Recensione Romanzo Criminale - Stagione 2

"Dio perdona, la banda no": ecco l'ultimo capitolo del Romanzo Criminale più famoso d'Italia

Recensione Romanzo Criminale - Stagione 2
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Nel 1982 l’Italia vinceva la coppa del mondo di calcio. Era il mondiale di Rossi, Tardelli e del compianto Enzo Bearzot che insieme alla scomparsa di Monicelli ha reso amaro l’epilogo di questo 2010. Erano gli anni ‘80 del Cuccuruccucu di Battiato e di Total Eclipse of the Heart di Bonnie Tyler. Erano anche gli ultimi anni della così detta “strategia della tensione” che, come profetizzò Aldo Moro, servirono a “rimettere l’Italia nei binari della ‘normalità’”. Erano i sanguinosi anni di passaggio fra la prima e la seconda Repubblica, fra la guerra fredda e la caduta del muro, fra la banda che era e quella che non sarebbe più stata. Erano gli ultimi capitoli di quel “Romanzo Criminale” che cambiò per sempre l’assetto del nostro bel paese.

Chi ha ucciso il Libanese?

Dalla morte del Libanese la banda non è più come prima. Dandi e Freddo, naturali capo branco, ruggiscono uno contro l’altro e agli altri non resta che spartirsi i brandelli. Su una cosa però sono tutti d’accordo: scoprire chi ha ucciso il Libanese. In apparenza la risposta sembra facile ma nel corso della partita i pezzi della scacchiera saranno sempre più difficili da controllare. Da una parte Mafia e Camorra che premono su Roma, dall’altra Polizia e Stato, i cui rapporti sono spesso ambigui. E poi le storie d’amore e di fraterna amicizia che hanno fatto così tanto presa sul pubblico della prima stagione. Giungerà all’epilogo la contesa fra Dandi e il commissario Scialoja per il cuore di Patrizia, mentre per il Freddo sarà tempo di scegliere tra famiglia e “carriera”. Ricoprirà un ruolo chiave il Bufalo, presentato in apertura di stagione attraverso un flashback giovanile che strizza l’occhio all’Accattone di Pasolini. In una città “che nun vole capì”, quando muore un re, difficilmente ce ne saranno altri.

Una regia in evoluzione

Sergio Sollima, regista di entrambe le serie, mostra un notevole upgrade stilistico, forte probabilmente dell’esperienza dell’anno passato con attori per la maggior parte alle prese con il loro primo ruolo d’eccezione. Le location cambiano, come cambiano i tempi e con loro le musiche, i costumi e le tecnologie. Vediamo spuntare in ultima battuta persino i primi modelli di telefonino, che anche se grossi e pesanti, acquistano subito un ruolo chiave nella diffusione delle informazioni “scottanti”. La televisione è sempre più pervasiva e ci informerà delle stragi, dello scandalo P2 e, per chiudere in bellezza il nostro “romanzo”, della caduta del muro di Berlino nel 1989. Sky Cinema ci mostra gli anni ottanta in alta definizione: tragici, foschi, tremendi. Anche senza il Libanese (che pur compare sotto forma di fantasma-grillo parlante “alla Dexter”), il cast attoriale matura e regge il confronto con la passata stagione, senza stancare.

Dio perdona, la banda no

“Dio perdona, la banda no” - Questo il motto impresso in migliaia di felpe e t-shirt che ha fatto gridare allo scandalo numerosi gruppi di genitori e cittadini romani. Romanzo Criminale 2 è ormai un cult all’italiana e, nonstante tragga ispirazione dalle sanguinarie feste della banda della Magliana, per molti giovani è fenomeno di moda e fidelizzazione. Attenzione mamme: fidelizzare e immedesimarsi sono due cose ben diverse. Prima di tutto perchè i recenti studi cognitivi sulla fruizione spettatoriale dimostrano che il pubblico non empatizza mai completamente con le azioni di un personaggio, bensì ne è testimone più o meno accondiscendente; secondo poichè “fidelizzare”, in gergo, significare sincronizzarsi con un determinato immaginario creato ad hoc per veicolare determinate tematiche ma soprattutto per generare forti emozioni. Romanzo Criminale è una serie emozionante. Se è vero che “al cuor non si comanda” è perchè le emozioni sono spesso staccate dal giudizio “razionale” (o morale) che diamo vedendo una determinata scena. Lungi dal fare un’apologia umanizzante del mondo malavitoso, Romanzo Criminale mette in scena quelli che vengono definiti i main theme dell’emozione spettatoriale: la giustizia in pericolo (storie di soprusi e vendette), l’appartenenza a un gruppo (storie di divisione e riconciliazione) e il mistero (la soggezione di fronte ad eventi aldilà dell’umana comprensione). Sangue, parolacce e torture sono solo il corollario visuale di questi temi che sempre, e dico sempre, generano fidelizzazione con la vicenda. Ruolo chiave dell’operazione è naturalmente il “come” questi fattori vengono amalgamati e ci sembra che Romanzo Criminale lo abbia fatto magistralmente. Vale poco quindi appellarsi alla dubbia moralità dei protagonisti: Libano, Freddo, Dandi e soci, sono degli eroi, non degli esempi.

Romanzo Criminale La Serie Stagione 2 Con Romanzo Criminale 2 si chiude un bel capitolo per la fiction all’italiana. Sergio Sollima firma un vero e proprio cult degli anni 2000, capace di farci emozionare buttando un occhio su una storia ancora non del tutto conclusa e che ci riguarda tutti. Lo aveva già fatto e lo rifarà Michele Placido (nelle sale con la versione “padana” di Vallanzasca) e Tullio Sorrentino con il suo andreottiano “Divo” che ben si accosta alle atmosfere noir di questa seconda stagione di Romanzo Criminale. A distanza di riconoscimenti internazionali, quest’ultimo film non è mai apparso in televisione. Ed è forse questo il merito più alto della serie di Romanzo Criminale: far entrare per una volta “quel genere” di fiction nelle case degli italiani. Speriamo non sia l’ultima.