Piccoli Brividi recensione: il reboot Disney non convince fino in fondo

Disney+ prende alcune storie di Piccoli Brividi e le rielabora in una serie tv dai tratti abbastanza semplici e facilmente attuali.

Piccoli Brividi recensione: il reboot Disney non convince fino in fondo
Articolo a cura di

Tutti conoscono Piccoli Brividi e il merito di una fama così grande è da attribuire al talento di Robert Lawrence Stine, l'ideatore, scrittore e autore dei libri diventati successivamente iconici e famosissimi. Il suo operato è stato più volte omaggiato attraverso progetti laterali e una trasposizione televisiva che ha spinto ancora più in alto la fama dei testi, al punto di traumatizzare intere generazioni che all'epoca cominciavano ad affacciarsi timidamente sul mondo dell'intrattenimento proposto da quel magico marchingegno in cui poteva succedere qualsiasi cosa. Se negli anni '90 un fenomeno del genere aveva solcato la fantasia, prima cartacea e poi televisiva, perché non tentare di rielaborare il tutto in un prodotto attuale rivolto alle nuove generazioni di recente ventura?

Forse alla base della nuova serie tv di Disney Branded Television e Sony Pictures Television c'è stato proprio un ragionamento del genere (per le nostre prime reazioni vi invitiamo a recuperare la nostra anteprima di Piccoli Brividi), cioè una riflessione sul posto che le storie di Stine potrebbero, o meno, occupare in un immaginario contemporaneo ben diverso da quelli degli anni precedenti, presentando ai nuovi giovani un prodotto più nelle loro corde, delineato da un linguaggio, formale e narrativo, pensato per relazionarcisi, senza però mai dimenticare le proprie origini e i fan di vecchia data (e già che ci siete recuperate le serie Disney+ di novembre 2023). Così, a partire dal 13 ottobre 2023, il catalogo di Disney+ si colora di mistero e terrore, aprendo la strada a una nuova serie tv coi suoi primi 5 episodi - seguiti dagli altri in uscita settimanale - direttamente nella sua collezione dedicata al periodo di Halloween. Avrete il coraggio di sbirciare oltre la coltre di polvere di una porta che non viene aperta da anni?

Un approccio narrativo nuovo e vecchio al tempo stesso

Ricordate l'approccio narrativo auto-conclusivo di Piccoli Brividi? Questa volta dovete dimenticarlo e metterlo da parte in favore di una storia unica, caratterizzata da una serie di bivi temporanei che citano tantissimo le trame originali, prediligendo un approccio prevalentemente orizzontale, tratteggiato da un unico mistero incorniciato da tante piccole questioni e domande di fondo. In una cittadina tipicamente americana, cinque adolescenti vengono coinvolti in un terribile e doloroso mistero avvenuto sul posto parecchi decenni prima del presente.

La tragica scomparsa di Harold Biddle, a lungo rimossa e mai più nominata, è nuovamente sulla bocca di tutti quando un forestiero acquista la casa in cui il fatto è avvenuto. Partendo da alcuni eventi estremamente inquietanti che turbano il presente di questi ragazzi, e una storia su cui nessuno ha mai indagato a sufficienza, toccherà a Isaiah (Zack Morris), Margot (Isa Briones), Colin (Rob Huebel), Lucas (Will Price) e Nathan Bratt (Justin Long) cercare le risposte su quello che accadde, per poi affrontare una serie di ombre, anche personali, che non tutti vorrebbero incrociare sul proprio cammino. Da un incipit horror estremamente classico, quindi, si dipana un racconto corale che prima presenta i personaggi in gioco (tutti piuttosto riconoscibili e connessi con gli stereotipi liceali americani, anche se parzialmente svecchiati e modernizzati in certi casi), per poi introdurre gli spettatori prima nel mistero principale, e poi in una serie di avventure laterali che l'occhio più attento sa individuare subito nell'iconografia passata di Piccoli Brividi.

La pressione sociale, la voglia di migliorare la propria posizione agli occhi degli altri, la ricerca di sé stessi, il dolore per una perdita familiare, le dinamiche genitoriali tossiche e illeggibili e tantissime altre cose si fondono insieme per intessere un racconto dalle tinte oscure, e una voglia imprescindibile di tratteggiare un enigma dalle caratteristiche occulte e terrificanti.

Spaventare ma non troppo

Tutti quelli che si sono avvicinati alla primissima serie televisiva ispirata a Piccoli Brividi, e ai libri, ricordano un senso di terrore relativo, sublimato da una narrazione che non spinge mai l'acceleratore fino in fondo, giocando però sempre con lo spettatore/lettore e con le sue speranze.

In questo specifico caso la situazione capovolge le sue possibilità, presentando una narrazione orizzontale che impiega più tempo per sbigottire, impegnandosi tantissimo nel tratteggiare i rapporti fra i vari personaggi così da avvicinarli fin da subito al pubblico di riferimento. Diversamente dal passato, quindi, abbiamo gli elementi orrorifici per ragazzi, ma l'intento principale sembra piuttosto quello di farci affezionare a loro, così da alimentare un legame che vada oltre gli stessi spunti horror.

Di base il nuovo Piccoli Brividi prende in considerazione la lezione dei libri, e la rielabora in una serie di trovate generali che purtroppo non risultano mai veramente incisive. Il grande problema di questo prodotto risiede nel suo voler includere tanti elementi diversi in una storia piuttosto facilona e semplicistica, in cui alcuni degli sviluppi sembrano accadere senza condizioni di causa.

Gli stessi protagonisti dimostrano a più riprese un certo distacco da quello che accade loro intorno, alleggerendo continuamente la narrazione con momenti divertenti e gratuitamente emotivi a volte calzanti, ma anche fuori fuoco dal mood principale che una serie come questa dovrebbe avere. Da questo punto di vista si sviluppa un mix disomogeneo e disordinato di elementi a tratti casuali, che vorrebbero scimmiottare alcune dinamiche presenti in Stranger Things, per fare un esempio, con rimandi anche in questo senso, senza riuscire mai a trovare un percorso che sia del tutto personale.

Cosa ne resta di Piccoli Brividi?

In conclusione, il nuovo Piccoli Brividi su Disney+ è una serie abbastanza prevedibile nel suo svolgimento. Attingendo da lezioni precedenti, questo prodotto per il piccolo schermo cerca in tutti i modi di delineare una sua personalissima strada che tiene in considerazione sia il proprio passato che eventuali possibilità future, optando per una trasformazione sostanziale. Non più storie dai finali spiazzanti, quindi, ma piuttosto un percorso univoco in cui succedono tante cose e i personaggi restano centrali dall'inizio alla fine.

Complice un approccio abbastanza casuale, però, Piccoli Brividi non riesce a soddisfare del tutto, divertendo sicuramente con alcune trovate che funzionano, senza però impegnarsi fino in fondo nella caratterizzazione generale di una storia che meritava sicuramente più attenzione e una spinta maggiore in termini di orrore e sgomento originali e imprevedibili.

A mancare, purtroppo, è quella scintilla particolare che da sempre contraddistingue i racconti di Robert Lawrence Stine, quelle trovate folli e totalmente inaspettate che sapevano ribaltare anche le narrazioni più prevedibili con momenti in cui le stesse certezze degli appassionati venivano messe sul piatto.

Piccoli Brividi La serie tv di Piccoli Brividi tenta di rielaborare alcune storie iconicamente legate a un immaginario horror infantile generazionale, plasmandone i tratti più memorabili in un percorso teen e prevalentemente orizzontale e lineare. Il risultato è un'esperienza divertente e dai tratti leggeri, anche se piuttosto facilona nei suoi intenti e trovate. Un esperimento che vuole farti affezionare al materiale narrativo in gioco, sfruttando una particolare nostalgia rinfrescata con letture attuali e un pubblico di riferimento molto specifico.

6.5