Naomi Osaka Recensione: la nuova docuserie sportiva Netflix

Naomi Osaka, giovane campionessa di tennis, è la protagonista di una miniserie capace di aprire numerosi ed interessanti spunti di riflessione.

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Netflix, da sempre attenta nel proporre al pubblico le più disparate docuserie, questa volta ha deciso di puntare su Naomi Osaka, prima tennista asiatica a guadagnare la posizione numero uno del ranking WTA, l'atleta giapponese che doveva essere uno dei simboli di Tokyo 2020, ma che ha dovuto inaspettatamente cedere, sconfitta dalla modesta Vondrousova.

L'opera, tra le ultime uscite Netflix di luglio 2021, trasporta lo spettatore in un viaggio nel mondo del tennis, facendoci conoscere da vicino non solo le vittorie ma anche le sconfitte della campionessa, puntando su una sorta di docu-reality capace di far trasparire non solo il lato più propriamente sportivo di Naomi, ma anche quello umano. Diretta da Garret Bradley, la miniserie si compone di tre episodi dalla durata di circa quaranta minuti ciascuno, capaci di appassionare tanto gli amanti del tennis quanto chi non segue minimamente lo sport in questione.

Impegno e dedizione

Il tennis è uno sport particolare, in cui ci si ritrova soli davanti al proprio avversario, senza poter contare sul supporto della squadra. La partita in campo non diviene così solo uno scontro fisico tra due atleti ma anche, anzi forse soprattutto, mentale, come indicato da numerosi campioni della storia di questo sport, tra cui Naomi Osaka, astro nascente che proprio in questi ultimi anni ha visto la sua popolarità crescere a dismisura.

Il documentario ci porta nella vita della tennista senza però soffermarsi più di tanto sulla sua infanzia, scegliendo invece di porre il focus sui suoi più recenti successi. Durante il corso dei tre episodi vedremo vari spezzoni di alcune delle sue partite più rilevanti, come ad esempio la vittoria su Serena Williams agli US Open del 2018, così da rendere la stessa Osaka la prima tennista asiatica ad aggiudicarsi un Grande Slam. L'opera, che potrebbe risultare adatta esclusivamente agli amanti del tennis, in realtà appare interessante anche ai non avvezzi allo sport proprio per la sua natura profondamente introspettiva, visto che in numerosi momenti vedremo la stessa Osaka parlare della sua vita, dei suoi sacrifici e dei suoi dubbi riguardo le partite da lei disputate in prima persona.

Nei tre episodi della docuserie assistiamo da vicino a tutta l'immensa forza di volontà necessaria per raggiungere traguardi tanto straordinari, partendo dagli infiniti allenamenti - la stessa Osaka dirà a un certo punto di sentirsi un robot in seguito alle azioni meccaniche da ripetere all'infinito per arrivare alla perfezione - alla forza mentale necessaria a superare i momenti di maggiore difficoltà. La protagonista, capace di incarnare perfettamente l'idea stessa di multiculturalità (la madre è giapponese mentre suo padre haitiano), è riuscita a diventare un vero e proprio punto di riferimento del tennis recente anche per il suo modo di porsi, sempre estremamente pacato e umile.

La serie pone l'accento anche su questo aspetto, mostrandoci quanto la fama raggiunta in modo improvviso possa in realtà cambiare drasticamente la vita di una persona, cosa che però non è successo alla protagonista, capace di gestire le luci della ribalta senza venirne travolta, nonostante l'enorme pressione accumulata. È lei stessa a dire che prima delle grandi vittorie a nessuno interessava davvero se vinceva o perdeva, particolare capace di ribadire ancora una volta la forza mentale necessaria a gestire una carriera del genere, dentro e fuori dal campo.

Il potere della consapevolezza

La tennista, durante lo scorrere degli episodi, mostrerà al tempo stesso anche i suoi lati più fragili, parlando di quanto sia difficile in realtà mantenere la concentrazione sempre e comunque per ottenere il massimo risultato, cercando di focalizzarsi al massimo su un unico obiettivo: vincere. I tre episodi, che forse potranno risultare leggermente compassati in alcuni punti a livello di ritmo, riescono comunque ad apparire interessanti per i numerosi spunti di riflessione presenti al loro interno.

È stato dato ad esempio ampio spazio anche alla tematica del razzismo, basti pensare ad esempio alla presa di consapevolezza della stessa Naomi, che da un certo punto in avanti della sua carriera (anche in virtù della visibilità ricevuta) ha deciso di prendere posizioni precise riguardo fatti recenti estremamente rilevanti, come il caso legato alla morte di George Floyd.

Seppur ovviamente la docuserie sia basata sulla tennista, forse si sarebbe dovuto dare un leggero spazio in più anche alle persone a lei attorno anche a livello di staff, per far davvero luce su quante persone si attivino per portare non solo Naomi, ma tutti gli atleti più grandi del mondo, a livelli impensabili per i "comuni" mortali.

Il lato profondamente umano della giovane tennista emerge comunque in numerose occasioni, attraverso alcune scene anche dal forte impatto emotivo, come ad esempio quando la stessa Naomi (nonostante i traguardi raggiunti rispetto alla sua giovane età) domanda alla madre se ha fatto abbastanza, sintomo di un'attitudine mentale all'automiglioramento costante capace forse di nascondere al suo interno anche un pizzico di follia, ma che alla fine solo i grandi campioni sono in grado di possedere.

Naomi Osaka Naomi Osaka, pur ruotando attorno al mondo del tennis, risulta in realtà un'opera pensata non solo per parlare agli appassionati di questo sport ma anche ad un pubblico molto più vasto, grazie al ritratto di una giovane campionessa che si è ritrovata di punto in bianco a gestire la fama a livello mondiale in un modo a tratti inaspettato. Nonostante qualche lieve incertezza nel ritmo, questa miniserie in tre episodi è un ottimo modo per avvicinare una vasta platea di persone al mondo del tennis, attraverso una protagonista estremamente umile ed empatica.

7.5