Non Ho Mai 2 Recensione: eccessi e assurdità per dipingere la realtà

La seconda stagione di Non Ho Mai... si affida all'eccesso e al paradossale per portare in scena problemi reali, riuscendo nell'impresa.

Non Ho Mai 2 Recensione: eccessi e assurdità per dipingere la realtà
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Come vi avevamo anticipato nel first look di Non Ho Mai... 2, il secondo appuntamento con la serie Netflix ideata da Mindy Kaling e Lang Fisher prometteva di essere ancor più fuori di testa del primo, con una direzione creativa che puntava chiaramente ad amplificare e portare al massimo tutto ciò che avevamo visto in precedenza, cercando di conquistare definitivamente i cuori degli spettatori. Ma ci sarà riuscita?

Devi Vishwakumar (Maitreyi Ramakrishnan) torna in grande stile sugli schermi degli abbonati Netflix, forte del successo di una prima stagione all'insegna di una sana ironia, ribaltamenti degli stereotipi e una rappresentazione della realtà tanto assurda da risultare inspiegabilmente ancor più credibile e con cui viene sorprendentemente facile connettersi. Tutti fattori che ritroviamo nella seconda stagione in copiose quantità, e che continuano a giocare favore del prodotto, seppur in modo più scostante. Prima di proseguire nella lettura, vi consigliamo di rinfrescarvi la memoria sulla prima stagione di questo show con la nostra recensione di Non Ho Mai... e ovviamente vi invitiamo a recuperare tutte le altre uscite Netflix di luglio.

Marachelle, Malintesi e Misfatti

Quando si preme per la prima volta il tasto play su Non Ho Mai..., difficilmente ci si aspetta di trovarsi di fronte una ragazza di origini indiane, alla quale è da poco morto il padre, che si presenta dal ragazzo più popolare della scuola (Darren Barnet) per chiedergli di fare sesso con lei, che prende a calci i cestini e gli armadietti ogni volta che qualcosa la fa particolarmente arrabbiare e che riesce persino a farsi mordere da un coyote.

Soprattutto considerando la severa educazione a cui viene sottoposta dalla rigorosa madre (Poorna Jagannathan) ligia alle tradizioni di famiglia e della propria cultura, che non le permette di avere ragazzi in casa e che è convinta che lavorare alla catena di fast food Jersey Mike's sia un destino peggiore del finire in prigione. Ma la serie Netflix era riuscita a rendere verosimili e ad amalgamare al meglio tutti questi elementi, portando sullo schermo anche le più gravose questioni, come la ricerca identitaria e l'elaborazione del lutto, in maniera fresca e innovativa, in quella che risultava essere in tutto e per tutto una vera storia di formazione. In questa seconda stagione, l'intento è quello di proseguire sulla stessa scia, focalizzando l'attenzione sulla crescita personale non solo di Devi, ma anche dei vari personaggi incontrati finora, a partire dalla madre Nalini, che a un anno dalla morte del marito è insicura sulla strada da prendere quando le si presenterà l'opportunità di una relazione con un collega, o dell'atleta Paxton, stufo di essere visto solo come un bel ragazzo il cui unico pregio è l'essere "il più figo" della scuola.

Aggiungiamoci poi la nuova arrivata, Aneesa (Megan Suri), che sarà fonte di numerosi spunti narrativi essendo, come la descrive Devi, "l'altra ragazza indiana della scuola, più carina e più cool". Tuttavia, è Devi quella che dovrà imparare come affrontare i suoi problemi senza ricorrere alle più catastrofiche delle risposte, volontarie o meno, che sono solite mettere lei e gli altri nei guai.

E dopo una prima stagione passata a cercare di fare esattamente ciò, anche con l'aiuto della terapista Dr. Jamie Ryan (una fantastica Niecy Nash che non si smentisce neanche in questo caso), la ragazza non ricadrà certo ancora e ancora negli stessi errori, vero? Sbagliato. Nei nuovi episodi Devi ne combinerà di così grosse, che verrà persino coniata l'espressione "fare una Devata" per indicare quanto disastrose possono essere certe sue idee.

Eccessi e paradossi che funzionano... Il più delle volte

È proprio questo, infatti, uno dei punti di forza, ma allo stesso anche una delle debolezze della nuova stagione di Non Ho Mai...: ripetere una formula vincente, portandola (ancor più) all'eccesso. Se da un lato questa si può definire una caratteristica portante della serie, e in un sequel non può certo diluirsi o essere da meno del precedente capitolo, dall'altro riuscire a mantenere l'equilibrio tra il paradossale e il verosimile è un esercizio di stile davvero complicato, che in alcuni casi riesce meglio che in altri, dove rischia di sembrare ridondante.

E la seconda stagione dello show, pur cavandosela in linea di massima abbastanza bene su questo fronte, risente forse di un eccesso di minuti a disposizione, con 10 episodi che a questo punto sarebbero potuti benissimo essere 8, senza troppo rancore da parte dello spettatore che, per quanto affezionato ai personaggi e alle dinamiche della serie, avrebbe probabilmente potuto anche fare a meno di quei 50 minuti di melodrammi in più.

Va comunque detto che, alla fine, pur non distanziandoci troppo dagli schemi della passata stagione, il punto di arrivo di Non Ho Mai... 2 dà la sensazione di essere decisamente "guadagnato", dopo tutte le peripezie che i nostri, e ovviamente Devi, hanno affrontato fino a questo momento. La vera impresa, ora, sarà riuscire a non perdere colpi con un'eventuale terza stagione, che dovrà giocoforza rinnovarsi e prendere maggiori rischi per non cadere vittima dell'"effetto minestra riscaldata", sia dal punto di vista della regia, sia, principalmente, da quello della sceneggiatura.

NeverHaveIEver La seconda stagione di Non Ho Mai... si dimostra una valida erede della precedente, seppur colpevole, in alcune istanze, di calcare troppo la mano sullo stile e gli elementi che la contraddistinguono. Con un numero inferiore di episodi avrebbe forse potuto brillare ancora di più, ma anche così facendo porta a termine la missione che ogni nuova stagione di uno show si prefigge: tenere alta l'attenzione dello spettatore e fargli desiderare un altro appuntamento.

7.5