Recensione Sea Wolf

Dal romanzo di Jack London una miniserie tv in due puntate, con Tim Roth e Neve Campbell, che sfrutta al meglio l'ambientazione marinaresca ma non eccelle nella costruzione drammatica.

Recensione Sea Wolf
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Le due puntate della miniserie tv andranno in onda, in prima tv free, giovedì 8 e venerdì 9 luglio alle 21.05 su LAEFFE.

Il romanzo Il lupo dei mari di Jack London, datato 1904, ha avuto diverse trasposizioni su piccolo e grande schermo fin dai tempi del cinema muto. Ad oggi però la miglior opera di celluloide ad esso ispirata rimane il bel film del 1941 che vedeva protagonista il grande Edward G. Robinson. Nel 2009 il canale televisivo Telemunchen ha realizzato, frutto di una produzione tedesco / canadese, una miniserie televisiva in due episodi che ripercorre con una certa fedeltà il racconto originario, potendo inoltre contare su un cast internazionale di richiamo. Sea Wolf, che a tutti gli effetti può essere considerato come un film lungo diviso a metà per mere ragioni di minutaggio per il piccolo schermo, conta infatti oltre alla presenze europee di Sebastian Koch (Le vite degli altri) e Stephen Campbell Moore (The History Boys) su due volti noti del cinema americano quali il sempre ottimo Tim Roth (Le iene) e la bella Neve Campbell (Scream).

La legge del più forte

L'intellettuale Humphrey van Weyden è in viaggio su un traghetto per San Francisco quando, nel tentativo di proteggere una gentildonna da un tentativo di violenza, finisce fuoribordo. L'uomo viene raccolto in mare dal piccolo veliero Ghost, comandato dal violento capitano Wolf Larsen, che usa metodi dittatoriali col suo equipaggio al punto di uccidere, in violente risse, alcuni dei suoi sottoposti. Dapprima il rapporto tra Humphrey, tipico londinese d'alta società, e il resto dei suoi nuovi compagni si rivela teso, ma nell'arco di breve tempo l'uomo impara a farsi rispettare diventando in un certo senso il braccio destro di Larsen.
Un giorno però il Ghost recupera un'altra naufraga, la bella Miss Brawster, in fuga da Death Larsen (il fratello di Wolf) che l'aveva reclusa all'interno della sua nave e ora pronto a tutto pur di ritrovarla. Tra i tre uomini, e in particolare tra Wolf e Humphrey, si accenderà una forte rivalità per il cuore della donna, mentre l'equipaggio è sempre più sul punto di ribellarsi...

Gente di mare

Avvincente a metà, con una sorta di sostanziale pareggio, nelle quasi tre ore di visione, di tempi morti e sviluppi invece più appassionanti, Sea Wolf vive per buona parte della forza avventurosa del romanzo originale, trovando i suoi maggiori punti di forza proprio nelle sequenze tipicamente marinaresche, con inclusa anche una spettacolare battaglia a colpi d'arma da fuoco tra l'imbarcazione protagonista e quella del villain. La prima parte è incentrata quasi totalmente sul metaforico percorso di formazione a cui è involontariamente costretto Humprey, uomo dai sani principi e abituato a vizi ed agii, trovatosi suo malgrado in un gruppo di bifolchi, per di più sotto il comando di un capitano folle e crudele. Proprio nella costruzione del rapporto tra queste due figure antitetiche, caratterizzate entrambe con una certa cura, si trovano i migliori momenti drammatici dell'operazione. Quando poi le due storyline di partenza, quella del Ghost e quella di Miss Brewster e Death Larsen (che inizialmente viaggiavano parallele), vengono a incrociarsi, lo sviluppo narrativo perde un po' di mordente, andando ad adagiarsi in una certo classicismo che, puntando sullo scontato menage a trois, ci conduce verso un finale alquanto prevedibile (ovviamente per chi non ha letto il romanzo).
La regia di Mike Barter, prevalentemente impegnato in progetti per il piccolo schermo, si attesta su livelli di piacevole medietà, mentre il cast vive a fase alterne, con due picchi positivi nella luminosità di Neve Campbell e nell'intensità furente di Sebastian Koch.

Sea Wolf Dal romanzo di Jack London, arriva in tv una miniserie senza infamia e senza lode. Sea Wolf si avvantaggia dell'ambientazione marinaresca creando un'ambientazione suggestiva in cui gli uomini devono lottare sia contro la natura sia contro loro stessi, ma non sempre eccelle nella costruzione drammatica degli eventi, cedendo a una certa banalità soprattutto nella seconda parte, incentrata su un registicamente forzato triangolo sentimentale.