Preacher: Recensione della seconda stagione

La seconda annata dell'adattamento televisivo di Preacher si è chiusa andando sempre di più nella direzione giusta...

Preacher: Recensione della seconda stagione
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Poco più di un anno fa, quando la prima stagione di Preacher debuttò in America su AMC, ci furono non poche lamentele da parte dei fan duri e puri del fumetto originale di Garth Ennis e Steve Dillon (quest'ultimo scomparso lo scorso autunno e dedicatario della premiere della seconda stagione).
Questo perché la serie, pur mantenendo sostanzialmente intatta la premessa e mettendo in scena gli stessi tre protagonisti (il predicatore Jesse Custer, posseduto dal frutto dell'accoppiamento tra un angelo e un demone; la sua compagna Tulip O'Hare; e il vampiro irlandese Cassidy), presentava nei primi dieci episodi una storyline che deviava in modo sostanzioso dal prototipo cartaceo, fungendo da lungo preludio al viaggio alla ricerca di Dio che costituisce l'anima nerissima del popolare racconto seriale di Ennis e Dillon. Un concentrato di sesso, violenza e blasfemia che ancora oggi è in grado di far discutere, come ha dimostrato anche la polemica intorno a uno degli episodi di questa nuova annata, più vicina alle atmosfere del fumetto ma anche libera di esplorare, con esiti più o meno felici, strade alternative.

L'ultima tentazione di Cristo

A creare scalpore e spingere un gruppo di attivisti a chiedere la chiusura definitiva dello show è stato il decimo episodio, che si apre con una notte di sesso sfrenato tra Gesù e una donna, prima che lui debba essere crocifisso (nel fumetto invece finse di morire). Una sequenza che fa parte della trama orizzontale legata al Graal, l'organizzazione che ancora oggi protegge i discendenti di Cristo, il cui ultimo rappresentante è affetto da gravi disturbi mentali dopo secoli di accoppiamenti tra consanguinei. Siamo nel bel mezzo della storyline fumettistica, portata sul piccolo schermo con un miscuglio riuscito tra elementi familiari - in primis il famigerato Herr Starr - e licenze poetiche sufficiente per rendere il Preacher televisivo un viaggio riconoscibile ma ancora in grado di sorprendere. Non sempre con i risultati auspicati, come nel caso della sottotrama infelice sul figlio di Cassidy, ma nei casi migliori (vedi alla voce Adolf Hitler, interpretato alla grande da Noah Taylor) si ottiene un prodotto sporco e cattivo nella giusta misura, all'altezza della doppia reputazione della fonte letteraria e dei creatori catodici Seth Rogen e Evan Goldberg.

Viaggio diabolico

Procedendo su un doppio binario che tiene conto di fan e neofiti allo stesso modo, Preacher chiude quindi la sua seconda annata con la stessa grinta di quella precedente, senza troppi inciampi dovuti al numero maggiore di episodi (tredici e non più dieci) e con una grande volontà di scioccare nel migliore dei modi. In tal senso, chi si è offeso per il decimo episodio farà bene a stare alla larga dal finale di stagione, che si riallaccia a una storia che i lettori del fumetto conosceranno bene ma lo fa con certe scelte inedite, tra cui un'immagine di commiato che rende già faticosa l'attesa dell'auspicato terzo ciclo, non ancora ufficialmente annunciato. Soprattutto abbiamo a che fare col prodotto che, con l'approccio giusto, potrebbe diventare il nuovo brand di punta della AMC mentre il franchise di The Walking Dead si avvicina sempre più inesorabilmente a un abisso creativo. Appuntamento al 2018?

Preacher - Stagione 2 La seconda stagione esibisce una maggiore fedeltà al fumetto ma continua lo stesso ad esplorare strade tutte sue, regalandoci un viaggio on the road fatto di colpi di scena e risate politicamente scorrette che non lasceranno indifferenti gli spettatori. Gli animi sensibili si astengano.

8.5