Recensione Neverland

Un prequel sulle avventure di Peter Pan! Neverland è una miniserie che si allontana dal testo originale, deludendo un po' le aspettative

Recensione Neverland
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Nick Willing firma per la terza volta una mini serie televisiva per il canale statunitense SyFy e, dopo essersi ispirato ad Alice nel paese delle meraviglie e Il mago di Oz, ha deciso di realizzare un prequel dedicato alla storia di Peter Pan. Un progetto potenzialmente interessante ma che avrebbe dovuto essere supportato da una sceneggiatura in grado di rispettare l'originale e mantenere l'atmosfera magica che ha incantato generazioni di lettori. Sfortunatamente la mini serie Neverland, divisa in due puntate, è un insieme poco omogeneo di ispirazioni letterarie e cinematografiche che nemmeno un buon cast può salvare dall'inevitabile insuccesso.

Un mondo magico in pericolo

La storia narrata in Neverland inizia con un breve prologo che introduce un mondo fatato ed un gruppo di pirati del 1800 che trovano in un bottino una misteriosa sfera che li fa sparire. L'azione si sposta poi a Londra nei primi anni del Novecento con la presentazione di Peter e i suoi amici, i futuri Bambini sperduti, impegnati a liberare uno di loro arrestato dalla polizia. Il gruppo di ragazzini è infatti una banda di giovani criminali che agisce sotto la guida di Jimmy Hook, un truffatore che ha accolto gli orfani e ha insegnato loro come difendersi e rubare. Una notte Peter decide di introdursi con il resto del gruppo all'interno di una famosa gioielleria per dimostrare a Jimmy, che considera quasi un padre, di essere all'altezza dei compiti più difficili e pericolosi e renderlo orgoglioso. Entrata con astuzia nel negozio, la banda guidata da Peter viene però scoperta dall'uomo che recupera all'interno della cassaforte quello che stava cercando: la misteriosa sfera che fa scomparire lui e i ragazzi come accaduto in precedenza con i pirati. Peter, che non era presente nella stanza, cerca di capire cosa sia successo e scopre che la sfera ha il potere di trasportare in un altro mondo. Il ragazzo decide così di andare in cerca dei suoi amici che, nel frattempo, sono stati rapiti dai pirati. Solo uno dei bimbi si è salvato, Fox. I due però devono affrontare subito una nuova minaccia: delle strane creature volanti che li inseguono fino ai confini del territorio abitato da una tribù di indiani. Sulla nave dei pirati intanto Jimmy fa la conoscenza del capitano Elizabeth Bonny: una donna sexy e determinata che vuole convincerlo ad aiutarla a scoprire i poteri della polvere fatata che fa volare gli spiriti degli alberi che vivono nella foresta protetti dagli indiani.
Peter prosegue determinato nel portare avanti il suo piano di salvataggio con lo scopo di tornare a Londra, ignaro del fatto che Hook ha invece deciso di allearsi con Elizabeth e seguirla nella sua ricerca di potere.
La complicata situazione porterà a galla segreti del passato di Jimmy Hook, spiegherà l'origine della magia che esiste a Neverland e mostrerà l'origine dei personaggi di Peter Pan e Capitan Uncino.

Una sceneggiatura con troppi difetti

Il britannico Nick Willing, il regista e sceneggiatore di Neverland, torna a lavorare per SyFy dopo Ritorno al mondo di Oz del 2007 e Alice, trasmesso nel 2009. In entrambi i casi Willing aveva realizzato una propria versione dei due classici della letteratura, ottenendo dei giudizi contrastanti tra chi aveva apprezzato le sue idee e chi al contrario non aveva amato le personali scelte portate sullo schermo. Uno dei possibili problemi nello sfruttare protagonisti e storie conosciute e amate da tante generazioni diverse è proprio quello di non riuscire a convincere gli spettatori che conoscono alla perfezione il mondo che si va a modificare. L'originalità deve essere supportata da una sceneggiatura forte e da un cast artistico e tecnico di talento se vuole risultare convincente. In Neverland, come nelle precedenti due mini serie, gli ultimi due elementi sono presenti ma i loro sforzi vengono vanificati da una storia al limite dell'assurdo che sembra abbia rubato idee da libri e film e le abbia messe insieme sperando di dare un senso al risultato finale. Diventa quasi inevitabile associare diverse sequenze ad altre opere cinematografiche e letterarie: l'inizio ricorda Oliver Twist, i pirati che vogliono distruggere l'equilibrio naturale Avatar, il destino di uno dei personaggi principali ricorda Indiana Jones e l'ultima crociata (senza svelare il nome per non rovinare la sorpresa a chi guarderà), le prime esperienze di volo di Peter sono simili a quelle di Harry Potter... Se l'idea di un prequel poteva essere sulla carta accattivante, il suo svolgimento è fumoso ed inconsistente senza nemmeno sottolineare le parti dell'intreccio che superano il limite tra sci-fi e assurdo (solo per fare un esempio: l'alchimista di Elisabetta I). La scelta di realizzare un prequel con questa trama così approssimativa risulta ancora più incomprensibile dato che lo scrittore J.M. Barrie aveva già narrato i primi anni di Peter in Peter Pan nei Giardini di Kensigton, racconto senza alcun punto di contatto con Neverland.

Attori di talento ma personaggi poco convincenti

A favore della visione di Neverland c'è invece il cast. Rhys Ifans interpreta senza sbavature il personaggio di James Hook e le scene con Peter, anche quelle dai dialoghi più improbabili, hanno sempre la giusta intensità. Charlie Rowe è un Peter Pan leale, intraprendente, pieno di inventiva e con la giusta dose di testardaggine. Bob Hoskins ritorna a vestire gli abiti di Spugna dopo l'esperienza cinematografica di Hook ed è un peccato che il suo ruolo non abbia avuto maggior spazio in questa mini serie. Qualche perplessità le riserva l'utilizzo del cast femminile a causa della poco profondità con cui sono stati delineati sulla sceneggiatura i loro ruoli. Il personaggio di Elizabeth Bonny affidato a Anna Friel è privo di sfumature e limitato ad un registro sexy e malvagio. Risulta poi difficile credere al romanticismo tra l'indiana Aaya interpretata da Q'orianka Kilcher (The New World) e Peter Pan. Del tutto sprecata, infine, la partecipazione di Keira Knightley come doppiatrice di Campanellino (Tinkerbell): pochi i momenti in cui interviene e visivamente non c'è somiglianza tra l'attrice e la creatura fatata creata con la computer graphic.

Un buon cast tecnico

Considerando la destinazione televisiva, Neverland è un prodotto di medio livello anche dal punto di vista tecnico. Gli effetti speciali sono di buona qualità nella maggior parte delle sequenze, mentre in altre le ambientazioni e i personaggi risultano troppo artificiali. Si distinguono positivamente la creazione visivamente molto spettacolare della città creata dalla crescita degli alberi.
La regia di Nick Willing ha un buon ritmo e uno stile lineare che ben si adatta alla durata delle due parti in cui si divide Neverland. Il montaggio rende facile seguire la trama e alterna bene i diversi piani narrativi delle due fazioni che si scontrano sul pianeta-isola. La colonna sonora di Ronan Hardiman risulta infine poco incisiva ma risente dell'inevitabile confronto con il maestro John Williams e le musiche da lui composte per Hook, il film diretto da Steven Spielberg nel 1991.

Neverland Se ci si dimentica per quasi tre ore della storia di Peter Pan come la si conosce, Neverland è intrattenimento televisivo di buon livello. La trama ricca di elementi fantascientifici riserva una buona dose di sorprese e le due puntate scorrono veloci senza risultare noiose. Quello che manca alla mini serie di SyFy è però la magia che ha sempre accompagnato Peter e il suo mondo. J.M. Barrie forse non aveva rivelato tutti i segreti dei protagonisti e dell'Isola che non c'è, ma chiunque si avvicinasse alla sua storia poteva riempire con la propria immaginazione e fantasia i vari spazi bianchi. Non si esclude affatto che a qualcuno potrà piacere molto questa voglia di avere una spiegazione dettagliata delle origini e dei legami tra i personaggi; rimane tuttavia l'impressione che conoscere i segreti di una magia ne distrugga l'effetto finale sul pubblico, sopratutto se la spiegazione è troppo confusa e rispetta ben poco l'opera letteraria a cui si ispira.