Recensione Shadowhunters - Stagione 1

L'adattamento televisivo dei romanzi di Cassandra Clare ritornerà sugli schermi nel 2017 con gli episodi della seconda stagione, nonostante un esordio non del tutto convincente anche a causa della sua protagonista

Recensione Shadowhunters - Stagione 1
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I romanzi scritti da Cassandra Clare hanno saputo conquistare i lettori di tutto il mondo grazie a dei personaggi ben delineati e a storie coinvolgenti costruite su una formula che unisce ai tradizionali dilemmi adolescenziali, tipici dei libri di genere young adult, una buona dose di azione, mistero, sentimenti ed elementi magici e sovrannaturali.
Dopo un adattamento cinematografico che non ha ottenuto i risultati sperati ai box office, la notizia che Freeform ne avrebbe realizzato un serial televisivo ha attirato subito l'attenzione dei fan della saga perché sulla carta un progetto molto adatto a portare sugli schermi la storia degli innumerevoli personaggi e del mondo in cui si svolge la storia di Clary Fray.
Dopo la messa in onda negli Stati Uniti, e nel resto del mondo grazie a Netflix, la serie Shadowhunters ha potuto contare su un prevedibile rinnovo in vista per la prossima stagione.
I primi tredici episodi si sono infatti conclusi con un cliffhanger che lascia la situazione in sospeso, gettando le basi per delle svolte narrative importanti.

Una ragazza alla scoperta di un mondo misterioso

La protagonista Clary (Katherine McNamara) scopre nel giorno del suo compleanno che sua madre Jocelyn (Maxim Roy) le ha mentito sulle proprie origini e sull'identità di suo padre, venendo a conoscenza della sua vera natura: è una shadowhunter, una creatura metà umana e metà angelo che dovrebbe avere il compito di difendere gli umani dai demoni. La giovane scopre così l'esistenza di un mondo nascosto in cui esistono vampiri, licantropi e creature di ogni tipo. A introdurla nella sua nuova realtà quotidiana saranno Jace (Dominic Sherwood), Isabelle"Izzy" (Emeraude Toubia) e Alexander "Alec" Lightwood (Matthew Daddario), mentre le è accanto il suo migliore amico Simon (Alberto Rosende, da tempo innamorato segretamente di lei.
Per riuscire a salvare Jocelyn, rapita da Valentine (Alan van Sprang), Clary dovrà trovare la Coppa Mortale: un oggetto in grado di creare nuovi shadowhunter.
La ricerca porterà però la teenager anche a scoprire la verità su se stessa e sulla sua famiglia. I pericoli sono innumerevoli e anche Simon scoprirà ben presto che nulla potrà mai tornare come prima.

Il difficile passaggio dai romanzi alla serie

Shadowhunters, nella sua prima stagione, ha cercato di creare una propria identità che la rendesse aderente ai romanzi ma al tempo stesso indipendente, gettando le basi per dei cambiamenti nella narrazione inaspettati anche per i lettori. Il risultato si è mantenuto poco omogeneo dall'inizio alla fine: a puntate confuse e poco solide si sono infatti alternati episodi piuttosto brillanti e soddisfacenti, utili a far compiere un'evoluzione interessante ai protagonisti.
Il lavoro degli autori fatica soprattutto a trovare un equilibrio tra tutti gli elementi su cui si basa la storia, in particolare tra i dilemmi personali e gli aspetti legati ai conflitti politici e sociali esistenti nel mondo parallelo a tinte sovrannaturali. Le motivazioni di Valentine sono così solo accennate nonostante siano stati inseriti dei flashback dedicati a quanto accaduto tra lui, Jocelyn e Luke (Isaiah Mustafa).
L'introduzione di un personaggio totalmente inedito come quello di Lydia Branwell (ruolo affidato a Stephanie Bennett) ha inoltre permesso di far emergere nuovi lati della personalità di Alec più che rendere chiare le dinamiche esistenti nell'istituto.

Personaggi secondari che rubano la scena

Nonostante la protagonista sia Clary, l'attenzione degli spettatori è viene infatti attirata maggiormente dalla storia di altre presenze carismatiche, come Alec e Magnus Bane (Harry Shum Jr.). Il problema principale del progetto è un'interprete principale molto al di sotto delle aspettative: Clary dovrebbe essere una ragazza dalla personalità complessa e ricca di sfumature, invece la sua versione televisiva è monocorde e priva di spessore, esagerata nelle sue espressioni e fin troppo emotiva. Katherine McNamara non riesce a risultare naturale in nessuna interazione o situazione, sempre sopra le righe e poco adatta alle caratteristiche che animano le azioni della giovane.
Il feeling con Dominic Sherwood e Alberto Rosende appare inoltre piuttosto artefatto e sforzato, anche a causa di dialoghi estremamente fragili che rendono davvero complicato tenere in considerazioni gli schambi di battute.
Un rapporto dal buon potenziale è invece quello creato per Simon, dopo la sua trasformazione, e Luke: dei momenti che regalano leggerezza e divertimento in un contesto in cui i drammi famigliari sono sempre in primo piano.
L'arrivo di Lydia, inoltre, ha permesso di dare spazio a Isabel e mostrarne il lato più dolce e altruistico, andando oltre l'immagine sexy e stereotipata dei primi episodi.
Nel complesso la gestione dei personaggi appare tuttavia soddisfacente, rientrando senza troppe difficoltà negli standard dei serial realizzati pensando a un pubblico adolescenziale e non troppo esigente.

Una serie soddisfacente

Il livello tecnico di Shadowhunters non eccelle ma nemmeno scivola nello scadente. La regia e il montaggio sono attenti a dare il giusto ritmo agli eventi, mentre gli effetti speciali sono mantenuti al minimo. Dalle pagine dei romanzi al piccolo schermo si perde forse un po' di fascino e magia a causa di portali e creature fin troppo vecchio stile e che evidenziano alcuni dei tanti limiti del progetto targato Freeform.
Dopo tredici puntate, tuttavia, l'impressione è quella che se gli autori riusciranno a sviluppare nel modo giusto le dinamiche esistenti tra i protagonisi e a far evolvere tutti gli elementi della storia in modo organico e naturale, il serial potrebbe migliorarsi come accaduto con i libri della Clare. Addentrarsi nel mondo mistico e magico potrebbe infatti riservare delle interessanti sorprese se le basi diventassero più solide e gestite in modo intelligente anche dagli stessi interpreti.

Shadowhunters - Stagione 1 La prima stagione di Shadowhunters si è conclusa dopo aver migliorato lievemente quanto offerto nei primi episodi, soprattutto grazie al maggior spazio dato ad Alex, Izzy, Magnus e in parte Simon. Difficile, se non impossibile, promuoverne tutti gli aspetti, tuttavia il serial si apprezza nel migliore dei modi se lo si considera un guilty pleasure da seguire senza particolare impegno o attenzione. Lo show ha comunque il merito di non annoiare grazie ai tanti spunti narrativi generati dall'opera di Cassandra Clare, di cui non è sicuramente un adattamento particolarmente brillante ma ugualmente piacevole.