La sensazione, ad ormai solamente due appuntamenti dal termine, è che a Moon Knight manchi sempre quel quid in più, l'ultimo tassello per davvero entrare una volta per tutte nell'olimpo delle produzioni MCU e nel cuore degli appassionati. Se in fondo è vero - e questa quarta puntata lo mette ancora di più in chiaro - che la serie sul Pugno di Khonshu ha sicuramente segnato un cambiamento di toni, tematiche ed anche estetico di non poco conto all'interno dell'ecosistema Marvel, è altrettanto chiaro che la formula di base non sia stata in alcun modo modificata, bensì spinta ai suoi limiti.
E, di conseguenza, si susseguono le solite discussioni sull'umorismo, seppur in Moon Knight sia molto meno presente, qualche buchetto di trama evitabile - il sarcofago dello scorso episodio e soprattutto com'è stato usato fa storcere un po' il naso - e la debolezza nella parte centrale della stagione. Debolezza che non va assolutamente intesa al pari di una mediocrità o di una larga insufficienza, anzi, le avventure di Marc/Steven sono risultate sempre valide e appassionanti; è più che altro una questione di dettagli mancanti o una gestione di determinati scontri che potrebbero risultare molto più a fuoco. Ne nasce allora una quarta puntata molto ricca, estremamente avventurosa e persino disturbante a tratti, con un epilogo che è una lettera di amore ad un fumetto molto particolare e un futuro molto nebuloso ma affascinante.
Una tomba labirintica
Che cosa sarebbe Moon Knight senza Khonshu? Questo sembra essere il dilemma in apertura dopo che la divinità egizia è stata intrappolata nella pietra dagli altri dei per aver di nuovo interferito con il mondo degli esseri umani - qui potete recuperare la nostra recensione di Moon Knight 1X03. Un quesito che purtroppo non ha tempo di essere scavato a fondo, poiché Harrow (Ethan Hawke) ha già raggiunto la tomba di Ammit e potrebbe riuscire a risvegliarla da un secondo all'altro. A Marc/Steven (Oscar Isaac) e Layla (May Calamawy) non resta che sfruttare i frutti del sacrificio di Khonshu e recarsi immediatamente al luogo di riposo eterno della dea, ma qualcosa di sinistro li attende fin dall'entrata. Ecco, per chi nelle ultime settimane aveva sentito ripetere in continuazione il nome di Indiana Jones collegato a Moon Knight senza comprenderne il perché, il motivo è tutto racchiuso in questo episodio, che in fondo non è altro che l'esplorazione di una tomba con lo scopo di ritrovare un preciso manufatto, ovvero l'ushabti (una statuetta funebre) di Ammit.

Ed è esattamente avventuroso, ricco di scoperte fantastiche e piccoli dettagli sull'antica cultura egizia come lo state immaginando, un insieme che qualsiasi fan di Indy non potrà non apprezzare. A dare, però, la spinta realmente decisiva alla puntata è la presenza dell'elemento soprannaturale, di bizzarre presenze che danno vita a sequenze dalla violenza inaudita per gli standard Marvel: non viene mai mostrata di petto e in modo netto, ma vi assicuriamo che di sangue ce ne sarà, con addirittura un piccolo tocco di disgusto che segna un'aggiunta piacevole per la costruzione dell'atmosfera.
La ricerca dell'equilibrio
Sono segnali importanti, dimostrazioni che comunque entro certi limiti i Marvel Studios sono disposti ad andare oltre la loro comfort zone per consegnarci qualcosa di diverso. Moon Knight doveva essere necessariamente la serie su cui bisognava lavorare in tal senso e lo hanno fatto, non glielo si può più negare. In più, l'epilogo per un fan del Marc Spector cartaceo è una piccola miniera d'oro di citazioni e riferimenti all'arco di Jeff Lemire, uno dei più amati e riconoscibili del ciclo moderno di questo enigmatico e meraviglioso personaggio. È anche il momento in cui l'umorismo fa la sua capatina con giusto un passo in più del dovuto proprio sul finale (c'è anche un colpo di scena clamoroso nel finale di Moon Knight 1X04), ma se lo spunto del mettere in dubbio qualunque cosa sia successa venisse portato avanti per un po' e non usato semplicemente come situazione episodica o chicca per i fan, le potenzialità per questo ultimo sprint sarebbero infinite.

Ciò che viene meno in questo episodio è stranamente il dramma interno tra Marc e Steven: molto più spazio viene dato a Layla dopo le piccole rivelazioni di Harrow della settimana scorsa e non è affatto un aspetto negativo, ma vi è una causa forte di attrito anche tra le due personalità del protagonista ed è insoddisfacente vedere accennata solo una volta la loro reazione e nulla più. È il bilanciamento che manca, quello che si era realizzato quasi magicamente nella seconda puntata e che vorremmo esplodesse ancora.