Obi-Wan Kenobi 1x01 e 1x02 Recensione: un esordio emozionante e furbo

Obi-Wan Kenobi fa il suo esordio su Disney+ con un doppio episodio emozionante e vario, lasciando ancora molti spunti per il futuro.

Obi-Wan Kenobi 1x01 e 1x02 Recensione: un esordio emozionante e furbo
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Ci sono momenti che suscitano emozioni talmente forti da andare oltre la ragione, i dubbi e lo scetticismo, per quanto possano essere validi e legittimi. Una serie basata sul personaggio di Obi-Wan Kenobi, in effetti, non è che abbia così tanto senso, anche ambientata dopo La Vendetta dei Sith: avrai sicuramente l'atmosfera e uno dei periodi più affascinanti dell'intero franchise di Star Wars dalla tua parte, ma l'altro lato della medaglia è una storia con pochissime poste in palio, poiché il pubblico conosce già il futuro di questi personaggi e sa che in fondo non corrono alcun reale rischio. Ci vuole insomma un impegno fuori dal comune per raccontare qualcosa di simile ed è questa l'ardua sfida di Obi-Wan Kenobi, miniserie che vede appunto il ritorno dell'iconico - a dir poco - Jedi interpretato sempre da Ewan McGregor e che ha debuttato oggi su Disney+ con le sue prime due puntate.

Ma al contempo è impossibile guardarla senza entusiasmo, senza nostalgia, senza la sensazione di star assistendo ad un vero e proprio evento per qualunque fan della saga creata da George Lucas. E sì, non tutto sembra funzionare ed è tornata persino la possibilità di quell'alone oscuro chiamato retcon, eppure la sensazione è che il prodotto colga quasi alla perfezione il ritratto di un Obi-Wan distrutto, perseguitato, arreso.

Una normale vita su Tatooine

Ambientata 10 anni dopo le vicende di Episodio III, Obi-Wan Kenobi si propone come una sorta di squarcio nell'esistenza dell'ormai ex-Maestro Jedi (Ewan McGregor), che lo spettatore ritrova in uno stato alquanto irriconoscibile: l'ironia che lo contraddiceva è svanita da tempo sotto il peso dei sensi di colpa e la sua fiducia incrollabile nella Forza è solo un lontano ricordo, sostituite da un vuoto incolmabile e da una chiusura nei confronti di qualunque richiesta d'aiuto gli venga sottoposta, un istinto naturale soffocato dal terrore di ripetere gli stessi errori compiuti con Anakin. La guerra è finita, i Jedi hanno perso, non rimane altro che nascondersi e addirittura verso il giovane Luke la sua convinzione appare tutt'altro che ferrea, anzi.

Una routine estenuante che viene scossa dalle fondamenta dall'arrivo di alcuni Inquisitori Imperiali su Tatooine e dall'improvvisa supplica di un vecchio amico, un compito che non può permettersi di rifiutare e che lo lancerà in un'ultima battaglia dalle rivelazioni sconcertanti. Ora, sono le fondamenta a rappresentare l'aspetto più riuscito di Obi-Wan Kenobi, perché la caratterizzazione del suo protagonista rasenta realmente la perfezione, sia che si tratti delle - poche, specialmente all'inizio - linee di dialogo che svelano un uomo sull'orlo di un precipizio sia dell'interpretazione meravigliosa di McGregor, che con dei semplici sguardi riesce a veicolare ciò che interi film o telefilm mancano in continuazione.

Un'ultima battaglia, Obi-Wan

Così come è perfetto il rapporto incredibilmente teso con Owen Lars (Joel Edgerton) o il motivo che spinge Obi-Wan a lasciare momentaneamente Tatooine, il tutto incorniciato da uno squisito ritmo molto compassato nel primo episodio. Ecco, se il capitolo 1 accentra su di sé le varie caratteristiche migliori dei prequel (dialoghi più riflessivi e complessi e un ritmo di conseguenza meno travolgente), il secondo tenta di recuperare la dimensione più avventurosa della trilogia originale e per buona parte ci riesce, dando vita ad una puntata tesa e immersiva, che si chiude con un impressionante colpo nello stomaco del nostro eroe, ad un passo dal rivivere i suoi peggiori incubi.

Manca tuttavia qualcosa: l'impatto degli Inquisitori, dopo un'eccellente introduzione, non è così forte come ce lo aspettavamo e in particolar modo il personaggio di Reva/la Terza Sorella (Moses Ingram) fatica ancora un po' troppo ad emergere. Ne avevamo parlato già nel nostro speciale sul perché attendevamo tanto gli Inquisitori in Obi-Wan , sono figure dal background straordinariamente tragico e sarebbe un delitto capitale usarli solo quali forze negative da contrapporre all'eroe. Reva è chiaramente differente, il flashback in apertura della miniserie lo prova, ma dopo due puntate resta ancorata ad una "semplice" ossessione verso Kenobi poco chiarita - o troppo superficiale e scontata. Però poi sopraggiunge, proprio in chiusura, un ultimo colpo al cuore per i fan storici e l'eccitazione per il futuro di Obi-Wan Kenobi non può che salire.

Obi-Wan Kenobi L'esordio di Obi-Wan Kenobi non può che essere positivo, nonostante qualche dubbio ancora aleggi sulla produzione. I dubbi permangono perché alla fine continua ad esserci dello scetticismo su quanto una narrativa che non può riservare molte sorprese possa catturare sul lungo termine e soprattutto sull'impatto reale degli Inquisitori, che ci è sembrato molto meno potente del previsto specialmente dopo un'eccellente introduzione. Ma su un'ipotetica bilancia questi lati che hanno ancora tutto il tempo per esplodere vengono quasi annichiliti dalla rappresentazione perfetta di un Obi-Wan stanco, distrutto, appesantito dai sensi di colpa e con pochissima fiducia nella Forza. L'uomo sorridente e ironico che abbiamo imparato a conoscere ormai non esiste più e la trasformazione è semplicemente meravigliosa, cosi com'è perfetto il rapporto a dir poco teso con Owen, il motivo che lo porta lontano da Tatooine e l'alternanza tra un primo episodio molto lento e squisitamente compassato e un secondo più incentrato sull'azione e sull'avventura.