Ozark: Recensione della serie Netflix con Jason Bateman

La recensione della nuova serie Netflix: Marty è padre, marito e riciclatore di denaro. La sua famiglia è in pericolo e l'Ozark è l'unica salvezza...

Ozark: Recensione della serie Netflix con Jason Bateman
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Per molti versi la storia della serialità televisiva, così come la Storia da un ottica occidentale di stampo cristiano, ha un suo anno zero così come i suoi AB e DB. L'anno è il 2008 e la b sta per Breaking Bad. Lo show di Vince Gilligan è stato un passo fondamentale, un punto di arrivo come di un nuovo inizio per il mondo seriale, un ulteriore passo verso la ricerca della qualità assoluta in quel mezzo da sempre considerato secondario ed unicamente commerciale.
Ha creato uno standard, una mitologia, un'idolatria, e come logica conseguenza ha dato il via a schiere di imitatori, tutti pronti a salire sul carro BB vuoi per venerazione, vuoi per mera convenienza. Ozark, l'ultima novità di Netflix, può essere a ben ragione considerato come il prodotto più vicino all'epopea di Walter White da quel 20 Gennaio 2008. Questa di per sé può sostanzialmente vista come un'ottima cosa, visto lo spessore del paragone; ma nasconde in sé il demone del confronto, che inevitabilmente cerca di uscire fuori a rovinarci lo spettacolo. Mettiamolo in chiaro fin da subito: Ozark è un bello show, ma lo sarebbe stato di più non fosse mai esistito Breaking Bad; ma, probabilmente, allo stesso tempo senza Walter White, Marty Byrd non avrebbe mai visto la luce.

Corsi e ricorsi di un criminale di turno qualsiasi

Un territorio immenso, selvaggio e ostile; un uomo normale nel vortice della criminalità organizzata; una moglie bionda e infedele; la paura di perdere la propria famiglia. Estrapolando dal contesto questi elementi si potrebbe pensare subito a BB, ma non è così. Ozark non è Breaking Bad, ha una sua personalità, un suo taglio, ed anche se non inventa né reinventa niente, riesce a far fruttare i suoi debiti nella giusta maniera, dando vita a dieci episodi che difficilmente faremo a meno di guardare tutti d'un fiato. Marty Byrd è un consulente finanziario come tanti altri a Chicago, almeno sembra nei primi minuti. Non ci fa tanti sconti Ozark, e quindi fin da subito la situazione ci sfugge di mano, le carte vengono scoperte e il ritmo diventa forsennato.

È l'incaricato al riciclaggio di denaro del secondo cartello messicano; il suo socio di malaffare viene sciolto nell'acido per un furto ai danni dei padroni; la moglie lo tradisce; l'amante viene defenestrato; tutta la famiglia, minacciata di morte, fugge sul lago di Ozark. Questo nel primo episodio.
A questo punto, in comunione con l'apparente tranquillità della nuova location, il ritmo cala, la narrazione si prende i suoi tempi e ci presenta questa natura pressoché incontaminata, toccata dalle semplici vite dei suoi pochi abitanti. Niente ha rispettato le apparenze dall'inizio, e allora non c'è da stupirsi che ciascuno dei residenti ha i suoi segreti, i suoi sporchi interessi, e nasconde una brutalità sorprendente. L'uomo di città, credendo di trovare un nuovo West, una terra delle opportunità a discapito degli indifesi autoctoni, ben presto scoprirà di non essere che un pesce rosso in un lago di squali.
Quello che più stupisce è la crudezza del racconto, che non lascia spazio all'innocenza. La moglie Wendy (Laura Linney), i figli Charlotte e Jonah, tutti sono a conoscenza della situazione, e a loro modo complici. Se c'è una cosa che veramente scavalca i cliché è questa gestione della famiglia, per una volta non impedimento e arma di ricatto, ma gruppo compatto e affiatato, pronto a chiudersi a riccio e a sacrificarsi per ciascun membro, come lo stesso finale ci fa intuire.

Cinquanta sfumature di Bateman

Chi l'avrebbe mai detto che la star di Arrested Development fornisse un'interpretazione del genere. Bateman, come curiosamente fece Cranston passando da Malcom a BB, è un Byrd freddo, distaccato, un uomo con un obiettivo da raggiungere, pena la morte. Uno dei veri punti di forza di Ozark è una recitazione convincente che attornia il protagonista di talenti genuini, su cui spiccano la sempre meravigliosa Laura Linney, ma più ancora Julia Garner, sempre più lanciata verso un indiscusso successo. La sua diciannovenne Ruth è il riassunto della serie: un'opportunista, dallo sguardo violento ma dalle intenzioni alla fine giuste. Una ragazzina cresciuta in una terra ostile, indurita di conseguenza, dal carattere indomabile.

Ci stupiamo ancora di più quando leggiamo il nome di Bateman alla regia di praticamente metà stagione; ancora più scalpore fa constatare che è girata bene, veramente bene. Il lato tecnico paga a livello di fotografia, che con la sua desaturazione trova certamente una soluzione armonica con i toni e le vedute, ma che risulta fin troppo abusata e "già vista", specialmente nelle produzioni Netflix di stampo thriller/drama (pensiamo a Bloodline). A schermo ci viene portata con grande efficacia una violenza cattiva, ma mai fuori registro né gratuita, così come un'ironia nera, che pongono tra noi e i personaggi un filtro di relazione, che non ci permette di empatizzare mai fino in fondo con nessuno di loro, ed alla fine è giusto così, pecche non vuole esserci buonismo, né redenzione, ma solo l'applicazione della legge naturale. Non siamo dalle parti di un capolavoro, non davanti ad una rivoluzione; i topos tipici di una certa grammatica ci sono tutti, i cliché sono tanti, le situazioni possono rimandare ad altro, tutto questo è vero; ma non c'è mai un senso di già visto, ed è la più grande vittoria. Tutto quello che prende in prestito lo utilizza nel migliore dei modi, fomentandoci, tenendoci incollati, misurando alla perfezione il ritmo, richiudendo tutto in un bell'occhio, che ci restituisce molto bene la bellezza del Missouri. In un mondo di bieche imitazioni, ben vengano gli Ozark allora, che, per carità, non saranno capolavori, ma riescono ad entusiasmarci e sorprenderci. Una cosa non da poco.

Ozark - Stagione 1 La serie di e con Jason Bateman non rivoluziona il linguaggio televisivo, ma prende i tanti stilemi e li mette insieme ottimamente. Ozark è una serie cattiva e violenta senza mai sfociare nell’eccesso, è altresì onesta, nelle intenzioni, come nei contenuti. Non si nasconde dietro buonismi e parabole, dandoci un racconto divertente, ritmato e interessante.

7.5