Recensione South Park - Stagione 15

Uno giudizio globale sulla quindicesima stagione di South Park, segnata da un livello inferiore rispetto al glorioso passato della serie

Recensione South Park - Stagione 15
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Il documentario making of di South Park intitolato 6 days to air non racconta solo i ritmi produttivi di un particolare studio d'animazione, ma racconta i ritmi produttivi di un particolare studio d'animazione in un momento molt particolare. Andato in onda durante la quindicesima stagione, il dietro le quinte si apre con un intervista agli autori Trey Parker e Matt Stone un'ora prima del debutto del loro musical The book of Mormon, il quale la scorsa Primavera ha sbancato i botteghini di Broadway. "Siamo qui a New York da due mesi e mezzo. South Park si trova a milioni di chilometri di distanza da qui - confessano i due - Ma iniziamo a lavorare su South Park nel giro di due settimane. Già, siamo davvero stupidi!"
Il ritorno allo studio d'animazione della Costa Ovest è davvero difficile; i ritmi maggiormente frenetici ed i tempi ristretti obbligano Parker e Stone ad una rincorsa creativa con notevoli momenti di stasi, risoltasi felicemente con la stesura e la realizzazione tecnica di HumancentiPad nell'arco di appena sei giorni. Altri show animati a stelle e strisce lavorano su un singolo episodio in media quattro settimane, per poi poterlo rimaneggiare finchè l'intera stagione non è stata completata. South Park no, lo staff lavora costantemente sotto pressione e sfrutta le deadline stringenti per uscire dall'empasse del "non è ancora pronto": ogni episodio viene ultimato il mercoledì mattina, quindi trasmesso con notevole fretta agli studi televisivi per la trasmissione serale.
Una struttura produttiva eroica, da cui sono fuoriusciti importanti momenti di televisione, ma anche puntate inconcludenti o senza guizzi narrativi degni di nota. Nell'arco dei suoi quattordici episodi, South Park - Stagione 15 è manifesto sia del primo aspetto che del secondo, pregi e difetti di uno show che si protrae senza interruzioni da quindici anni a questa parte.

Paura di crescere?

Un iPad umano, un millepiedi ricavato cucendo tre esseri viventi connessi con un iDevice e sincronizzato con la Cloud. La ricca satira sul mondo Apple e sulla megalomania di Steve Jobs condensata nell'episodio d'esordio HumancentiPad aveva convinto praticamente tutti; l'accostamento di due tematiche inconciliabili si rivelò un'idea geniale, lasciando presagire un futuro positivo per il resto della stagione. "E' così soddisfacente per me - racconta Parker in 6 days to air (documentario in gran parte dedicato ad HumancentiPad, per cui se vi è piaciuto l'episodio correte a vederlo!) - sopratutto dopo essere tornato da The Book of Mormon e Broadway, dai premi e da tutto questo... Sono super orgoglioso di ciò, ma è così divertente tornare qui e doppiare un ragazzo giapponese che c**a in bocca a Kyle. E' tornare alle nostre radici, capisci?"
Debutto a parte, ben recensito nel nostro first look, al termine dei primi sette episodi il nostro giudizio si era ribaltato. Come ampiamente discorso nell'half season, erano pochi i momenti realmente divertenti: l'originalità di Royal Pudding (una bizzarra avventura a base di canadesi e nozze reali) e City Sushi (sfida tra il cinese City Wok e il neonato giapponese City Sushi per il dominio sulla ristorazione orientale in città) fanno a pugni con le basse pretese e la gretta volgarità senza senso di TMI e Crack Baby Athletic Association. Si notava sopratutto un calo molto significativo nella qualità delle sceneggiature, dall'intreccio poco sorprendente e dall'utilizzo dei classici personaggi in termini di macchiette di sé stessi.
Così non poteva continuare, tant'è che contemporaneamente alla messa in onda dell'ultimo episodio prima della consueta pausa estiva You're getting old, oltreoceano alcune testate lanciavano l'ipotesi di uno stop prematuro della serie, ormai incapace di rinnovarsi essendo scaduta ella stessa in quel clichè simpsoniano che agli albori tanto demonizzava. In quell'episodio Stan appariva apatico, incapace di provare gioia né divertirsi con i propri storici amici; ogni cosa appariva a lui pura merda, tanto da isolarlo rispetto al resto del mondo. La conclusione lasciò spiazzati: nemmeno una battuta, né una risata amara ad incensare la conclusione, ma solo una melodia acustica triste e malinconica.
Un valido fermo immagine destinato ad accompagnare i telespettatori sino ai primi di Ottobre, quando una nuova tranche di episodi è stata trasmessa negli Stati Uniti. Gli interrogativi sono stati rilanciati, ma senza rispondere in modo esaustivo...

Attaccamento alle radici

Volutamente si è lasciata decadere ogni esaustiva risposta, tant'è che il ritorno della serie ad inizio Autunno con Ass Burgers ha visto una grossolana conclusione, un'apparente ritorno alla normalità per Stan, proprio nel momento in cui aveva tutta l'intenzione di ricominciare daccapo.
Il modo con cui Parker e Stone hanno sbolognato i vitali interrogativi di You're getting old non ci era piaciuto: di fronte alla palese crisi creativa l'unica soluzione era un rinnovamento radicale di South Park e invece si era preferito ricomporre la frattura continuando sui precedenti binari.
Ci aspettavamo l'imminente deragliamento e invece siamo stati piacevolmente contraddetti.
Gli episodi da The last of Meheecans ad History Channel Thanksgiving sono da standing ovation: senza introdurre elementi innovativi, ma giocando con le radici dello show cui accennava Parker nella citazione sopra riportata si è riuscito a coniugare risate e riflessioni sull'attualità. E' un peccato non poter dilungarsi più di tanto su ciascuno di essi, ma si tratta di pezzi di bravura non indifferenti, dall'intreccio narrativo finalmente ben oliato.
The last of Meheecans inizia con un banale gioco pomeridiano tra i ragazzini di South Park, un incrocio tra Guardie e Ladri e Nascondino. Cartman guida un corpo di frontalieri texani a baluardo del confine tra USA e Messico, mentre l'acerrimo rivale Kyle organizza un gruppo di profughi messicani nel tentativo di oltrepassare la barriera eretta nel giardino del ragazzino dalle ossa grosse. Succede, però, che il "messicano" Butters smarrisce la via e si ritrova solo soletto a vagare nella gelida notte. Lui è difatto l'ultimo dei messicani, con tanto di musichetta riecheggiante il celeberrimo L'ultimo dei Mohicani. Butters si calerà talmente nella parte da guidare una rivolta di veri messicani scontenti delle condizioni di vita in Nord America, mentre Cartman cercherà di bloccare l'ultimo avversario e vincere la partita.
Bass to mouth e 1% traggono spunto dalle coeve vicende politiche, le quali, però, sono menzionate attraverso squisite metafore. Nel primo un sito di gossip (Eavesdropper) rivela in tempo reale particolari sconcertanti sugli studenti della South Park Elementary School: a raccogliere morbosamente tali informazioni (captate dalle conversazioni private) è un criceto di nome Wikileaks, i cui piani sono ostacolati dal fratellastro Lemmiwinks sostenuto da un team di personaggi immaginari che sembrano usciti da Starfox. 1% coinvolge la legittima protesta degli Indignati, portavoce non sempre corretti di noi 99% contro l'1% detentore della ricchezza mondiale. In realtà nell'episodio l'1% è quel ragazzo di quarta che ha fatto calare drammaticamente il risultato al fitness test nazionale della scuola elementare: questo vuol dire che gli studenti dovranno sostenere ore extra di massacranti esercizi ginnici per rientrare nel peso forma. Indovinate chi è quello studente la cui condizione fisica è tanto terribile? Esatto, Eric Cartman. Il richiamo agli eventi politici è ben chiaro nel corso di un dialogo tra Jimmy e il coordinatore del fitness test nazionale: "Signore, il sistema di fitness e' sbagliato e per il 99 percento di noi non e' equo. Noi crediamo che l'uno percento debba essere tolto dai risultati cosi' i risultati saranno piu' accurati" propone lo studente, ma la risposta è negativa: "Temo sia impossibile. Il fitness test nazionale ha standard molto specifici. Nessun ragazzo deve sentirsi tagliato fuori". La successiva frase è emblematica: "Signore, tutti gli alunni sanno chi e' quell'uno percento! Fa solo arrabbiare di piu' il 99 percento. La avverto, potrebbe finire molto male."
E così anche una puntata come Broadway Bro Down che sostiene la tesi dell'alta densità di messaggi subliminali nei musical atti da indurre le donne a fare dei po***ni superhot ai propri accompagnatori, in realtà trova una simpatica corrispondenza con l'esperienza di The book of Mormon. Al termine della puntata difatto un cartello invita ad andare a vedere lo spettacolo ora in tour per l'America promettendo in cambio il goloso premio!
Infine History Channel Thanksgiving svela tutta ma proprio tutta la verità sulla festa del Ringraziamento grazie ai contributi del canale tv History Channel: sapete che la prima ricorrenza ebbe luogo nel 1621? Che vedeva seduti alla tavola pellegrini giunti dall'Europa, nativi americani e anche alieni? In effetti "qualsiasi diario dei pellegrini dell'epoca si legga, non e' scritto da nessuna parte
che gli alieni non ci fossero
", tutto quadra vero? Inoltre su un pianeta della galassia chiamato Playmouth è in corso una battaglia tra pellegrini e indiani per il controllo delle miniere di ripieno con cui farcire il tacchino, proprio come aveva teorizzato Kyle Broflovsky del Devry Institute (come?!?). Un pellegrino sbarcherà sulla Terra in stile Thor di Kenneth Branagh per chiedere aiuto a Kyle e a Natalie Portman. Divertente e fuori di testa!

South Park - Stagione 15 South Park - Stagione 15 non è memorabile tanto quanto la precedente quattordicesima. Le cadute di stile sono troppe e molte insopportabili per uno show tanto longevo. Se l'anno passato si era riusciti a mantenere un livello qualitativo buono quando non ottimo, nel 2011 si è assistito ad una tragica prima tranche di episodi di cui se ne salvano solo un paio su sette. E' solo con le successive sette puntate che la situazione si è risollevata. Visto il successo del musical di Parker e Stone The book of Mormon sono state sottratte gran parte delle energie destinate a South Park, motivo per cui non vi sono state storie narrate in due o tre puntate, ma trame più brevi e talvolta forsennatamente autoconcludenti. Mentre apprendiamo la notizia del rinnovo da parte di Comedy Central per ulteriori cinque stagioni (fino al 2016!) e l'annuncio del videogioco di ruolo South Park The Game, ci dispiace solamente che gran parte dei dubbi e interrogativi lanciati da You're getting old e Ass Burgers non siano stati raccolti, né probabilmente lo saranno in futuro.