Petra Recensione: su SKY la nuova serie in giallo con Paola Cortellesi

La produzione SKY e Cattleya unisce il talento di Paola Cortellesi e la solida regia di Maria Sole Tognazzi in quattro validi lungometraggi.

Petra Recensione: su SKY la nuova serie in giallo con Paola Cortellesi
Articolo a cura di

In Italia gli adattamenti dei romanzi Sellerio hanno portato a successi conclamati. La casa editrice palermitana che ha fatto di Montalbano il suo vessillo, ma alla quale dobbiamo anche la pubblicazione delle avventure di Rocco Schiavone, è riuscita a raggiungere un pubblico sempre più vasto anche grazie alle trasposizioni televisive delle opere di Camilleri e di Manzini, per fare solo due nomi tra i più in evidenza. Nel tentativo di replicare tale successo, si prepara a fare il suo debutto Petra, la nuova produzione Sky Original con Cattleya e Bartlebyfilm, in onda dal 14 settembre, ogni lunedì alle 21.15 su Sky Cinema e in streaming su NOW TV.

L'opera è una trasposizione di quattro degli undici romanzi della scrittrice spagnola Alicia Giménez-Bartlett che hanno per protagonista l'ispettrice Petra Delicado. Riadattati al contesto italiano e ambientati a Genova, i quattro lungometraggi, che rappresentano una delle principali novità SKY di settembre hanno la regia di Maria Sole Tognazzi, che compone inquadrature geometriche dal respiro internazionale in una narrazione della quale tiene ben salde le redini e alla quale perdoniamo qualche ingenuità di troppo.

Nei panni della protagonista troviamo un'impeccabile Paola Cortellesi, in forma smagliante. La bella opening è realizzata dal talentuoso animatore Simone Massi, già vincitore di un David di Donatello e di due Nastri d'Argento, e riesce a stabilire con precisione e fantasia il mood della serie; cosa per nulla scontata. Capirete che siamo di fronte ad un buon prodotto; un sicuro inizio per quello che potrebbe essere la premessa di una nuova saga televisiva tutta in giallo. Noi di Everyeye, dopo aver visto in anteprima i quattro film che compongono la serie, siamo pronti a parlarvene più approfonditamente nella nostra recensione completa.

Una serie sfuggevole

Mettiamo subito le carte in tavola: Petra ci è piaciuta, ma non ci ha fatto innamorare come speravamo. I motivi sono parecchi - e li vedremo di qui a breve - ma il principale indiziato è la natura sfuggevole di questa serie di lungometraggi. Sì, perché Petra nella sua - troppa - canonicità strutturale è anche un format atipico, come la sua protagonista. Una tensione ricca di contrasti, tra il sentimento e la ruvidezza, che a livello di regia si traduce in un formalismo che, per quanto affascinante e in linea con la storia, fatica a regalare guizzi di compiaciuta empatia, pur trasmettendo passione, e, se non altro, momenti di reale messa in gioco dei protagonisti. Questo vuol dire che Petra è una serie piatta? No, o, per lo meno, non nell'accezione negativa che questo termine.

La creatura di Maria Sole Tognazzi è spinta da una pulsione sincera e ben si adatta ai canoni internazionali della messa in scena, mirando all'eccellenza, ma sembra costantemente tendere al minimalismo, con la paura di rischiare ad alzare l'asticella in termini di scrittura e di regia, con il rischio di rendere troppo scoperto ed evidente il disegno narrativo e di banalizzare i suoi collegamenti interni.

Lo stesso può dirsi dei personaggi, che nel corso degli episodi subiscono un'evoluzione minima e indispensabile; cosa che, in un ragionamento sul lungo termine è più che sensata, perché permette un disvelamento progressivo - anche se fin troppo lineare - ma che nell'arco di quattro lungometraggi da novanta minuti circa rischia di appiattire l'introspezione e la crescita, soprattutto quando il passato dei nostri protagonisti viene giocato solamente sul piano della risoluzione dei casi e non fa parte di una costruzione organica della narrazione.

Da Barcellona a Genova

Uno dei grandi meriti di questa serie è quello di riuscire ad adattare le indagini di Petra Delicado - Delicato nella versione Cattleya - alla città di Genova, operando un cambio radicale dall'originale Barcellona dei romanzi di Giménez-Bartlett. Il capoluogo ligure è una delle località meno sfruttate in Italia a livello cinematografico e televisivo, ma Maria Sole Tognazzi e la sua troupe riescono a trasmettere il fascino del principale porto italiano e a non farci rimpiangere la capitale della Catalogna. Purtroppo nella maggior parte dei casi viene data visibilità soprattutto alla zona del Porto Vecchio, ma non mancano gli affascinanti frangenti dei Carugi e il ricorso ad interni industriali suggestivi, che si alternano a scorci aerei altrettanto accattivanti, pur nella loro reiterazione. Nonostante ciò ci sarebbe piaciuto vedere una Genova più viva, più intima, ma dobbiamo comunque ammettere che il contesto risulta in ogni caso piacevole, nonché uno sfondo perfetto per le indagini di Petra. Basti il fatto che persino Alicia Giménez-Bartlett, nonostante un'iniziale reticenza sull'ambientazione ligure, dopo aver visto il risultato si è dovuta ricredere, per ammettere che la scelta degli sceneggiatori non faceva un torto all'originale ambientazione catalana.

Petra e Paola

Non possiamo scrivere una recensione di Petra senza menzionare l'eccellente lavoro svolto dalla sua interprete. Paola Cortellesi è perfetta nei panni dell'ispettrice Petra Delicato e svetta su tutto il resto del cast, che nell'insieme garantisce una performance di tutto rispetto. La nostra protagonista è una donna disillusa che, dopo due matrimoni falliti e una breve carriera di avvocato alle spalle, ha deciso di pensare solo a se stessa, libera da legami fissi; di vivere alla giornata relegata negli archivi della Questura e in una bella casa nella quale però ogni cosa non essenziale è ancora chiusa nelle scatole, nonostante i due anni dal trasloco.

Uno spazio minimalista dove l'unico altro essere vivente è un ragno senza nome in una teca, con il quale Petra condivide il silenzio rotto solo dai grilli che friniscono liberi per l'abitazione e che rappresentano il nutrimento della bestia. Una confort zone dalla quale però l'ex avvocato viene trascinata fuori per pura coincidenza, in una notte nella quale è costretta ad occuparsi di un caso di stupro.

Da lì in poi la nostra protagonista sarà chiamata in servizio ed affiancata suo malgrado dal vice ispettore Antonio Monte, interpretato da un bravo Andrea Pennacchi; uomo di vecchio stampo, vedovo e diametralmente opposto alla spigolosità del carattere e dei tratti di Petra, che imparerà a convivere con il collega, arrivando a creare un legame di mutuo rispetto, in un percorso costellato di casi di varia natura, che spazieranno dagli stupri rituali agli intrighi politico-religiosi, dall'evirazione ai combattimenti tra cani.

E noi, come Petra archivia gli oggetti relativi ad un caso alla fine di ogni episodio, non possiamo fare a meno che prendere idealmente questa serie e metterla soddisfatti nella nostra personale scatola delle visioni del 2020, in attesa di un prosieguo che imbocchi questo giusto sentiero come un percorso verso l'eccellenza.

Petra Nonostante il minimalismo quasi esistenziale che permea la forma e la struttura di questa nuova creatura di Cattleya e SKY, Petra riesce nell'intento di portare su schermo le indagini dell'ispettrice Delicato, traportando con successo la narrazione dalla Spagna all'Italia e regalando allo spettatore una delle rappresentazioni più riuscite di Genova. La regia di Maria Sole Tognazzi si dimostra matura e dal respiro internazionale, pur nel suo formalismo spinto, riuscendo a trasmettere la ruvidezza, ma al tempo stesso la vera natura di un personaggio di indubbio interesse, splendidamente interpretato da Paola Cortellesi. Al netto dei difetti, questa serie parte da una solida base, il che non può che promettere bene per un eventuale, quanto auspicabile futuro.

7.5