Soulmates: recensione della nuova serie antologica su Amazon Prime Video

Le sei storie della prima stagione sono incentrate sull'esistenza di un test che determina al 100% la propria anima gemella e sulle sue implicazioni.

Soulmates: recensione della nuova serie antologica su Amazon Prime Video
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In un futuro prossimo, la compagnia Soul Connex ha sviluppato un test che può determinare l'identità dell'anima gemella di chi vi si sottopone, garantendo una precisione del 100% grazie alla scoperta di una "particella dell'anima" presente nel proprio corredo genetico. Insomma, nell'universo narrativo di Soulmates, serie in arrivo su Amazon Prime Video l'8 febbraio, c'è un prima e un dopo l'invenzione del test, dato che la sua stessa esistenza ha portato a dei cambiamenti significativi nei modi in cui le persone vivono le relazioni, ora che un concetto come quello dell'anima gemella è stato imbrigliato dai progressi in campo scientifico e la ricerca del partner ideale assume significati del tutto nuovi.

Se una premessa del genere fa riecheggiare nella mente Black Mirror, è comprensibile: Soulmates è stata creata infatti da Brett Goldstein (Ted Lasso) e Will Bridges, autore che ha prodotto Stranger Things e soprattutto ha scritto gli episodi di Black Mirror Shut Up and Dance e USS Callister (con quest'ultimo ha vinto un Emmy nel 2018 insieme a Charlie Brooker). Però, laddove la celebre serie antologica britannica affronta di volta in volta le problematiche connesse a nuove tecnologie, Soulmates si presenta con sei storie diverse che partono dallo stesso spunto e provano a indagare i possibili risvolti causati dall'esistenza di una tale tecnologia, cercando di rispondere anche ai vari interrogativi che possono sollevarsi, sia per quanto riguarda gli aspetti più pratici (‘e se l'anima gemella vivesse dall'altra parte del mondo?') sia quelli più strettamente connessi all'idea dell'esistenza di quell'unica persona perfettamente complementare.

Esiste l'anima gemella?

Uno spot della Soul Connex apre l'episodio pilota Watershed e illustra a grandi linee il funzionamento del test (la cui efficacia non viene mai messa in discussione). Chiunque voglia scoprire chi è la propria anima gemella può sottoporsi alla procedura e riceverà un match positivo, a patto che anche l'altra persona lo abbia fatto e sia presente nel database della società. Si aprono così molte strade, che vanno dalle diverse motivazioni che possono spingere qualcuno a fare il test - solitudine, curiosità, dubbi sull'aver fatto le scelte giuste, addirittura l'affidare la scelta a una tecnologia - e passano per le conseguenze che i risultati possono comportare: lasciare il proprio partner solo in base all'esistenza del match? E se la propria anima gemella fosse già morta? O si rivelasse un criminale?

E poi, come funziona per i diversi orientamenti sessuali? È possibile sfruttare il test per raggiungere altri scopi che non siano trovare la propria metà perfetta? E se il risultato arrivasse solo anni dopo? Come si può notare, il margine di manovra è decisamente ampio e di fatto gli autori spaziano tra toni e generi diversi, con risultati purtroppo altalenanti nonostante l'ottimo cast che si alterna di puntata in puntata.

L'episodio migliore a nostro avviso è proprio quello che apre le danze, Watershed, poiché sorretto da un'ottima prova di Sarah Snook (Succession) e da una buona gestione dei caratteri e dei dilemmi dei personaggi. Nikki e Franklin (Kingsley Ben-Adir) sono una coppia sposata da tanti anni e con due figli. Nessuno dei due ha fatto il test, così si ritrovano a essere più l'eccezione che la regola, mentre vedono i loro amici divorziare senza esitazione per sposarsi con la propria anima gemella. Complice la pressione esterna, la coppia affronta una fase di stanca e Nikki, a dispetto della titubanza iniziale, comincia a pensare se possa avere senso mettere tutto in discussione e sottoporsi al test.

La donna è tormentata dai dubbi, si chiede se al suo fianco abbia davvero l'uomo della sua vita e abbia di fronte la possibilità di avere una risposta che sulla carta potrebbe spazzare ogni domanda. Ci ritroviamo dunque con un episodio che probabilmente non avrebbe sfigurato nella già citata Black Mirror: introduce i primi e più ovvi interrogativi circa l'esistenza non solo del test, ma anche del concetto stesso di anima gemella, sviluppa bene l'idea iniziale e approfondisce la psicologia dei protagonisti. La scelta di ambientare le storie nel 2035 ci è sembrata azzeccata, mentre un aspetto che non ci ha convinto è l'uso della camera a mano, che spesso e volentieri fin troppo mossa, al limite dell'accettabile. Si tratta di un problema che abbiamo riscontrato in parte anche in altri episodi.

Gli spunti ci sono, meno la realizzazione

Visto che abbiamo trovato in Watershed l'episodio migliore, come se la cavano gli altri? Alcuni degnamente, altri decisamente meno. I risvolti di trama sono spesso e volentieri prevedibili, a volte la narrazione si fa stereotipata e in due occasioni (ci riferiamo a Layover e a Break on Through) abbiamo avvertito la sensazione che gli eventi avrebbero potuto svilupparsi ugualmente anche senza l'esistenza del test.

Gli eventi centrali, inoltre, ci sono sembrati slegati dal viaggio interiore dei protagonisti: propongono un intrattenimento semplicistico e sono quasi ininfluenti sull'esito finale. Avremmo preferito un maggiore approfondimento dei personaggi, un restare di più con i piedi per terra e dare spazio alla loro intimità, trattata invece con superficialità. Gli argomenti e le idee, comunque, non mancano, ma non sempre sono sviluppati al meglio. Certo, in una serie del genere un fattore importante è giocato dal gusto personale e dall'affinità o meno verso determinati generi o tematiche, ma non basta affidarsi alla bravura degli attori e a una buona premessa e pensare che basti.

Nell'arco dei vari episodi si passa da The Lovers, con David Costabile (Breaking Bad), che vira sul thriller, a Little Adventures, che indaga un diverso approccio agli esiti del test, i cui risultati vengono accolti con maggiore apertura ed è l'occasione giusta per parlare di relazioni meno convenzionali. Tra disavventure in Messico, esperienze all'interno di una setta dagli intenti poco limpidi e l'incontro con una persona dal segreto raccapricciante, Soulmates va spesso contro la nozione di anima gemella e dell'esistenza di un metodo per poterla determinare con certezza.

Il rapporto con una persona va costruito giorno per giorno e poggia le sue fondamenta sui ricordi e le esperienze vissute insieme. Sapere che nel mondo c'è una persona con la particella dell'anima complementare alla nostra e poi incontrarla non sono sintomo di felicità, seppure molte delle persone sembrino subire un effetto palliativo da parte di questa scoperta e mettano da parte il libero arbitrio decidendo che se il test ha dato quel responso, allora è giusto rimettere in gioco la propria vita o precludersi altre possibilità pur di riuscire a raggiungere quell'ideale romantico.

Nel complesso, Soulmates è un'occasione mancata. La premessa è interessante e intrigante, in più si presta a tantissime declinazioni, come conferma anche il rinnovo per una seconda stagione. Per gli spettatori è facile rivedersi nei dubbi e nelle insicurezze dei personaggi, ma questa sensazione non è costante, soprattutto quando si ha l'impressione che si punti quasi sempre sul colpo di scena basato sul fatto che non si può mai conoscere del tutto una persona. Almeno, questi difetti vengono mitigati dall'ottimo cast, che tra gli altri presenta Charlie Heaton (Stranger Things), Kingsley Ben-Adir (The OA), Bill Skarsgard (It), e Betsy Brandt (Breaking Bad). Considerato che in futuro ci saranno nuovi episodi, la speranza è che gli autori riescano a correggere il tiro e a offrirci più episodi del livello di Watershed.

Soulmates Soulmates è una serie antologica basata sul concetto di anima gemella e sull’esistenza di un test che permette di determinarla con assoluta certezza. Purtroppo, dopo un ottimo episodio introduttivo, lo show fatica a mantenere una qualità costante e presenta buoni spunti ma esecuzioni non sempre all’altezza. Decidere di fare più episodi sulla stessa tecnologia si è rivelato un’arma a doppio taglio, perché da una parte ha permesso di approfondirla con più punti di vista, ma dall’altra ha portato a scelte narrative poco convincenti. La recitazione è uno dei punti di forza, mentre non possiamo dire lo stesso per la regia.

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