa.

Moon Knight La terza puntata di Moon Knight si rivela per molti versi ambivalente. Tutti gli elementi che stanno sancendo il successo della serie sono sempre presenti, anzi vengono messi sotto una nuova luce visto che, ad esempio, ora è Marc ad avere il controllo del protagonista e non Steven. E di nuovo Isaac dimostra di essere un attore eccezionale, con un'interpretazione radicalmente diversa da quella cui abbiamo assistito nei primi episodi. E da solo, il contrasto Marc/Steven vale già il prezzo del biglietto per l'intero show, qui reso ancora più feroce. Così come continua a funzionare il villain Harrow, mellifluo, viscido e manipolatore fino all'inverosimile, oltretutto accentuato da un finale di puntata a dir poco drammatico. A non funzionare del tutto è la parte centrale, perché sì, è l'ennesima dimostrazione di come gli autori stiano sfruttando al meglio il background di Moon Knight; è un'operazione che funziona, ma l'universo condiviso esige il suo pedaggio e le conseguenze di ciò che viene mostrato non ci sembrano ben calcolate.