Pride: Recensione della stimolante docuserie in arrivo su Disney+

Pride è una docuserie varia, coinvolgente e commovente, nata dalla voglia sincera di raccontare storie e lotte cruciali nel periodo attuale.

Pride: Recensione della stimolante docuserie in arrivo su Disney+
Articolo a cura di

Ci sono vite, esperienze, lotte che semplicemente meritano di essere raccontate nel modo più esauriente e chiaro possibile: alcune necessitano di essere ricordate per non risultare disperse per sempre, altre possono diventare una fonte di ispirazione per milioni di persone, altre ancora un memento cruciale per ribadire che c'è tanta strada da percorrere nonostante i risultati raggiunti. E Pride, docuserie sulle lotte per i diritti LGBTQ+ in arrivo su Disney+ il prossimo 25 giugno, riesce sorprendentemente ad abbracciare tutte queste casistiche e non solo, proponendosi come un prodotto cruciale in particolar modo nel momento storico attuale, in cui gruppi e provvedimenti che limitano o si schierano contro l'intoccabile libertà di esprimere la propria sessualità sono ben reali e rumorosi.

Anche se qualche scelta strutturale non ci è apparsa totalmente convincente, Pride, da noi vista in anteprima, è una raccolta meravigliosa e spesso e volentieri commovente della storia di una comunità intera e della sua marcia verso l'uguaglianza negli Stati Uniti, decennio per decennio. Sicuramente un fiore all'occhiello tra le novità Disney+ di giugno.

Decennio per decennio la lotta non cambia

Ogni episodio, infatti, copre una decade, partendo dagli anni ‘50, ovvero un periodo in cui essere riconosciuti come persona omosessuale portava al licenziamento immediato nonché l'arresto, fino a giungere al 2000. La grandiosità di Pride è riscontrabile in numerosi aspetti: l'argomento stesso che vuole trattare senza lesinare su nomi ed eventi; l'intervento di personalità a favore della comunità LGBTQ+ da numerosi ambiti della società, da giornalisti a senatori; la voglia di soffermarsi non solo sugli avvenimenti ingombranti che hanno segnato la nascita e le lotte di questa comunità, ma anche su vicende "minori", poco chiacchierate e sconosciute che rischiavano di svanire nel nulla.

Insomma, in Pride trovano posto ovviamente i moti di Stonewall o la pandemia di AIDS; grandi pezzi del mosaico accompagnati tuttavia da tessere più piccole e forse persino più affascinanti e strazianti, che dipingono la vita di tutti i giorni, dalle gioie agli spaventi, dalle vittorie alle sconfitte più umilianti. Un raccoglitore stracolmo di emozioni e resilienza capace di toccare anche ogni ambito della cultura, ripercorrendo ad esempio le origini del cinema LGBTQ+, fino agli anni ‘80 praticamente inesistente, e soprattutto dell'aberrante ed ingiustificato odio mediatico riversato su di esso da tante associazioni e figure religiose.

Una serie quasi infinita di vite vissute di nascosto per la paura, per la vergogna, a causa dell'ambiente familiare e sociale in cui si viveva, dedito a ripetere che provare attrazione verso lo stesso sesso o assumere abitudini - di vestiario o comportamentali - del sesso opposto erano malattie, deviazioni da una norma sacra e inviolabile. Un crogiolo intenso che Pride ha deciso di raccontare in maniera peculiare, ovvero molto disordinata e disomogenea. Non come difetto, bensì un effetto voluto e ricercato - come confermato dalla nostra intervista con le produttrici esecutive Christine Vachon e Alex Stapleton - e per certi versi brillante in alcuni episodi. Ed è qui che sopraggiungono quelle scelte strutturali che non ci hanno convinto appieno, poiché ogni puntata è affidata ad un regista diverso.

Una scelta che si è rivelata un'arma a doppio taglio: da un lato, infatti, si aumenta esponenzialmente la varietà dell'intera docuserie, in quanto ciascun regista ha dato la sua visione personale - la voglia quasi di voler rompere la quarta parete nel primo episodio, gli intermezzi animati del secondo, il taglio più personale ed intimista nel terzo; dall'altro si sono creati inevitabilmente dislivelli di qualità evidenti tra le puntate, ridando una sgradevole sensazione di prevedibilità in quelle più standard, che hanno giocato poco con gli stilemi delle docuserie. Ma sono aghi nel pagliaio di una produzione totalizzante, emozionante, sentita profondamente da ogni partecipante e che merita di essere vista, per ricordare che questa lotta purtroppo è tutt'altro che finita e ne siamo tutti coinvolti.

Pride Disney Plus Pride è una docuserie competente e quasi sempre brillante, non solo per i fondamentali argomenti che tratta in un periodo storico come quello attuale, ma proprio per il modo in cui li racconta. La serie in arrivo su Disney+ è una raccolta commovente e straziante sulla comunità LGBTQ+ e sulle sue lotte dagli anni '50 ad oggi, stracolma di energia e orgoglio per tutti i risultati raggiunti e i sacrifici compiuti per ottenerli. In quest'ottica si inserisce la voglia di voler raccontare certamente i grandi avvenimenti, quali ad esempio Stonewall o l'AIDS, accompagnati però da tante piccole storie troppo spesso tralasciate e dimenticate. E qui Pride raggiunge livelli di commozione e profondità meravigliosi. Qualche scelta non ci ha convinto del tutto. Ci sono dei dislivelli qualitativi importanti tra le puntate che sperimentano di più e quelle che si limitano ad una struttura classica, ma Pride rimane un'esperienza fondamentale da vedere e vivere.

8.5