Scene da un Matrimonio Recensione: l'amore in formato televisivo

Il remake del capolavoro di Ingmar Bergman è un successo su tutti i fronti e Oscar Isaac e Jessica Chastain sono lo specchio di un sentimento.

Scene da un Matrimonio Recensione: l'amore in formato televisivo
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È un vaso posto in bella vista, ma su una mensola traballante, il matrimonio. Posto in precario equilibrio, ogni giorno deve essere spolverato, accudito, tenuto con cura. Basta un gesto di distrazione, un errore, che questo vaso cade, frantumandosi in mille pezzi. Si possono raccogliere, riunire, incollare, ma il risultato non sarà mai lo stesso; il vaso non sarà quello di prima. Per Ingmar Bergman prima, e Hagai Levi poi, sono cinque i pezzi in cui si rompe questo vaso una volta toccato terra. Cinque scene da un matrimonio voluto, desiderato, finito, ritrovato, perduto e tradito di nuovo.

Una montagna russa di emozioni così reali da superare i confini del piccolo schermo, per ritrovare nell'universo spettatoriale il proprio riflesso perfetto e speculare. Un legame che unisce, spezzato e poi rincollato dagli eventi della vita, che per due come i protagonisti di Scene da un matrimonio mini-serie ispirata al capolavoro di Ingmar Bergman in onda su Sky dal 20 settembre (qui le ultime uscite Sky e NOW di settembre 2021), li avvolge fino a toglier loro il respiro, li getta a terra, tra abbracci e colpi al cuore e nel fisico.

Ribaltamenti di ruoli e sentimenti

Lo avevamo percepito, previsto, sentito fino allo stato più profondo dell'epidermide: lo show di Hagai Levi non è solo una mini-serie televisiva, ma uno sguardo intimo, vero, realistico sull'universo di mille e più coppie al di là del piccolo schermo.

Una lotta di boxe sul ring della vita in cinque round che travolge, immerge in questa ragnatela intessuta da caratteri imperfetti, e per questo umani. I due protagonisti di Scene da un matrimonio sono un uomo e una donna vittime delle proprie fragilità, dei loro comportamenti, ossessioni, di scene da un matrimonio pronte a (ri)prendere vita. Lotte interiori tra sguardi che si incrociano, si amano, si tradiscono e ritrovano in un loop continuo azionato da lacrime e abbracci, al ritmo di uno stomaco che si contorce e di un cuore che perde battiti. Le nostre impressioni su Scene da un Matrimonio ai tempi della Mostra del cinema di Venezia hanno ritrovato una piacevole conferma in ogni inquadratura di questa galleria sentimentale scevra di melenso romanticismo, ma carica di accuse, recriminazioni e dichiarazioni che sanno di ordinaria quotidianità.

Hagai Levi ha saputo affiancarsi con eleganza e rispetto all'opera magna di Bergman, assimilando e attualizzando ogni suo verso in un discorso che parla con la lingua universale dell'amore ma con uno stile contemporaneo. Riprendendo l'incipit stabilito dall'opera che l'ha preceduto, Levi affida alla potenza di un'intervista i primi sintomi di un'unione pronta a scindersi in dualità. Nella forma di una confessione prima trattenuta, e poi a cuore aperto, si fanno strada sintomi di una prigionia in cui il matrimonio ha relegato i due protagonisti.

Se Jonathan si presenta come "uomo ed ebreo", Mira incanala la sua persona in quella di moglie e madre; la donna si limita, cioè, nel ruolo stabilito negli anni dalle attese e dalle convenzioni prestabilite e pretese dalla società. Due stereotipi che hanno ingabbiato inconsciamente questi due personaggi a recitare una parte a loro affidata dal mondo circostante, e ora messa a nudo - proprio quanto fatto prima dalla cinepresa di Bergman - dal regista.

Ma è nella volontà di ribaltare questi prototipi domestici, che si ritrova la portata originale e rivoluzionaria di Levi. Da angelo del focolare, controparte perfetta e sensibile della coppia, è Mira a recidere quel legame che la tiene unita a Jonathan. È lei a far cadere quel vaso prezioso che è il matrimonio, farlo a pezzi, dando le spalle e smettendo di accettare il ruolo di madre e moglie a cui la società si aspettava che aderisse.

Il resto è una caduta all'inferno e una risalita al purgatorio dei sentimenti; una Divina Commedia dell'amore tra fantasmi, spettri del passato, santi e peccatori, vittime e carnefici, nell'attesa di toccare la spiaggia di un limbo segnato da una nuova concezione di unione e matrimonio.

Schermi di un matrimonio

Parla lo stesso linguaggio dei sentimenti dei propri spettatori, Scene da un Matrimonio. Non aspira a elevarsi a portatore di verità, la mini-serie di Levi. Non ha paura di mostrare la propria natura finzionale, come dimostrano le scene del backstage che aprono ogni singolo episodio.

Nel suo carattere autoriflessivo, Scene da un matrimonio mostra la potenza della televisione, e con essa del cinema (o di una televisione che si fa sempre più cinema) di rendere straordinari anche momenti carichi di dramma e ordinarietà come quelli che segnano la fine di un matrimonio. Basta urlare "Ciak. Azione" e tutto si ammanta di realismo e preziosa universalità. Lo sguardo televisivo è un alito di vita che crea e modella un micro-universo riverberante un proprio alter-ego al di là dello schermo. Uno schermo riverberante essenze di vita frantumate in mille pezzi, rotte, proprio come rotti sono gli specchi che riflettono una coppia solo apparentemente disunita. Un gioco di sguardi e sdoppiamenti della realtà in cui chiunque può ritrovare parti di sé, in scene di un matrimonio che sono anche scene di vita vissuta, rimossa, modellante.

L'arte di rappresentare scene di vita vissuta

Ma a rendere vive queste scene di un matrimonio sono gli attori. Jessica Chastain e Oscar Isaac si fanno giocatori di una partita di tennis portata avanti con estenuante fatica, e penetrante verosimiglianza.

La chimica tra i due pervade ogni dettaglio, oggetto, minimo sguardo colto dalla cinepresa di Levi, elevando all'ennesima potenza l'illusione di veridicità alla base dell'opera. Non più sguardo che sbircia dal buco della serratura, l'occhio del regista rivela senza filtri il ruolo da voyeur affidato a ogni spettatore nel gioco della rappresentazione televisiva. Grazie alla performance di due attori che non vogliono strafare - e se lo fanno è perché è il ruolo stesso che glielo richiede - il pubblico sintonizza il proprio battito cardiaco con quello irregolare dei due protagonisti, amati e amanti, disillusi e traditi. Uniti nei momenti di complicità e tenero (e poi istintivo e animalesco) sentimento da riprese di ampio respiro, i due attori ritrovano nei contrasti dei propri abiti, della propria fisionomia, e delle luci che li avvolgono, una dicotomia pronta a scoppiare nei termini di una relazione che forse non finirà veramente mai.

E così quell'ottimistica speranza che teneva insieme i due all'inizio, si rompe in due sguardi contrapposti, ora messi in sequenza da primi piani che si limitano a dialogare con continui campi e controcampi, e per questo incapaci di stare insieme e condividere una medesima inquadratura.

Sostenuti da un montaggio parlante, a esacerbare la natura dei legami che uniscono e dividono Mira e Jonathan sono anche delle scelte di regia che vanno a sottolineare la portata rivoluzionaria delle azioni compiute dai propri protagonisti. Il tradimento di Mira si traduce in maniera tangibile e visiva in porte, finestre, muri e cornici, ostacoli architettonici che bloccano i due protagonisti, li separano fisicamente ancor prima che legalmente da documenti da firmare, e che sanciscono definitivamente la fine del loro matrimonio.

Ma se c'è un aspetto che affida un senso di verosimiglianza tra il mondo portato sullo schermo e quello che vive al di là di esso, questo è da ritrovarsi nella colonna sonora. Nella vita di tutti i giorni non c'è nessuna musica che accompagni i nostri litigi, i nostri momenti di felicità, esacerbando la forza di un sentimento di gioia, o dolore. E così, è la totale assenza sonora nei momenti di climax emotivi a dare un senso di realismo alla storia, elevandola a saggio unico e universale della fine e susseguente mutamento di un matrimonio. Perché tutti siamo stati un po' Jonathan, un po' Mira, e un po' la loro figlia.

Non vuole puntare il dito, Levi. Nessuna vittima, o carnefice, nessun innocente o colpevole. Nell'universo portato in scena dal regista in Scene da un matrimonio c'è solo uno sguardo schietto, sincero, su rapporti interpersonali che segnano, uniscono e separano due parti ugualmente responsabili di un matrimonio che si distrugge per rinascere sotto nuove forme. Una deflagrazione che porta a nuova creazione, mentre lo spettatore si lascia immergere in questa altalena emotiva, asciugando le lacrime di Jonathan, o abbracciando con complice perdono Mira, in questo spettacolo della vita ridotto nel formato di un piccolo schermo.

Scene da un matrimonio - Serie HBO Concludiamo la nostra recensione di "Scene da un Matrimonio" sottolineando la sete di realismo e capacità di coinvolgimento della mini-serie di Levi. Imperdibile. Realistico. Coinvolgente. Emozionante. Il tutto senza risultare mai ridondante, melenso o retorico. Si tratta di un remake dal sapore attuale. Scavalcando l'ostacolo del prevedibile paragone con il suo precedente firmato Ingmar Bergman, la mini-serie di Levi fonda le proprie solide basi su una narrazione commovente e due performance magistrali a opera di Oscar Isaac e Jessica Chastain.

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