Mrs. America recensione: Cate Blanchett è un'antagonista contraddittoria

La serie racconta le lotte femministe negli anni '70 per parlarci dell'oggi e si è rivelata una delle produzioni migliori dell'anno.

Mrs. America recensione: Cate Blanchett è un'antagonista contraddittoria
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Nell'arco di nove episodi, Mrs. America racconta un decennio di battaglie politiche che vertevano sull'emendamento per la parità dei diritti (Equal Rights Amendament, da qui in poi ERA), sfoggiando un cast di prim'ordine e proponendo una narrazione complessa che mette in luce tanto le motivazioni e le contraddizioni di chi vi si opponeva e che vedeva in Phyllis Schlafly (Cate Blanchett) la loro più grande portavoce, quanto quelle del fronte liberale e di alcune delle protagoniste della seconda ondata femminista negli Usa, come Gloria Steinem (Rose Byrne), Shirley Chisholm (Uzo Aduba), Bella Abzug (Margo Martindale), Betty Friedan (Tracey Ullman) e la repubblicana Jill Ruckelshaus (Elizabeth Banks).

La serie, creata da Dahvi Waller, inizia nel 1971, ossia a qualche mese di distanza dalla fine della storia di Mad Men, lo show con protagonista Don Draper del quale condivide in parte lo spirito, considerato anche che la showrunner vi ha partecipato come autrice e produttrice. Entrambe le opere, infatti, mostrano i cambiamenti nella società americana e adottano uno sguardo che cerca di scalfire la superficie e di indagare a fondo i propri protagonisti.


Dopo essere rimasti piacevolmente colpiti dai primi due episodi, come dimostra anteprima di Mrs. America, è giunto il momento di stilare un bilancio conclusivo. In ogni caso, possiamo dire già da ora che la serie è riuscita a mantenere l'equilibrio tra i tanti eventi storici mostrati e l'intimità dei personaggi, senza facili esaltazioni o demonizzazioni. Il tutto, inoltre, è stato impreziosito da performance superlative che difficilmente lasceranno indifferenti gli spettatori.

Giochi di potere

Quasi tutti gli episodi di Mrs. America sono intitolati con il nome dei personaggi che ne rappresenteranno il focus, portandoci di volta in volta in momenti diversi della lotta per l'approvazione dell'ERA, che per essere introdotta nella costituzione necessita di essere ratificata in almeno 38 stati. Fanno eccezione gli ultimi due episodi, con l'ottavo intitolato Houston e incentrato sul personaggio fittizio di Alice, interpretata da un'ottima Sarah Paulson, ma soprattutto l'ultimo, Reagan, nel quale assistiamo alla fine dell'ondata progressista degli anni Settanta, un'epoca dove un emendamento come l'ERA veniva sostenuto sia da democratici che repubblicani.

Un ruolo importante nella vittoria di Reagan è stato giocato proprio da Phyllis Schlafly, grazie al seguito generatosi mentre era impegnata a combattere l'ERA. Ed è con un episodio incentrato proprio su Schlafly che si apre la serie, ponendo le basi per una battaglia nella quale non si sente davvero coinvolta, ma che per lei è l'unico modo per essere ascoltata e soprattutto provare a conquistare il potere.

La sua è una campagna politica contraddittoria e ipocrita e la serie ce lo ricorda lungo tutto l'arco narrativo, mettendo in luce l'ambiguità di un personaggio capace di dare una spinta decisiva all'ossimorica "rivoluzione conservatrice". Bella Abzug. per esempio, osserva che Schlafly "è una dannata femminista, probabilmente è la donna più emancipata negli Usa", eppure il suo campo visivo è distorto. Nelle interviste e nella sua newsletter Schlafly avverte sui presunti pericoli della deriva femminista e sostiene che il posto della donna sia in cucina e a fare da madre; eppure lei è una donna che lavora, così come le sue collaboratrici.

Ha sviluppato competenze, le mette in pratica e non riesce ad uscire da questa contraddizione insita nelle sue parole ed azioni. Schlafly è tanto forte e determinata quanto offuscata dalla ricerca di un riconoscimento politico (che passa dall'approvazione degli uomini) ed è anche per questo che accetterà nel suo movimento gruppi religiosi fondamentalisti e chiuderà un occhio sul coinvolgimento e sull'appoggio del Ku Klux Klan, pur cercando di non far venire alla luce questo legame.

Contro Schlafly troviamo il gruppo di femministe liberali che appoggiano l'ERA e che inizialmente sottovalutano la pericolosità e la forza d'animo della loro avversaria. Anche in questo caso, gli autori non si limitano ad elogiare la bontà della loro posizione nei confronti dei diritti delle donne, ma mettono in scena tutte le problematiche del movimento.

Non è infatti un caso che la serie si concentri, per quanto riguarda il fronte contrario all'ERA, su Phyllis Schlafly, mentre invece si soffermi sulle varie protagoniste del fronte liberale, ognuna portatrice di un diverso aspetto della conquista dei diritti per le donne e non solo. Nel fare questo, si richiama il diverso modo di agire delle due parti contrapposte: Il movimento "Stop ERA", nonostante alcune discussioni interne, si presenta come un gruppo compatto e guidato da un'unica voce.

Le pro-Era, invece, sono divise da diverse correnti a approcci: c'è Friedan, attivista e autrice del saggio La mistica della femminilità (che ha dato la spinta alla seconda ondata femminista) che è conosciuta per le sue posizioni poco accomodanti nei confronti delle lesbiche; c'è Shirley Chisholm, la prima donna nera eletta al Congresso, che viene accusata di mettere i diritti delle donne davanti a quelli della comunità nera; c'è chi non vorrebbe scendere a compromessi e chi crede che servano per poter ottenere dei risultati senza perdere l'appoggio degli uomini in politica, perché dei cambiamenti troppo repentini potrebbero farli sentire troppo minacciati e dunque sarebbe meglio procedere per gradi.

"Il potere non concede nulla" è uno dei concetti più importanti espressi dallo show e riecheggerà per tutto il corso degli episodi; entrambi i fronti devono fare i conti con il fatto che la politica è in mano agli uomini e che le donne hanno libertà d'azione fintanto che non sembra concretizzarsi l'ipotesi che possano rosicchiare una fetta di potere e ottenere così i propri spazi in un mondo che le vuole fuori dalle stanze in cui vengono prese le decisioni.

La genesi della nuova ondata conservatrice

Anche se Schlafly si fa strada a suon di dibattiti in cui fa proclami che non hanno attinenza con i fatti, buttando le discussioni sul personale e sulla componente emozionale, non disdegnando le prese in giro delle sue avversarie, alla fine otterrà una vittoria soltanto parziale. Sebbene sia riuscita a fermare l'ERA e a contribuire all'elezione di Reagan, la sua è una sconfitta personale, perché pur essendo "prescelta da Dio" nella sua missione, viene esclusa dal mondo politico e non ottiene quel ruolo che tanto avrebbe voluto nell'amministrazione del nuovo presidente. "Suppongo di avere un problema con le donne", le rivela Reagan al telefono, riferendosi ai pochi supporti avuti durante le elezioni, e di fatto la rimanda a quel ruolo che Schlafly stessa promuoveva per le donne, ossia di custode del focolare.

Così colei che viene definita "americana come la torta di mele" ha il suo commiato dallo show mentre si trova in cucina a preparare il più tipico dei dolci americani. Nonostante ciò, i suoi modi di agire e gli strumenti retorici adottati sono quelli che hanno piantato i semi del nuovo corso repubblicano e non mancano di certo i collegamenti con Donald Trump, a partire dalla spilla che sfoggia durante la campagna presidenziale, con il motto Let's Make America Great Again, analogo a quello usato da Trump durante la campagna presidenziale del 2016, fino ad arrivare alla scritta che ci informa del suo ultimo libro, "The Conservative Case for Donald Trump", pubblicato il giorno dopo la sua morte e due mesi prima dell'elezione di Trump nel 2017.

Nel complesso, Mrs. America è una serie di ottima fattura che ci fornisce un quadro delle dinamiche in gioco negli anni Settanta per quanto concerne le questioni dei diritti delle donne e ci mostra quanto quest'ultime abbiano un'influenza ancor oggi. Le attrici principali, poi, ci sono parse in stato di grazia ed è quasi un peccato che i loro personaggi siano protagonisti di un solo episodio dedicato a ciascuna, quando probabilmente avrebbero una stagione intera per approfondire i loro archi narrativi.

I pregi della serie, inoltre, non si limitano alla scrittura e alle prove attoriali: la regia è precisa e attenta nel sottolineare i moti interiori dei personaggi, mentre le scenografie e i costumi ci catapultano negli anni in cui è ambientata e contribuiscono alla resa qualitativa del prodotto, che non sfigura vicino a serie storiche come la già citata Mad Men, ma anche The Deuce o The Marvelous Mrs. Maisel. Anche le scelte musicali ci hanno convinto; mai banali e anzi capaci di impreziosire ciò che sta avvenendo a schermo. Infine, nonostante l'importanza dei temi trattati, Mrs. America non risulta pesante e anzi si concede diversi momenti ironici e qualche gag ricorrente, come Friedan che non riesce mai a pronunciare correttamente Schlafly, il tutto a beneficio di un buon ritmo per tutta la durata della stagione.

Mrs. America La serie targata FX e pubblicata in Italia su Timvision è una ricostruzione storica con lo sguardo rivolto al presente, che ci dimostra come molte delle lotte femministe degli anni '70 siano in corso ancora oggi e come le dinamiche in atto non siano poi così tanto diverse. Complici l’ottimo cast e una scrittura sempre a fuoco, Mrs. America si è rivelato uno degli show più interessanti di questo 2020, soprattutto perché non si è fatto problemi nel mostrare le contraddizioni di un personaggio come quello della Schlafly, pur evitando un facile tiro al bersaglio.

8.5