Sky Rojo, la recensione della serie del creatore della Casa di Carta

Dopo aver analizzato i primi episodi, arriva il momento di tirare le somme per Sky Rojo, la nuova serie TV del creatore della Casa di Carta

Sky Rojo, la recensione della serie del creatore della Casa di Carta
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Alex Pina è la nuova gallina d'oro di Netflix. Il successo de La Casa di Carta (qui trovate la nostra recensione de La Casa di Carta 4) ha permesso allo sceneggiatore spagnolo di salire alla ribalta dell'interesse internazionale, con l'Italia che ha permesso alla sua serie di riscuotere un successo altissimo. Così alto da riportare in auge anche Vis a Vis, altra sua serie che nel nostro Paese ha saputo conquistare in egual misura delle avventure del Professore. Adesso, in attesa dell'ultimo atto dell'assalto ai soldi dello Stato, Netflix ci propone Sky Rojo, una sorta di fratello de La Casa di Carta.

Pina, infatti, pur cambiando direzione delle tematiche e affrontandole in maniera più leggiadra, non si discosta dai suoi capisaldi: il grottesco, la soap spagnola e inserisce un ritmo che gli permette di continuare a rivestire le sue dicotomie con sangue e violenza, miscelando umorismo nero e dramma. C'è da dire che il buon Pina ci aveva già provato con risultati altalenanti, con la parabola di Ibiza descritta nella nostra recensione di White Lines. Così, dopo avervi raccontato le nostre prime impressioni su Sky Rojo, è ora di vedere come se l'è cavata definitivamente anche questo progetto.

Tre donne in fuga

Avevamo lasciato Coral, Gina e Wendy in fuga da quello che sembrava a tutti gli effetti un omicidio. Le tre ragazze, prostitute per necessità e anche un po' per vocazione all'inizio, hanno deciso di aggredire il proprio magnaccia con l'obiettivo di poter fuggire e ottenere quella libertà che non le era stata concessa. La storia, dopo i primi quattro episodi che avevamo potuto vedere in anteprima, ci aveva condotto a un bivio decisivo per l'andamento della trama: da un lato la volontà di provare a recuperare Wendy, che nella fuga era stata temporaneamente lasciata indietro dalle altre due ragazze e finita tra le grinfie dei due scagnozzi di Romeo, Moises e Christian; dall'altro lato, invece, il timore di dover tornare in quella prigione dalla quale erano scappate. Direttamente dall'America del sud, infatti, le tre ragazze erano arrivate in Spagna con la speranza di iniziare una nuova vita, col sogno di trovare un lavoro che potesse permettere loro di mettere in piedi una famiglia funzionante e in grado di sostenersi: una volta arrivate in Europa, però, si era consumato il dramma che le aveva portate a diventare tre prostitute, costrette a dover ripagare il proprio Romeo per acquistare la tanto agognata libertà.

Nonostante il rapporto di amicizia vada a incrementarsi nel corso delle puntate, diventa sin da subito chiaro che tra di loro c'è sintonia e c'è rispetto: vivere le stesse problematiche e gli stessi drammi, d'altronde, ha sempre avvicinato anche degli sconosciuti. Per questo motivo Coral e Gina si rendono conto che il trio non può essere intaccato e diventa fondamentale restare uniti, formando quella squadra che permetterà loro di ribellarsi e rompere tutte le catene che ancora le legano a Romeo.

La soap criminale della Spagna

Sky Rojo nel suo dipanare una trama che disegna una Spagna sempre più votata alla criminalità e al sotterfugio, più di quanto non abbia già fatto La Casa di Carta, mette in scena un duello all'arma bianca, spesso anche da fuoco, tra uomini e donne. Una lotta tra chi ha subìto le angherie dell'altro e non vuole più cedere al potere maschilista.

Romeo, d'altronde, rappresenta questo: un uomo prevaricatore, schiavista, ma allo stesso tempo sessuomane e intenzionato a seviziare tutte le sue "dipendenti" per un tornaconto sì economico, ma anche personale. Quel grottesco che però aveva già visto Pina esaltarsi con alcuni interventi chirurgici borderline nella zecca di Stato, qui si ripete, condannando Romeo a un'esistenza che gli restituisce ciò che lui ha dato alle altre persone. Privato della sua virilità e della possibilità di avere un'erezione, l'unica soluzione che gli resta è quella di prendersela con chi lo ha ridotto in quel modo.

Gli autori lo dipingono proprio come una bestia, priva di rispetto per il genere femminile, pur essendo stato sposato e pur avendo delle figlie. In un climax ascendente va quindi a formarsi quella critica anche al genere maschile, che spesso si ritrova a trattare tutte le donne come se fossero degli oggetti da usare a proprio piacimento, per il solo scopo di ottenere una soddisfazione carnale. Anche nella fuga che porta le tre ragazze ad allontanarsi dai sicari di Romeo che le inseguono, si rinnova la dicotomia tra uomo e donne, perché in Sky Rojo, nemmeno fosse stata scritta da autrici in grado di leggere la vicenda con occhio femminile, la mercificazione e l'identificazione della donna nel ruolo di meretrice è infinita e inarrestabile.

Il grottesco del Professore

Sky Rojo, più di quanto Alex Pina abbia fatto ne La casa di carta, si veste di scene sporche, condizionate dal sangue, dalla violenza, ma mai dallo splatter. Nella fuga c'è tanto ritmo, ma allo stesso tempo c'è quel leitmotiv che ha condizionato la serie di maggior successo dell'autore spagnolo, ossia quella capacità di perdere spesso il realismo e trasformare i propri racconti in qualcosa di surreale. Se infatti Romeo resta in vita dopo l'aggressione e dopo aver perso un'ingente quantità di sangue dalla testa, lo si deve anche a questo. Se le tre ragazze riescono a subire violenze e angherie di qualsiasi tipo senza perdere colpi e senza uscirne minimamente danneggiate è grazie, sempre, a questo. In un susseguirsi di manifestazioni surreali, però, i protagonisti risultano sempre molto umani: le tre ragazze sono, infatti, fragili e vivono spesso il dramma della loro vita precedente e di quante bugie abbiano dovuto buttar giù nella loro esistenza. I continui flashback che Sky Rojo continua a proporci nascono proprio dall'intenzione di farci capire e comprendere quanta umanità ci sia nel cuore di Coral, Gina e Wendy e di quanto Romeo abbia strappato loro una parte importante della loro vita e della loro formazione.

Ed è proprio il rapporto che le ragazze hanno tra di loro a rappresentare il fulcro della vicenda, quasi da mettere in secondo piano quello che succede con Romeo e con i suoi aguzzini. Perché, pur essendo tre ragazze accomunate dallo stesso dramma, una squadra formatasi per necessità, non si può dimenticare che parte della loro vita nasce in una situazione di disagio, il che le spinge ad essere aggressive, spesso anche l'una con l'altra. Lentamente Alex Pina riesce a centellinare tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno per scoprire cosa si nasconde dietro la vita delle tre protagoniste, andando a intervallare bene il presente con il passato, buttandoci in medias res e poi fornendoci gli elementi necessari per comprendere come si sono sviluppate le vicende.

Cosa ci resta del dolore

La serie, con i suoi otto episodi da poco meno di trenta minuti l'uno, va quasi a costruire un film molto scorrevole da guardare e da digerire. Il ritmo non manca; nella prima puntata succede già tutto quello che ci serve sapere e nella seconda si continua con delle vicende che aumentano l'incalzare della trama.

Ciò che pesa davvero tanto nella valutazione complessiva della serie è quel grottesco che continua a piacere ad Alex Pina e che fa trasparire tutta la cultura della serialità spagnola, già ampiamente vista ne La Casa di Carta e in Vis a Vis. Per questo Sky Rojo, oltre che per le tematiche trattate in maniera molto approssimativa, come avevamo già sottolineato nell'analisi dei primi episodi, non riesce a offrire più che un semplice svago in quelle quattro ore scarse in compagnia di un trio che ha una storia da raccontare, ma che meritava senz'altro più aria.

Sky Rojo finisce per essere soltanto uno spaccato su una fuga che genera una lotta tra un uomo malato di sesso e tre ragazze che ne vogliono scappare, ricordando saltuariamente i problemi avuti nella loro giovane età. La prostituzione meriterebbe maggior spazio e approfondimento, andando a sviscerare delle tematiche che sono molto più complesse di come venivano raccontate dieci anni fa (basti pensare a come i GRAMS hanno voluto rappresentare Baby in Italia) e, tendiamo a dire, banalizzate.

Non vogliamo scoraggiare chi cerca un divertimento superficiale, perché quello c'è: bisogna passar sopra alla violenza da film di serie B, il grottesco classico delle soap spagnole e la palese volontà, espressa sin da subito da quelle aggressioni gioviali che non producono effetti collaterali eccessivi, di non voler confezionare un prodotto maturo e adulto. Qui c'è solo ritmo, casino, violenza, prostituzione e un magnaccia che ha la pelle dura come l'acciaio e che di tirar le cuoia proprio non ne vuole sapere.

Sky Rojo C'è una forte spaccatura di opinione e di gradimento dinanzi a Sky Rojo, quasi come accaduto con La casa di carta. Sebbene l'opera più famosa di Alex Pina abbia dalla sua il merito di aver avuto un concept molto interessante, per una resa che però ha barcollato ripetutamente per le quattro stagioni finora disponibili, Sky Rojo avrebbe dovuto avere proprio nella resa il suo punto più forte. Il concept, d'altronde, è quello di tre prostitute in fuga dal proprio magnaccia: una dinamica che si può facilmente immaginare e ritrovare in tante opere dell'audiovisivo. La necessità di voler sposare sempre più ardentemente il genere della soap spagnola, con quel grottesco che sfocia nel surreale e che vanifica anche i racconti più socialmente sentiti e impegnati, penalizza molto una storia che non riesce nemmeno a fare denuncia. L'intrattenimento c'è, ma quello superficiale, che una volta terminato non lascia spazio nella propria memoria a una serie come Sky Rojo.

5.5