She-Hulk 1x03 Recensione: la serie Marvel mostra i muscoli su Disney+

In un episodio densissimo di avvenimenti, She-Hulk non perde la retta via e dimostra ancora una volta la sua divertente e leggera solidità.

She-Hulk 1x03 Recensione: la serie Marvel mostra i muscoli su Disney+
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Può sembrare scontato o banale, ma la vera forza di She-Hulk, oltre al suo essere strettamente collegata al MCU in modi intriganti e non solo per via di qualche riferimento qua e là, è la sua decisa vena comica. Affermarlo su un prodotto che a tutti gli effetti è una comedy in salsa supereroistica appare ovvio, ma la varietà - e la qualità - del suo umorismo inizia davvero a fare la differenza, a dare colore a questo piccolo show di avvocati che in sede di marketing non ha esattamente fatto faville e scaldato i cuori dei fan.

E che invece, contro le aspettative di molti, si sta rivelando forse la serie Marvel più quadrata e coerente, una commedia che anche in questo terzo appuntamento sfrutta al massimo tutte le sue peculiarità, dal contesto legale un po' surreale che circonda Blonsky fino alle già celebri rotture della quarta parete da parte della protagonista, che non lesinano persino su una dose di autoironia. Insomma, She-Hulk è per ora un'improvvisa quanto gradita sorpresa, capace persino di accompagnarci per anni a venire con il suo leggero intrattenimento.

La fuga di un abominio

Dopo la scoperta del filmato che vede Abominio (Tim Roth) impegnato in un combattimento underground (qui potete recuperare la nostra recensione di She-Hulk 1x02), Jennifer (Tatiana Maslany) si reca immediatamente in prigione da Blonsky per chiedere spiegazioni, visto che l'omissione di questo dettaglio potrebbe costare al suo cliente la tanto agognata libertà vigilata. La spiegazione dell'ex Marine, tuttavia, apre un possibile spiraglio di salvezza: è stato infatti costretto a lasciare la sua cella da un certo Stregone Supremo di nome Wong (Benedict Wong), per poi tornare in prigione di sua spontanea volontà. Ed è subito autoironia da parte di Jen sul suo stesso show, che non si regge affatto sui cameo a sorpresa nonostante la presenza di Blonsky, Wong e Bruce (Mark Ruffalo) nelle puntate precedenti.

Semplice e divertente, che in fondo sono aggettivi con cui si potrebbe facilmente descrivere l'intero progetto. Un episodio che in realtà si rivela presto incredibilmente denso di avvenimenti, aspetto che avevamo già notato nel nostro first look di She-Hulk, poiché al caso di Abominio si aggiunge anche un'altra piccola storyline secondaria sempre legata alla carriera da avvocato di Jen. Un test, in quanto trattare così tanto in poco meno di mezz'ora non è affatto un'impresa da poco, che la serie in onda su Disney+ supera brillantemente senza perdere colpi o traccia di cosa sia più o meno importante; il caso principale rimane sempre in primo piano e occupa la maggior parte dell'episodio, quello secondario si prende il minutaggio che resta.

Semplice, ma vincente

L'abbiamo ripetuto spesso e con ogni probabilità lo ripeteremo in egual misura nelle prossime settimane: in She-Hulk qualcosa sta sempre accadendo o sta per accadere, è un telefilm che, escluso un inizio un po' più lento e introduttivo, non intende perdere tempo o sprecare scene su dettagli e argomenti che non hanno rilevanza. Da una parte è chiaramente ciò che rende la nuova proposta dei Marvel Studios tutt'altro che innovativa o comunque sperimentale alla WandaVision, per intenderci, preferendo una struttura molto classica e prevedibile. Dall'altra, è questo che dà forza alla serie, perché è un modello sì arcinoto, ma su cui si è lavorato in maniera ottimale.

Nonostante la presenza di tanto contenuto, d'altronde, è un episodio che non rinuncia a portare avanti la storia di She-Hulk e delle enormi difficoltà che Jen sta ancora riscontrando o persino introdurre qualche altro timido elemento di trama orizzontale. Sono risultati eccellenti, messi su schermo con la solita buona qualità cui la serie ci sta abituando, che però in futuro si spera non facciano la fine rapida ed insoddisfacente che ha tormentato la quasi totalità delle avventure seriali targate Marvel Cinematic Universe. Per ora, She-Hulk non può che convincere, proprio per la sua coerenza stilistica e di toni priva di bizzarre oscillazioni o mutamenti subitanei. Non è il telefilm che cambierà la vostra percezione del medium, intendiamoci, ma non è neanche un suo obiettivo farlo.

She-Hulk Con questo terzo appuntamento, She-Hulk si conferma una serie solida, semplice e molto più studiata di tante altre produzioni seriali dei Marvel Studios. E affermiamo ciò perché questo terzo episodio è ricchissimo di contenuto che, nonostante il minutaggio che si attesta su poco più di mezz'ora, viene gestito quasi alla perfezione. She-Hulk non vuole perdere tempo, non vuole sprecare scene con cose che hanno poca o nessuna rilevanza - come in fondo una buona comedy dovrebbe sempre fare - e, anche quando si trova a dover giocare con due o persino tre storyline in una sola puntata, sa a cosa dover dare priorità e a cosa destinare il minutaggio rimanente, senza smarrire la retta via. Per certi versi è una prova di maturità e di coerenza stilistica da ammirare, rinvigorita dalla ben più che decente comicità - superiore per qualità alla media dei prodotti targati MCU - che fiorisce nella sua varietà. Qualcosa ancora manca, perché le scene d'azione per quanto rare non convincono affatto, ma la strada tracciata rimane ottima per una serie semplice e leggera, un perfetto mezzo di intrattenimento senza fronzoli.