Moon Knight 1x05 Recensione: un episodio doloroso e inaspettato

Moon Knight sforna una puntata per certi versi inaspettata e meravigliosamente dolorosa, ricca e sorprendente. Ma basterà il finale per chiudere tutto?

Moon Knight 1x05 Recensione: un episodio doloroso e inaspettato
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Ad un passo dal gong conclusivo, Moon Knight sforna una puntata per molti versi inaspettata, sebbene non per la sua natura. Intendiamoci, dal primo istante in cui abbiamo intravisto il manicomio si era capito che il prossimo capitolo della storia di Marc e Steven sarebbe stato estremamente incentrato sulla loro psiche, altrimenti non avrebbe avuto molto senso sfruttare nel contesto narrativo attuale l'intuizione geniale del fumetto di Lemire: se gli sceneggiatori hanno scelto di incunearsi in questa strada è perché avevano programmato un episodio - almeno in parte - introspettivo dove sfogare il dramma della loro versione del personaggio.

Ciò che non ci aspettavamo, invece, è che tale natura prendesse possesso dell'intero episodio, evitando persino di dare certezze sul series finale e dimostrando per l'ennesima volta quanto Moon Knight sia disinteressata a seguire molti topoi dei prodotti supereroistici o la cosiddetta formula Marvel, nel bene o nel male.

Ne fuoriesce allora un episodio che definire atipico per l'MCU sarebbe un eufemismo, che si prende i suoi tempi e un doppio piano di "realtà" per dare totalmente spazio a Marc/Steven, ad un sempre più sontuoso Oscar Isaac e alla cruda potenza drammatica di una mente a pezzi. Ed è semplicemente meraviglioso quando preso a sé stante ed al contempo preoccupante per l'ultimo atto.

Realtà o finzione?

Ritroviamo subito Marc (Oscar Isaac) rinchiuso nel Centro Medico di Putnam - qui potete recuperare la nostra recensione di Moon Knight 1x04 - e alle prese con il Dr. Harrow (Ethan Hawke), intento a spiegargli ancora una volta la fragilità e la gravità della sua condizione psichica. Ma Marc, rifiutando di credere che tutto quello che ha vissuto sia stata una mera invenzione della sua mente, continua ad agitarsi e ad agire in modo violento nei confronti della sua supposta nemesi, con l'unico risultato di venire sedato dagli infermieri. Nell'istante stesso in cui il liquido penetra nel suo corpo, però, si risveglia di nuovo al fianco di Steven e al cospetto della dea egizia Taweret, pronta a guidarli nell'aldilà dopo aver rivelato al duo di essere deceduti e a giudicarli sulla bilancia della giustizia - che, come ben sappiamo, farà fatica a giudicarli.

Inizia allora un lungo viaggio a ritroso nella dolorosa e frantumata esistenza di Marc, allo scopo di svelarne i segreti, cercare in qualche modo di accettare un tremendo passato e, così facendo, bilanciare il suo cuore. E partiamo da un presupposto necessario: l'avvio di questo viaggio, almeno a nostro parere, è un po' forzato. Sicuramente è fascinoso, poiché immerso nel cuore pulsante di una cultura religiosa ricca e straordinaria come quella egizia, ma forse sarebbe stato più coerente insistere anche in egual misura sulla voglia di Steven di conoscere finalmente la verità. Le poste in gioco, insomma, sembrano alquanto nebulose e non può essere sempre giustificato sull'altare di un'atmosfera che pretende un certo alone di mistero, bisogna comunque bilanciare le due esigenze.

L'odissea implacabile di Marc

Superato ciò e messo da parte l'ormai classicissimo comic relief che in una produzione targata MCU spunta sempre - in questa puntata neanche tanto fastidioso, anzi ci azzardiamo a definire adorabile Taweret e la sua sporadica presenza - può iniziare un viaggio a dir poco strepitoso. Non manca nulla: un'impronta dolorosa, drammatica e con quell'alone cupo da cui non sembra trasparire alcuna speranza né tantomeno redenzione, elemento cruciale in Moon Knight; una lunga serie di rivelazioni proposte in modi intermittenti e non lineari, inframmezzati da altre sequenze sul piano di realtà del manicomio e del Dr. Harrow che rendono squisitamente lisergico l'insieme; in generale è l'offrire una tragedia nuda e brutalmente onesta, spogliata di qualunque elemento di contorno non necessario, ad elevare davvero questa puntata.

È un'odissea continua e implacabile che si abbatte sullo spettatore e non rimanerne estasiati risulta molto complicato. Quindi, come detto in anteprima, preso a sé stante è un capitolo imperdibile, che tuttavia lascia enormi dubbi per la prossima settimana. C'è ancora tanto da risolvere, dalla liberazione di Khonshu al fermare Harrow, dal rapporto intricato con Layla (May Calamawy) alla questione della terza identità, che la serie ha più volte accennato molto chiaramente. Basterà il finale a chiudere in maniera soddisfacente il cerchio o si ripeterà la fretta deleteria con cui già tante serie Marvel hanno salutato il suo pubblico?

Moon Knight Il quinto appuntamento di Moon Knight si è rivelato per certi versi inaspettato. Non per la sua natura estremamente introspettiva e drammatica, che era alquanto prevedibile dopo l'introduzione del manicomio nella scorsa puntata, che non avrebbe avuto senso sfruttato in modi differenti. Ma non ci aspettavamo che questa natura coprisse l'intero episodio, che alla fine non è altro che un meraviglioso e mastodontico viaggio all'interno della mente a pezzi di Marc, della sua dolorosa esistenza tra traumi giovanili, rimpianti, tragedie familiari e un senso onnipresente di impotenza e redenzione impossibili da ottenere - specialmente questi ultimi elementi cruciali per la costruzione di Moon Knight. È un'odissea implacabile ed è difficile non rimanerne estasiati, che però apre dei dubbi legittimi sul finale della serie: manca un solo capitolo e c'è ancora tanto da risolvere, basterà solo un episodio o ritornerà la maledizione delle chiusure affrettate che tanto spesso hanno caratterizzato le serie del MCU?