Speravo de morì prima: la recensione della serie TV su Francesco Totti

Il romanzo calcistico di Sky sugli ultimi due anni di carriera di Francesco Totti, tra nostalgia ed emozioni: operazione riuscita!

Speravo de morì prima: la recensione della serie TV su Francesco Totti
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Sorprendente è il primo aggettivo con cui definiremmo Speravo de morì prima. Un vero e proprio romanzo calcistico sul piccolo schermo quello messo in piedi da Sky per raccontare gli ultimi due anni di carriera di Francesco Totti. Una storia sicuramente romanzata, che esaspera certe narrazioni in nome dell'intrattenimento (ad esempio Antonio Cassano ha criticato Speravo de morì prima), ma che esalta il carisma dei suoi protagonisti attraverso la recitazione accorata e sopra le righe di autentici fuoriclasse come Pietro Castellitto e Gianmarco Tognazzi. Giunti quindi alla sua conclusione, tiriamo le somme su Speravo de morì prima, perché prima ancora che una divertita e originale ricostruzione di una vicenda sportiva ed umana, la serie targata Sky è anche un esempio di ottima televisione italiana.

L'addio di un campione

Come vi avevamo già raccontato nelle nostre prime impressioni su Speravo de morì prima, la serie sulla vita di Francesco Totti si focalizza sugli ultimi due anni di carriera del Pupone, giocati fino alla fine con il cuore giallorosso ed un solo pensiero in testa: giocare come fosse il primo giorno, contro le ingiurie del tempo e gli acciacchi di un fisico che, alla soglia dei 40 anni d'età, non permetteva più al campione romanista di esprimersi ai livelli di un tempo. Si racconta, ovviamente, il suo controverso rapporto con Luciano Spalletti, tornato alla guida della squadra capitolina dopo l'esonero di Rudi Garcia più agguerrito che mai nei confronti di Totti, e deciso a dimostrare quanto il Capitano non fosse più indispensabile come prima. Si racconta tutto dalla prospettiva di Francesco e dei suoi affetti, criticando le scelte di Spalletti senza mai demonizzarle troppo e puntando tutto sul dramma profondamente umano che un campione come Totti (eterno bambino, incapace di guardare in faccia la realtà e il tempo che avanza) ha provato nel vedersi relegato ai margini della rosa.

Tra continui salti temporali all'indietro, esaltati da un montaggio vivace, la storia ripercorre anche alcune tappe fondamentali della gloriosa carriera del Capitano: dai primi tocchi al pallone sui campetti d'infanzia alle giovanili della Roma, fino ad alcuni snodi centrali della sua favolosa storia d'amore con la maglia giallorossa. Lo scudetto, la Nazionale, i Mondiali 2006. Un'operazione nostalgia per tutti i tifosi giallorossi, per i fan di Totti, per gli appassionati di calcio e per chi non ha mai rifiutato a del sano "gossip". Perché attraverso le persone vicine a Francesco, su tutte sua moglie Ilary, si ripercorrono anche vicende trasversali al dramma interiore del calciatore: le interviste, i retroscena, i rapporti familiari e interpersonali.

Tra fatti reali e romanzo: operazione riuscita?

C'è da dire che, forse, il contesto quotidiano e familiare di Totti è l'elemento che funziona meno all'interno del prodotto: fatta eccezione per i genitori di Totti (un ottimo Giorgio Colangeli e una straordinaria Monica Guerritore) il personaggio di Greta Scarano - interprete di Ilary Blasi - ci è parso un po' troppo relegato ai margini della narrazione e, in alcuni frangenti, scritto un po' superficialmente.

Ma è quando la serie entra negli spogliatoi, nella psiche di Totti, nei suoi drammi e nel suo passato, però, che l'occhio nostalgico e citazionista di Luca Ribuoli riesce a catturare tutto il meglio di un vero e proprio romanzo calcistico: una storia d'amore tra un uomo e il pallone, tra l'atleta e le sue gambe, tra il calciatore e il prato verde, tra il cuore e la maglia. Con una regia a tratti persino brillante, che nella direzione artistica e musicale rievoca le atmosfere di un vecchio western, e una scrittura solida, con poche esagerazioni un po' al limite della credibilità. I toni esasperati sopra le righe del prodotto, tuttavia, contribuiscono a donargli un'identità forte e un cuore pulsante soprattutto grazie alle doti recitative del suo cast: un Pietro Castellitto in stato di grazia e un Tognazzi che regala uno Spalletti macchiettistico ma pur sempre credibile, e persino un sorprendente Francesco Totti: il Capitano, il vero Capitano, sostituisce Castellitto nei minuti finali del series finale, abbandonandosi a qualche riga di recitazione tutto sommato convincente. Un'altra medaglia, per l'Ottavo Re di Roma, da incorniciare su una carriera che non potrà mai essere dimenticata. A prescindere dal sapore agrodolce del suo commovente epilogo.

Serie TV Totti - Speravo de morì prima Speravo de morì prima è un romanzo calcistico intriso di nostalgia, una celebrazione di Francesco Totti come uomo, calciatore, campione e capitano. Diretta e scritta con piglio brillante, con soluzioni estetiche e recitative sopra le righe, esaltate da un cast convincente. Non tutto è perfetto, gli sprazzi quotidiani e familiari sulla vita privata del Pupone non eguagliano i picchi stilistici dei confronti tra l'atleta e Spalletti. Nel complesso, comunque, Sky confeziona un altro prodotto brillante nella serialità italiana.

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