See 2 Recensione: la serie Apple con Jason Momoa è più ambiziosa che mai

La seconda stagione dello show originale Apple evolve stilemi e dinamiche della prima, con una visione ampliata del mondo privato della vista.

See 2 Recensione: la serie Apple con Jason Momoa è più ambiziosa che mai
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See potrebbe essere considerato il cigno nero delle produzioni originali che hanno lanciato il servizio streaming Apple TV+ della casa di Cupertino. La prima stagione di questo show non aveva soddisfatto pienamente tutti, e di certo nella forma e nel contenuto non si presentava come un boccone facile da digerire. L'idea di Steven Knight di una serie post-apocalittica ambientata in un futuro distopico nel quale l'umanità ha pagato alcuni azzardi biologici con il senso della vista si presentava intrigante sulla carta, ma difficile da rendere in maniera organica.

Nella nostra recensione di See non eravamo affatto rimasti indifferenti alla natura cosmogonica di una narrativa che vedeva nel creatore di Peaky Blinders il proprio demiurgo. Peraltro, la messinscena non faceva che impreziosire il concept di base, al netto di qualche stagnazione a livello narrativo e di un disorientamento endemico nel rapportarsi ad una realtà così affascinante e al tempo stesso ostica. Auspicavamo così una maggiore organicità nell'inevitabile prosieguo e, per fortuna, siamo stati accontentati. See 2 è qui. È più maturo, non perfetto, ma sicuramente ha centrato l'obiettivo. Apple sta giocando bene le sue carte, per questo non dovete perdervi le uscite Apple di novembre 2021.

La fine dell'innocenza

Senza dubbio la seconda stagione di See si presenta come una decisa espansione dell'universo di Knight e una degna maturazione del concept, complice anche il cambio di showrunner che ha visto l'ingresso di Jonathan Tropper (Banshee) a capo della writing room.

Tutto è più grande, più imponente e fastoso nella sua decadenza, a partire dall'opening completamente rielaborata che ci introduce ad un universo espanso di realtà e fazioni differenti da quelle che avevamo avuto modo di conoscere nei primi episodi della serie. Veniamo così in contatto con le realtà di Pennsa e di Trivantes, due dei centri nevralgici della società non vedente; la prima eletta nuova capitale dell'impero Payan, la seconda riconosciuta come indiscussa potenza militare; di fatto l'avversario più temibile contro il quale confrontarsi in quel mondo, data anche la presenza di Edo Voss, fratello di Baba, che ha più di un conto in sospeso col fratello. Se lo scontro tra i due occupa i capitoli iniziali descritti nelle prime impressioni su See 2, il restante minutaggio non fa che intarsiare e talvolta impreziosire legami e dinamiche tra i personaggi, sicché assistiamo ad una fioritura rigogliosa sotto l'aspetto introspettivo che ci consente di avere migliore percezione anche degli archi sviluppo.

Ciò non significa ovviamente che ci troviamo di fronte ad un affresco completo delle personalità in gioco, ma siamo ai livelli di una buona stagione di Game of Thrones, nella quale i confini sono netti e i patti con lo spettatore risultano chiari dall'inizio. In qualche modo, tuttavia, l'imperare delle dinamiche di potere tra le realtà in gioco fa perdere quel senso perturbante di scoperta rappresentato dall'impatto socioculturale con la tribù degli Alkenny e la caccia alle streghe scatenata dalla Regina Kane contro i figli vedenti di Jerlamarel nella prima stagione.

Un personaggio, lo stesso Jerlamarel, che onestamente ci aspettavamo venisse sfruttato maggiormente e meglio in questo prosieguo, con una storyline che potenzialmente poteva incastrarsi in modo proficuo, aggiungendo varietà alla narrazione, contando anche l'evoluzione del ruolo della vista nelle nuove puntate.

Sulla strada giusta

Gli intrighi sono in ogni caso ben tessuti, in una trama da manuale che mostra un'ossatura forse fin troppo evidente nell'incedere delle vicende. Abbiamo veramente apprezzato la volontà di espandere su tutti i fronti la concezione di questo mondo che non conta più su uno dei cinque sensi da secoli, in un lavoro di production design che tiene conto dei minimi dettagli.

Dalla texture dei costumi per restituire una percezione uditiva differente a seconda delle varie fazioni, alla viabilità nella città di Trivantes, gestita attraverso un sistema di cavi sospesi attraverso i quali coloro che non possono affidarsi alla vista possono gestire i propri percorsi urbani, tutto ha una sua ragion d'essere. In definitiva l'intero comparto scenografico e fotografico (quest'ultimo forse troppo giocato al ribasso in termini di esposizione) è degno di nota e garantisce un'evoluzione della percezione post-apocalittica dei quell'universo. Merito soprattutto della presenza di membri della troupe e attori non vedenti che hanno permesso di rendere quest'esperienza il più sensoriale possibile, consentendo anche al cast di ricevere preziose indicazioni per restituire una performance credibile per lo spettatore e costruttiva nei confronti del world building. Buone le interpretazioni di Jason Momoa e Dave Bautista, ma è sempre la Regina Kane di Sylvia Hoeks a rubare in qualche modo la scena con uno stridente overacting dal quale emergono a sprazzi le emozioni più contrastanti, esprimendo alla perfezione la follia dell'ex sovrana di Kenzua.

Come per la passata stagione, il sonoro costituisce una prerogativa irrinunciabile per la buona riuscita dell'opera, e anche in questo caso si respira la simbiosi con i consulenti non vedenti che hanno suggerito l'utilizzo della voce come strumento di geolocalizzazione e del linguaggio non verbale come forma di comunicazione e interazione, soprattutto nelle fasi stealth dello show, alle quali segue solitamente l'elemento action, ben gestito a livello di messinscena, con un particolare accento sulle tinte gore degli scontri.

See (Apple TV+) See ha cambiato pelle, ma si riconferma un prodotto peculiare con una forte identità, nonostante parte dello smalto primigenio si sia perso su questa nuova scacchiera del potere post-apocalittico. Le buone interpretazioni del cast fanno leva sulla consulenza di non vedenti che hanno permesso anche ai comparti tecnici di rendere appieno l'esperienza sensoriale di un mondo dominato dalla cecità. La sceneggiatura tratteggia con dovizia introspettiva i personaggi principali, al netto di qualche svista ingenua che speravamo di risparmiarci. Tutto sommato See 2 è comunque un passo avanti per il futuro della serie, che sembra sulla buona strada per continuare a migliorarsi.

7.5