Non Siamo Più Vivi Recensione: il k-horror Netflix è il nuovo Squid Game?

Continua la cavalcata delle produzioni coreane con questo nuovo k-drama horror ambientato in un liceo durante un'apocalisse zombie.

Non Siamo Più Vivi Recensione: il k-horror Netflix è il nuovo Squid Game?
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È quasi ormai superfluo rimarcare l'importanza che le produzioni coreane stanno assumendo nelle nostre abitudini di visione, sia televisive che cinematografiche. Si potrebbe ricondurre l'inizio di questa passione al fenomeno descritto nella recensione di Parasite, il lungometraggio di Bong Joon-ho vincitore dell'Oscar come miglior film nel 2020 (sapevate che è in sviluppo una serie HBO su Parasite?). Il caso più eclatante a livello seriale è però quello che vi raccontavamo nella nostra recensione di Squid Game. Gli elementi dello show Netflix sono subito diventati iconici anche nella nostra cultura, un po' per la provocazione, ma anche per l'universalità dei temi presenti nel racconto.

Si potrebbe, a dire il vero, pescare a ritroso per accorgersi quanto il panorama autorale abbia sempre regalato grandi gioie agli appassionati anche in passato (da Park Chan-wook al compianto Kim Ki-duk) e che, senza andare troppo lontano, basterebbe sfogliare i cataloghi streaming per accorgersi di altre produzioni meritevoli di più di un'attenzione (vi basti approfondire la nostra recensione di Vincenzo, la recensione di Dr. Brain o la recensione di My Name).

Il panorama dei k-drama è vasto e denso di personaggi e tematiche, sempre pronto ad imporsi nelle classifiche di tutto il mondo. Non sorprende quindi che un prodotto come l'horror Non Siamo Più Vivi (tratto dal webtoon Now at Our School di Joo Dong-geun) si inserisca a gamba tesa in questo contesto prendendosi di diritto il podio della classifica dei più visti su Netflix (senza dimenticarci delle sorprese che potrebbero riservarci le serie Netflix di febbraio 2022) e, ovviamente, c'è un perché.

Liceali vs Zombie

È un giorno di ordinaria quotidianità al liceo di Hyosan, dove dietro al rigido protocollo scolastico e all'educazione formale degli studenti si celano situazioni che ben poco hanno da spartire con la specchiata moralità di facciata: una torbida realtà di ingiustizie che spaziano dal bullismo al ricatto, fino ad arrivare all'indifferenza - o peggio alla minimizzazione - di questi fenomeni da parte degli adulti.

Tutto prosegue in un delicato equilibrio in alcuni casi al limite dell'isteria, finché qualcosa non rompe e scardina completamente la vita dei liceali e di tutta Hyosan. Questo qualcosa ha connotati e regole ben precise e radicate nella cultura popolare di tutto il pianeta: siamo agli inizi di un'apocalisse zombie. Gli studenti, pienamente consapevoli di quanto sta accadendo, data la sterminata cultura pop di riferimento, dovranno così capire come salvarsi in attesa dei soccorsi, mentre la loro quotidianità va a rotoli facendo emergere i disagi, gli odi e gli amori dei sopravvissuti, in un affresco impressionante in potenza, che non riesce però a tenere legati tutti gli elementi della storia, sfilacciando alcune trame dell'ordito e facendo affidamento su componenti pur sempre derivative. Il risultato è un k-drama horror davvero interessante, con ottimi spunti e ben realizzato, di sicuro impatto emotivo, data la natura delle tematiche sopracitate.

Lo show si fa apprezzare soprattutto per una messinscena che non delude affatto e che, pur facendo affidamento su stilemi consolidati del genere, riesce a mantenere una certa varietà di esecuzione, affidandosi a svariati virtuosismi di forma che spaziano dal piano sequenza alle soggettive da sparatutto, dosando bene l'arsenale cinematografico a propria disposizione. Anche dal punto di vista delle scenografie e degli effetti speciali non possiamo che applaudire lo sforzo produttivo messo in atto per realizzare al meglio le dodici puntate da un'ora che compongono questa prima stagione con una varietà tangibile e una qualità molto elevata.

Se siete fan di Train to Busan, pellicola che viene direttamente citata dai protagonisti e dalla regia in alcuni frangenti, non potete perdervi questa nuova serie horror Netflix che ha già scalato le classifiche e che potrebbe rappresentare il nuovo fenomeno globale post-Squid Game.

L'alfa e l'omega

Dal punto di vista narrativo abbiamo molto apprezzato che Non Siamo Più Vivi parta proprio dall'inizio, prima ancora del cosiddetto paziente zero, per introdurre con coscienza le pedine in gioco e presentare poi l'evoluzione dell'epidemia in maniera capillare, non solo nell'esponenziale aumento di infetti, ma anche nelle declinazioni squisitamente sociali e politiche; sebbene in questi frangenti alcuni archi narrativi non trovino un perfetto svolgimento o un'adeguata conclusione.

L'occasione è comunque buona per immergerci per gradi in un fenomeno che dilaga a macchia d'olio e assistere così in diretta alle misure prese per contrastarlo o contenerlo. Facile a dirsi, più difficile a farsi, certo, ma la volontà di aprire e chiudere un racconto di questa portata non è cosa da tutti i giorni. Resta il fatto che Non Siamo Più Vivi ha una precisa consapevolezza della gerarchia narrativa da seguire nel dipanarsi delle vicende dei protagonisti, e se è ovvio che i liceali siano il cuore di questo progetto e godano della maggiore espansione drammaturgica, è altrettanto vero che alcune delle trame più intriganti, insieme ad altre minori, rappresentino la volontà di introdurre alcuni archi di sviluppo senza dar loro il giusto equilibrio, sfruttandoli più come ingranaggi della narrazione che come elementi organici della stessa.

Un simile discorso si applica agli antagonisti, che rappresentano una minaccia concreta che in determinati frangenti appare un po' troppo addomesticata. Non sappiamo se ci sarà una seconda stagione di Non Siamo Più Vivi, ma permane la sensazione di essere al cospetto di alcune occasioni sprecate, soprattutto perché andrebbero affrontate in un'ottica anacronistica in un ipotetico futuro.

Un virus contro le ingiustizie

Soprattutto alla luce del fatto che, come in tutti i k-drama - e come dovrebbe essere in ogni buona narrazione che si rispetti -, il cuore pulsante di Non Siamo Più Vivi sono i suoi personaggi, i cui caratteri diversi sono costretti ad incontrarsi e scontrarsi, rivelando dissapori mai espressi e sentimenti mai dichiarati. L'emergenza e la lotta per la vita catalizzano le dinamiche nel gruppo di sopravvissuti.

Forse in alcuni casi è purtroppo il solo spettatore ad essere testimone e custode di sfoghi e vissuti che avrebbero meritato un confronto più esteso tra i diretti interessati, ma parte dello sviluppo dello show Netflix gioca proprio sul fatto che siano anche le mancate occasioni di confronto - o quelle falsate - a creare le situazioni più estreme nelle quali da vittima si può diventare carnefice (un concetto alla base stessa dell'incidente scatenante).

In un panorama come quello odierno, il fatto che alcuni temi siano diventati dei veri e propri topoi da declinare in diversi generi e culture la dice lunga sulla persistenza di determinati problemi come il bullismo con annessi e connessi, mentre la satira e le parodie presenti (vedi il personaggio dello streamer disposto ad affrontare l'apocalisse in diretta per qualche iscritto e "mi piace" in più) segnano le idiosincrasie della nuova società dell'apparire senza riuscire a lasciare un segno netto o seguire un percorso più organico.

Tra dinamiche e relazioni che non aggiungono niente di nuovo al panorama teen orientale che tappezza i nostri palinsesti streaming, Non Siamo Più Vivi rappresenta comunque un'ottima incarnazione di tali tematiche, riuscendo a far esprimere in maniera più che buona i propri personaggi e interpreti, senza rinunciare ad un sano ricorso all'elemento comedy che inframezza le parentesi più drammatiche dove il gore più spinto e la frenesia dei non morti la fanno da padroni.

Non Siamo più Vivi Non Siamo Più Vivi potrebbe essere il nuovo k-drama dei record. L'horror Neflix su un gruppo di liceali che affrontano un'apocalisse zombie, le cui cause affondano direttamente nelle problematiche sociali legate al bullismo, è un'opera che dal punto di vista formale regala grandi gioie, seppur basandosi su elementi derivativi del genere zombie. La messinscena è ottima e varia nella regia e nella fotografia, con continui cambi di location, effetti speciali credibili, coreografie studiate nei minini dettagli e interpreti all'altezza. Il cuore della narrazione è rappresentato dai personaggi e dai rapporti che, nel bene e nel male, si sviluppano tra i protagonisti. Su tutto si estende un discorso tematico e valoriale che spazia dall'amicizia alle conseguenze del bullismo, passando per l'autoaffermazione e la volontà di potenza. Purtroppo, alcuni spunti di pari importanza vengono solo accennati e mai veramente approfonditi e rappresentano una serie di mancate occasioni soprattutto per le storyline secondarie. Nonostante ciò, Non Siamo Più Vivi è senza dubbio uno show da non perdere per gli amanti dei k-drama, ma anche per i fan del genere zombie alla ricerca di un'alternativa ai serial horror in circolazione.

7.8