Picnic a Hanging Rock, la recensione della miniserie trasmessa da Sky

Il celebre romanzo Picnic a Hanging Rock è tornato sugli schermi in forma episodica, dando a una storia nota un'aria per lo più inedita.

Picnic a Hanging Rock, la recensione della miniserie trasmessa da Sky
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In prossimità della messa in onda di Picnic a Hanging Rock, adattamento catodico in sei parti dell'omonimo romanzo che già ispirò il celeberrimo film, c'era stata un'abbondante dose di scetticismo da più fronti, principalmente cinefili che ritenevano sacrilego rivisitare zone narrative e tematiche esplorate in precedenza da Peter Weir, a prescindere dal fatto che la miniserie fosse una nuova trasposizione del libro e non un rifacimento del lungometraggio del 1975.
Non che le obiezioni fossero del tutto insensate: da un lato, la versione per il grande schermo aveva già tradotto benissimo in immagini l'atmosfera onirica e irreale del romanzo, incentrato su un (finto) mistero storico irrisolto e divenuto fenomeno di culto proprio per il suo rifiuto di dare risposte facili (un capitolo contenente una spiegazione parziale fu rimosso prima della pubblicazione); dall'altro, deviare troppo dal modello letterario e cinematografico, per quanto potenzialmente necessario in un mondo odierno dove la fruizione dei prodotti audiovisivi tende a privilegiare l'assenza di troppe ambiguità, avrebbe snaturato l'essenza della storia concepita da Joan Lindsay e nullificato il senso del voler riportare sullo schermo un testo così ricco e stratificato.
Nonostante tutto questo, eccoci dinanzi al prodotto finito e completo: un'operazione nobile e affascinante, non del tutto all'altezza di ciò che è venuto prima ma efficace come adattamento esteso delle disavventure di Miranda, Irma e le altre giovani (e meno giovani) donne coinvolte nel mistero di Hanging Rock.

Deviazioni di genere

La scelta di impostare la storia più come un giallo, con un minimo di struttura seriale a cui aderire per dare al tutto un'aria anche solo parzialmente definita, è stata nel complesso una mossa saggia, poiché ha conferito al racconto un ritmo televisivo appropriato ma senza annacquare la componente legata al non detto.
I sottintesi rimangono, con alcune relazioni suggerite ma mai esplicitate, e anche il mistero secondario relativo a Mrs. Appleyard, introdotto nella prima sequenza della miniserie, rimane un escamotage simpatico ma volutamente inconcludente, che forse non convincerà chi si aspetta da un prodotto simile un finale definitivo (basti pensare a quanto si infuriarono i fan di The Killing quando l'omicidio iniziale fu risolto nella seconda stagione anziché al termine della prima), ma fa sì che il DNA "aborigeno" di Picnic a Hanging Rock (e non usiamo quel termine a caso, poiché una delle letture del romanzo, interpretato come una critica del rapporto tra bianchi e indigeni, fa parte anche della scrittura della serie) rimanga sostanzialmente inalterato e, nel bene e nel male, l'adattamento giusto per i nostri tempi.

Cattiva fino all'osso

L'altro elemento da mettere in risalto è tutto il cast corale al femminile, con note di merito per l'australiana Yael Stone (nota agli abbonati di Netflix come Lorna Morello in Orange Is the New Black) e soprattutto l'inglese Natalie Dormer, l'unica vera "antagonista" dello show e presenza perfidamente carismatica dall'inizio alla fine, un misto di eleganza e crudeltà che per certi versi rispecchia la natura di Hanging Rock, un luogo esteticamente sontuoso e suggestivo ma pieno di insidie, dove i concetti di tempo e spazio sono molto flessibili e creano un non-luogo collocato in una bolla acronica, dilatando l'esperienza fino alla tutt'altro che conciliatoria conclusione delle sei ore di incubo australiano.
Un incubo di cui molti non sentivano strettamente la necessità, ma che a conti fatti è un viaggio più che dignitoso all'insegna della frustrazione e della suspense, due concetti inestricabilmente collegati nel tentativo, giustamente vano, di ricostruire cosa accadde in quel fatidico giorno di San Valentino.

Pic Nic a Hanging Rock Il nuovo adattamento del romanzo di Joan Lindsay non ha la potenza visionaria del film di Peter Weir, ma compensa con una struttura che - pur rispettando le convenzioni della serialità - rimane fedele allo spirito del libro, portando avanti un mistero che mai verrà risolto. Location suggestive e inquietanti sommate a un cast affiatato, con la bravissima Natalie Dormer al centro dell'attenzione, fanno di questo nuovo appuntamento con Hanging Rock un'esperienza molto interessante, che però non convincerà chi si aspetta da una miniserie autoconclusiva le risposte a tutte le domande.

7.5