Star Trek Picard 2x02 Recensione: la distopia di Q

Il secondo episodio di Picard 2 ci catapulta nell'universo alternativo di Q. Una realtà distorta che Jean-Luc deve impedire a tutti i costi.

Star Trek Picard 2x02 Recensione: la distopia di Q
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La nuova stagione di Picard è iniziata col piede giusto su Amazon Prime Video, come scrivevamo nella nostra recensione di Star Trek Picard 2X01 e nel first look di Picard 2. Dopo una prima tornata di episodi che non aveva convinto i fan del capitano interpretato da Patrick Stewart, l'esordio della scorsa settimana aveva rappresentato un deciso passo avanti, abbandonando l'approccio compassato che aveva contraddistinto la scorsa season e buttandoci direttamente nella mischia a bordo della Stargazer. Avevamo anche avuto modo di approfondire il passato di Picard e la sua impossibilità di instaurare rapporti sentimentali (era intervenuta nientemeno che la Guinan di Whoopi Goldberg), mentre nel finale avevamo assistito ad un ambiguo tentativo della Regina Borg di impadronirsi della flotta della Federazione, mentre Picard dava l'ordine di autodistruzione della Strargazer solo per trovarsi catapultato in una distopia che approfondiremo nel corso di questa recensione.

Penitenza

La nuova realtà nella quale Picard si ritrova grazie a Q è una versione distorta e distopica di quella che appartiene ai nostri protagonisti. Non sappiamo esattamente cosa sia successo (Q sembra suggerire che dipenda direttamente dalle scelte estreme di Jean-Luc), ma ci troviamo in una dimensione fascista, dove la Federazione è diventata Confederazione e nella quale Picard è un generale che predica la supremazia umana sterminando le razze aliene e riducendole in schiavitù. Ma il personaggio interpretato da Patrick Stewart non è il solo a ritrovarsi nei panni spietati del suo io alternativo. Sette di Nove è addirittura Presidente della Confederazione e sembrerebbe appoggiare pienamente la linea estremista di Picard - è ancora Annika Hansen e non è stata assimilata dai Borg (ed è sposata).

Anche gli altri comprimari servono questa distopia in ruoli diversi, tranne Elnor, che è un ribelle romulano. Tutti però sono consapevoli della loro reale provenienza e si ritrovano a studiare un modo per lasciare quella realtà, rendendosi conto che l'unica via d'uscita è modificare il passato viaggiando indietro nel tempo fino alla Los Angeles del 2024, luogo e periodo in cui tutto è andato storto. E sì, non è così semplice come premere l'acceleratore di una Delorean, ma forse un alleato può essere trovato in uno storico nemico, e quindi Picard potrebbe salvare la Regina Borg da morte certa per evitare quel destino all'intera galassia...

La rotta è tracciata

Se la partenza di Picard 2 ci aveva convinto, questa seconda puntata è un'ottima conferma, soprattutto per i fan di Star Trek che potranno sguazzare tra riferimenti in punta di fioretto (l'Enterprise del passato!) ed easter egg in abbondanza (vogliamo parlare dei teschi degli alieni sconfitti nell'ufficio di Picard?). I primi minuti dell'episodio sono un vero e proprio tuffo nei bei tempi andati ed è impagabile assistere al duello verbale tra Patrick Stewart e un John de Lancie tornato in splendida forma nei panni di Q, tra citazioni condite con un pizzico di Shakespeare e misteriosi riferimenti a penitenze e a colpe. Al di là di tutto, sono proprio gli attori a brillare in questo contesto narrativo affascinante, ed è un bene che tutti i membri dell'equipaggio siano a conoscenza della loro reale provenienza e dell'assurdità di quella realtà, senza che Picard debba istruirli uno ad uno.

Ciò lascia campo aperto ad una improvvisazione a braccio che li vede ricoprire i ruoli per i quali vengono riconosciuti dalla Confederazione, generando una serie di momenti comici davvero divertenti che aiutano a stemperare l'atmosfera (nessuno può battere la goffaggine della dottoressa Jurati, vera e propria mattatrice della situazione). In generale, questo porta forse ad uno sbilanciamento forse troppo pronunciato dell'equilibrio drammaturgico che non va comunque ad inficiare sulla qualità generale dell'episodio che, come già accennato, è molto buona e non deluderà senza dubbio i fan.

La messinscena convince e soddisfa, soprattutto nelle scenografie e nella regia che accompagna scontri verbali e no. Ora non resta che capire se i nostri riusciranno a compiere il fatidico salto temporale (c'è sempre l'incognita Borg; la regina sa di Locutus e dell'assimilazione di Sette di Nove) e un po' remiamo contro di loro, perché siamo consci che probabilmente il tempo concesso a questa realtà è già agli sgoccioli e ci dovremo già preparare a fiondarci nel nostro futuro nemmeno tanto prossimo, quel 2024 nel quale Picard e compagni potrebbero trovare una realtà altrettanto straniante.

Star Trek - Picard Star Trek Picard continua sulla rotta tracciata, che risulta al momento piacevole e godibile. Il tuffo in una dimensione distopica nella quale Jean-Luc è un generale sanguinario al servizio della Confederazione è ricco di conflitti (il primo tra Picard e Q), ma sa regalare momenti di grande divertimento nel mostrarci i nostri atteggiarsi goffamente come i rispettivi terribili alter ego. Il loro destino sembra condurli nella Los Angeles del 2024 per cercare di sventare la deriva fascista della realtà nella quale li ha trasportati Q, ma qualcuno potrebbe mettergli i bastoni tra le ruote. E non dimentichiamo la Regina Borg.