On the Verge Recensione: un'ottima dramedy al femminile su Netflix

Scopriamo insieme la serie On The Verge, capace di strappare più di un sorriso attraverso un piglio satirico ben concepito.

On the Verge Recensione: un'ottima dramedy al femminile su Netflix
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Quanto è difficile raccontare l'attualità senza scadere in stereotipi o trincerandosi dietro il politicamente corretto? Molto. On The Verge - Al Limite, creata dall'attrice, regista e sceneggiatrice Julie Delpy, ha però fortunatamente deciso di abbracciare un mood satirico a tratti fuori dagli schemi per prodotti di questo tipo, imbastendo un serial incentrato sul mondo femminile senza però incorrere negli scivoloni visti nella nostra recensione di Valeria o nella recensione di Sex/Life, riuscendo nel corso dei suoi 12 episodi a empatizzare con il pubblico in maniera soddisfacente e ritagliandosi una degna posizione tra le uscite Netflix di settembre.

Il cammino della vita

On The Verge mette in scena quattro donne di mezza età all'apparenza molto diverse, accomunate però dalla loro grande amicizia. L'opera, dal pronunciato taglio satirico, prova fin dall'inizio a empatizzare con lo spettatore attraverso i personaggi presenti in campo, tutti ben caratterizzati e, molto spesso, imperfetti.

Se infatti in varie occasioni l'intero macrocosmo femminile (almeno per quanto riguarda i prodotti mainstream) è stato spesso trattato in maniera superficiale all'interno del mondo dell'intrattenimento, questa serie ha invece tentato di trattare sotto una nuova luce determinati temi ricorrenti in opere similari. Lo show cerca infatti di uscire fin da subito dal concetto di dualismo che vede il mondo in bianco e nero, puntando invece su tutte quelle sfumature che caratterizzano la stessa società in cui viviamo, piena di contraddizioni ed incognite. Le quattro amiche protagoniste, Justine, Ell, Jasmine, e Anne risultano ben caratterizzate anche perché immerse in un contesto satirico ben strutturato, capace di esasperare alcuni lati del loro carattere per dare vita a situazioni spesso molto divertenti e talvolta imprevedibili.

Sicché non ci ritroviamo davanti alla solita serie che mostra vari personaggi annoiati dalla loro vita, che in realtà non fanno nulla per cambiare le cose, quanto ad un prodotto capace di mettere in scena protagoniste tridimensionali consapevoli delle loro stesse imperfezioni. Gli episodi riusciranno, in numerosi momenti, a strappare sonore risate agli spettatori grazie a un taglio ironico politicamente scorretto e iconoclasta che porrà in primo piano le stesse fragilità delle varie amiche, mostrandoci tutte le loro debolezze e le loro nevrosi, controbilanciate dai modi di fare dei loro partner, mariti tutt'altro che perfetti.

Ma è proprio questo concentrarsi nel voler mostrare i numerosi psicodrammi dei vari personaggi in campo (tra attacchi di panico, paura di invecchiare, dubbi su come crescere al meglio i propri figli e via discorrendo) a dare alla serie una propria identità, così da rivolgersi a un pubblico il più trasversale possibile. La regista ha provato in questo modo a dare la sua visione dei cinquantenni di oggi, sfruttando la chiave satirica per mostrare tutti i pregi, così come i vari difetti, di una generazione che, attualmente, si ritrova a metà della propria esistenza, disposta ad affrontare le varie difficoltà della vita con (quasi) ogni mezzo a disposizione per trovare davvero il proprio posto nel mondo.

Sei un Boomer?

L'opera riesce in modo piuttosto riuscito a trattare anche il tema dei social network, o meglio, di come essi abbiano di fatto cambiato la vita di tutti. La stessa Justine, alle prese con il suo ristorante e il suo libro da scrivere, dovrà fare i conti con questo bizzarro mondo che in realtà non comprende appieno, aprendo le porte a tutta una serie di gag molto attuali. Basti pensare ad esempio alla divertente sequenza in cui viene fatto riferimento a come Facebook sia di fatto morto e di come la presenza su Instagram sia oggi, tecnicamente, l'unico modo per comunicare al mondo che conta il proprio insindacabile valore culturale.

Molto buone le performance di tutti gli attori (tra cui uno spassosissimo Giovanni Ribisi), capaci di risultare estremamente naturali nell'esternare le proprie emozioni, anche a livello di pura e semplice espressività facciale. Lo show decide quindi di puntare tutto sui propri protagonisti, la loro caratterizzazione e le loro vicissitudini, senza tirare in ballo trame orizzontali complesse o focalizzarsi su chissà quali trovate narrative - seppur alcune brevi parentesi legate alla bellezza della natura che ci circonda risultino in alcuni momenti leggermente forzate.

Sono forse solo queste brevi parti a risultare in alcuni punti leggermente ripetitive (con le protagoniste intente magari a osservare l'orizzonte parlando di qualsiasi cosa) e forse leggermente fuori contesto. Probabilmente anche qualche episodio in meno avrebbe scongiurato il pericolo legato alla ripetitività, che si farà sentire soprattutto durante lo svolgimento di qualche episodio centrale. Impossibile comunque non citare la puntata dedicata in parte al nostro Paese, Viva l'Italia, capace di creare esilaranti gag attraverso la nostra cucina, mettendo in scena una cena davvero esilarante.

Julie Delpy ha comunque avuto l'accortezza di fare satira a tutto tondo, non lesinando neanche battute sulla sua stessa patria, la Francia, e su se stessa, dando vita a un prodotto molto gradevole capace di toccare gli argomenti più disparati, tra cui i legami familiari e sentimentali, con un taglio sicuramente molto più originale e frizzante di molte altre serie dello stesso genere. Molto curato anche il lato tecnico, con una regia solida e a una fotografia a tratti pastosa che riesce a valorizzare tanto gli ambienti interni quanto alcuni scorci naturali dal taglio profondamente emozionale.

On the Verge - Stagione 1 On the Verge - Al limite è una serie ben confezionata, capace di far empatizzare il pubblico con tutti i personaggi presenti, soprattutto le quattro protagoniste, mostrandole non solo attraverso i loro pregi ma anche (o forse soprattutto) attraverso i loro piccoli difetti, in grado di renderle profondamente umane e tridimensionali. Peccato solo per una leggera ripetitività di alcuni concetti e situazioni, avvertibile soprattutto nel blocco centrale di episodi.

7.8