Mythic Quest 2 Recensione: la clamorosa seconda annata della comedy Ubisoft

La seconda stagione di Mythic Quest è una straordinaria prova di forza, per una comedy rivelatasi tra le migliori degli ultimi anni.

Mythic Quest 2 Recensione: la clamorosa seconda annata della comedy Ubisoft
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10 giugno 2019, Los Angeles, vetrina dell'E3, la più importante fiera videoludica dell'anno. Durante la conferenza Ubisoft succede qualcosa di insolito: iniziano a risuonare le note della sigla della celebre sitcom C'è sempre il sole a Philadelphia e Rob McElhenney in persona, uno dei protagonisti nonché creatore dello show, si presenta. Almeno all'inizio nulla di così strano; d'altronde poche ore prima Microsoft aveva portato sul palco Keanu Reeves per presentare Cyberpunk 2077 e il suo coinvolgimento nel gioco. McElhenney inizia infatti un discorso piuttosto standard in cui dichiara il suo amore per il medium, aggiungendo però di volerlo dimostrare nell'unico modo da lui conosciuto, ovvero realizzare una serie tv. Qui nasce ufficialmente Mythic Quest, accolto sia con hype che molta e feroce freddezza.

La comedy, che trova la sua dimora su Apple TV+, diventa persino oggetto di meme prima ancora della messa in onda, con molti utenti che scherzano e la definiscono una serie buggata, riportando in auge lo stato non proprio eccelso e pulito con cui sono stati sfornati alcuni capitoli di Assassin's Creed, altro colossale franchise di Ubisoft. Ebbene, due anni sono passati, Mythic Quest ha appena chiuso la sua seconda stagione e si è consacrato come uno dei migliori prodotti attualmente presenti sul mercato, annichilendo ogni dubbio. Chi ancora ne avesse, è invitato a leggere la nostra recensione di Mythic Quest e la recensione dello speciale quarantena di Mythic Quest, prima di proseguire nella lettura.

Un approccio diverso

La seconda stagione dello show Apple parte e si sviluppa in un modo estremamente differente dalla prima: l'esordio ci aveva fatto conoscere i protagonisti - il fittizio studio di sviluppo dietro l'altrettanto fittizio Mythic Quest, il più grande MMORPG in circolazione - in un momento particolarmente delicato, cioè sull'orlo di lanciare la più imponente espansione per la loro creatura. Un arco narrativo che introduceva brillantemente i suoi attori principali e toccava, sempre con uno strato di leggerezza in quanto Mythic Quest è una comedy pura, alcune delle tematiche più delicate relative al mondo dell'industria videoludica.

Non mancavano dunque episodi dedicati alla percezione pubblica, all'importanza massimizzare l'influenza degli streamer, al terribile fenomeno - ancora troppo attuale - del crunch durante lo sviluppo e il ruolo della donna in un'industria prevalentemente maschile. Senza mai andare eccessivamente in profondità, Mythic Quest gestiva questo insieme in maniera coesa, fresca, efficace, trovando un equilibrio godibile tra le situazioni tipiche di una commedia e gli argomenti unici che un'ambientazione poco sfruttata nell'universo seriale poteva garantire.

Una struttura che sicuramente rischiava poco e preferiva più che altro gettare delle solide fondamenta. Scelta comprensibile per un primo atto. Fondamenta che la seconda stagione non poteva sfruttare meglio, grazie alla differente inquadratura degli eventi: infatti ritroviamo i vari Ian (Rob McElhenney), Poppy (Charlotte Nicdao), David (David Hornsby), Brad (Danny Pudi) e Jo (Jessie Ennis) in un momento ben più rilassato, poiché bisogna iniziare a lavorare sulla nuova espansione. Nessun concept specifico in mente, nessuna nuova idea, neanche un titolo provvisorio, bisogna ripartire da zero come ogni volta.

Se la serie stessa spinge naturalmente verso un contesto del genere, è chiaro che non ci saranno vicende grandiose, stress per rispettare la deadline, fibrillazione nel far vedere ai giocatori il duro lavoro di anni. Il focus allora si restringe avendo una sola valvola di sfogo, i protagonisti. Che strada ha intrapreso Mythic Quest per non far sembrare questo processo un impoverimento ed evitare dei più comodi salti temporali, rischiando tuttavia di proporre un more of the same?

Un treno inarrestabile di creatività

Lo diciamo da anni, una comedy funziona solo se funzionano i suoi personaggi, non c'è altra soluzione o via magica. McElhenney ha sfruttato l'inizio più lento e compassato per intavolare, insieme a qualche piccola e piacevole storyline secondaria, alla perfezione il tema portante della stagione: lo sforzo creativo. Anzi, ancora meglio, il lato oscuro dello sforzo creativo, le scorie generate dal non riuscire a rispettare le aspettative - sia altrui che proprie - e l'ansia distruttiva che può produrre un periodo di sterilità.

Mythic Quest insomma ha saldato e fuso insieme la tematica centrale di stagione con il suo inevitabile cuore pulsante, i suoi personaggi, con il risultato di sfornare una serie di puntate straordinarie per profondità, carisma, armonia tra le gag più basilari e battute argute, nonché commenti estremamente lucidi su questioni come il femminismo o l'idea che del videogioco ha un pubblico molto casual e generalista.

In sostanza dopo un paio di puntate di assestamento - forse definibili a tutti gli effetti anche un po' sottotono rispetto al resto, come scrivevamo nella nostra anteprima di Mythic Quest 2 - la comedy Apple ingrana la marcia e offre una delle più robuste ed entusiasmanti prove di forza che si siano viste di recente nel mondo seriale: episodio dopo episodio c'è una continua vena creativa nella situazioni proposte, nelle strutture sfruttate, nei dialoghi messi in scena, negli scontri che si vengono a creare. Una puntata vede i protagonisti chiusi in una sola stanza per tutta la sua durata, altre due propongono una strepitosa quanto commovente ed inaspettata backstory, fino ad giungere ad un finale che stravolge totalmente le carte in tavola.

La seconda stagione di Mythic Quest è una miniera inesauribile di idee, dense e prive di momenti spenti o di pausa, che dona allo spettatore almeno 4-5 sequenze da pelle d'oca, travolgenti o per il loro umorismo dirompente o per i risvolti drammatici, per le ripercussioni di una "semplice" verità detta al momento giusto - scene in cui irrompe squisitamente la forza della sola linea di dialogo, senza musica di accompagnamento o altri trucchetti. Qualche storyline secondaria magari sfiora troppo le vette del grottesco, che stonano con il tono dominante la stagione, ma raggiungono il loro scopo di leggere interruzioni comiche per far respirare alcuni gravi confronti. Alla sua seconda stagione, Mythic Quest è già sbocciata e siamo ansiosi di vederne il futuro.

Mythic Quest: Raven's Banquet La seconda stagione di Mythic Quest consacra la serie Apple in collaborazione con Ubisoft come una delle migliori comedy attualmente presenti sul mercato. Un arco narrativo che prende le già solide ed eccellenti basi della prima stagione e le sfrutta al massimo, concentrando l'intera stagione su un unico tema centrale declinato in modi diversi: il lato oscuro dello sforzo creativo e fino a quanto possa essere nocivo. Dopo un paio di puntate di assestamento, in realtà un po' sottotono ma necessarie per intavolare le giuste situazioni, Mythic Quest sforna una serie di episodi semplicemente straordinari per profondità, carisma, drammaticità ed umorismo vario e diversificato. Un treno inarrestabile che sfrutta un quantitativo incredibile di situazioni, strutture, dialoghi, scontri tra i protagonisti, puntate interamente dedicate ad una commovente backstory, fino a sfociare in un finale che cambia drasticamente qualunque cosa. Una delle migliori prove di forza degli ultimi anni, senza dubbio.

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