Recensione Once Upon a Time - Stagione 2

La seconda stagione del "magico" serial si conclude con un episodio che promette di risollevare la qualità di Once Upon a Time

Recensione Once Upon a Time - Stagione 2
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La seconda stagione di Once Upon a Time, dopo un inizio all'altezza delle alte aspettative create dal primo ciclo di episodi, ha perso un po' la sua compattezza narrativa. Gli sceneggiatori hanno esagerato creando troppi intrecci dalla vita breve, introducendo personaggi poco carismatici e non approfondendo con la giusta attenzione momenti importanti della trama.

Una seconda parte di stagione confusa

Dopo il ritorno di Emma (Jennifer Morrison) e Snow (Ginnifer Goodwin) a Storybrooke, la vita delle ex vittime della maledizione di Regina (Lana Parrilla) è stata all'insegna di una certa confusione. La lunga ricerca del figlio Bael compiuta da Rumpelstiltskin/Mr Gold (Robert Carlyle) è giunta alla conclusione in modo un po' affrettato e senza troppe sorprese. L'interessante sviluppo della profezia segreta è rimasto quasi sospeso nel corso degli episodi e le sue conseguenze emotive lasciate in secondo piano per dare spazio a degli sviluppi che rispecchiano fin troppo fedelmente la sceneggiatura di un serial conosciuto come Lost. Le tante somiglianze con la creatura di J.J. Abrams erano già apparse nella prima stagione, ma l'arrivo di Tamara (Sonequa Martin-Green) e sopratutto di Greg (Ethan Embry) ricorda fin troppo l'ossessione di Charles Widmore e la sua voglia di ritrovare la misteriosa isola, nonostante alla base ci siano motivazioni diverse. Questo continuo gioco di citazioni, ispirazioni e riadattamenti alla lunga diminuisce l'originalità dell'intero serial. Indicare tutti i parallelismi darebbe vita a una lista fin troppo lunga, ma alcuni, come la sequenza con protagonisti Neal ( Michael Raymond-James) ed Emma nel penultimo episodio della stagione sono fin troppo evidenti per passare inosservati.

Quasi del tutto inespresso il potenziale di Hook

A mantenere alto il fascino della serie della ABC è l'originalità con cui Once Upon a Time riesce a modificare fiabe e romanzi conosciuti da tante generazioni. La rivisitazione dark di Peter Pan, quella sociale di Jack e i fagioli magici e l'inserimento di elementi disneyani nella struttura rendono la visione piacevole e stimolante.
L'arrivo di Hook aveva avuto un impatto tale che il suo successivo utilizzo nelle dinamiche di Storybrooke non può che risultare deludente. Picchiato, sconfitto, sfruttato e ingannato, il personaggio interpretato con grande carisma da Colin O'Donoghue ha mantenuto un potenziale narrativo quasi del tutto inespresso pur risollevandosi con decisione nel finale.
Le interpretazioni del cast si sono mantenute generalmente su un buon livello, nonostante Jennifer Morrison e Ginnifer Goodwin non sempre riescano ad allontanarsi da una certa staticità espressiva.
Gli effetti speciali, sopratutto nell'epilogo di stagione, non soddisfano e appaiono molto limitati dal punto di vista visivo e tecnico.

Trama altalenante e lacunosa

Il problema principale di questa seconda stagione è rappresentato dalla sceneggiatura intricata e dalle svolte surreali. Il rapporto tra Emma e Neal sembra stato tratteggiato a grandi linee, i buoni sentimenti hanno alimentato troppo le decisioni degli abitanti di Storybrooke, alcuni personaggi sono passati rapidamente da protagonisti ad apparizioni fugaci, e gli episodi chiave hanno lasciato più perplessità che entusiasmo. La prematura uscita di scena di Cora (Barbara Hershey) non è stata equilibrata dall'arrivo di Tamara e Greg che avrebbero dovuto prenderne in eredità il ruolo di villain. Gli eventi che riguardano la coppia sono forse i meno riusciti delle due stagioni mandate in onda non essendo sostenuti a dovere da logiche razionali, effetti speciali o interpretazioni convincenti da parte degli attori.
Il rapporto tra Regina e la madre avrebbe poi meritato un maggior approfondimento, così come lo spunto di una Snow meno pura e innocente, non per effetto di una magia, ma come conseguenza di una scelta personale. Troppo superficiale anche la trasformazione di Belle (Emilie de Ravin) in Lacey o l'esplorazione del lato più "animalesco" di Ruby (Meghan Ory).
Once Upon a Time è riuscito a brillare di più quando si è addentrato nel passato dei protagonisti principali, la cui umanità è stata inserita in un contesto complesso ricco di sfumature. Legami famigliari, amore, vendetta e incomprensioni, pur in una cornice irreale e magica, hanno mantenuto la loro carica emotiva e un alto grado di realismo. Tra gli episodi peggiori si inserisce, invece, quello in cui viene introdotta Tamara attraverso il passato di August-Pinocchio (Eion Bailey). Dopo la visione dell'ultimo episodio si può capire come certi aspetti rimasti oscuri saranno alla base del terzo ciclo di episodi ma questo non giustifica l'eccessiva approssimazione che hanno circondato personaggi e situazioni. Una trama snellita e sintetizzata avrebbe reso più interessante anche il cambio di scenario e atmosfere, ben più dark, che si intravede all'orizzonte.

Once Upon a Time - Stagione 2 Once Upon a Time ha perso un po' di smalto nella seconda parte della stagione. La tanta carne messa al fuoco dagli sceneggiatori ha causato fin troppo fumo e poca sostanza. Una trama più sintetica ed efficace avrebbe permesso di mantenere alta la tensione e l'interesse degli spettatori che, invece, hanno rischiato di perdersi o rimanere intrappolati in una fitta rete di indizi da svelare in futuro. L'episodio finale sembra, tuttavia, poter ristabilire uno schema narrativo più preciso e definito inserendo scenari e personaggi in direzioni chiare e delimitate. Non si può che sperare in un cambio di rotta del serial verso orizzonti narrativi più appassionanti come sembra promettere l'epilogo stagionale.