Star Trek Picard 2x06 Recensione: una speranza per il futuro

Il gran gala della Missione Europa è l'occasione per un episodio furbo, che non convince appieno. Anche se Patrick Stewart è sempre una garanzia.

Star Trek Picard 2x06 Recensione: una speranza per il futuro
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Sembra ieri che scrivevamo le nostre prime impressioni su Picard 2 ed ora ci ritroviamo a superare lo scoglio di metà stagione. Dopo un'introduzione ben strutturata e ritmata, la nuova serie di Star Trek, sequel di The Next Generation, si era impantanata nel passato, nel tentativo di impedire che si giungesse al futuro distopico di Q, descritto come l'estrema fine della strada non scelta da Picard.

Tornati indietro nel tempo al 2024, i protagonisti di Picard 2 si sono messi alla ricerca del fantomatico Osservatore che si era rivelato una versione umana di Laris, il cui sentimento amoroso non era stato ricambiato nel primo episodio da Jean-Luc. Il suo compito consisteva nel vegliare su un antenato di Picard, pioniera dell'esplorazione spaziale, il cui destino rischia ora però di essere compromesso. Nella recensione di Picard 2X05 ci stavamo preparando all'intervento dell'equipaggio de La Sirena per sventare definitivamente la realtà deviata alla quale erano stati condotti dall'eterno trickster.

Il gran gala...

Renée Picard è stata condizionata da Q, sotto mentite spoglie, per farle abbandonare la Missione Europa che consentirebbe all'umanità di entrare in contatto con altre forme di vita e spingerla così là, dove nessuno ha mai osato andare. La speranza di cui si dovrebbe far portatrice l'antenato di Jean-Luc dovrebbe rappresentare la scintilla per il futuro dell'intero universo di Star Trek, per lo meno di quello di Picard, evitando di condurre al dominio fascista dell'universo da parte dell'uomo. Ed è attraverso una missione d'infiltrazione che si spera di convincere Renée ad intraprendere il proprio viaggio; il gran gala organizzato dall'ente spaziale è blindatissimo e si respira un'atmosfera da spy show, un po' a là Alias all'acqua di rose, con una serie di stratagemmi futuristici che garantiscono all'equipaggio de La Sirena di parteciparvi.

Il piano di Q ha però previsto un'altra incognita rappresentata dal Dr. Soong, che in questo 2024 è un genetista radiato, considerato una sorta di scienziato pazzo alla ricerca dell'escamotage per rendere perfetti i suoi esperimenti di eugenetica. Toccherà a Picard cercare di convincere Renée a non mollare la sua missione, ma qualcosa andrà inevitabilmente storto. E non dimentichiamo che la Dottoressa Jurati ora custodisce in sé nientemeno che la Regina Borg.

Dei dubbi

Questo sesto episodio di Picard 2 riesce a mantenere una natura ibrida, quasi da filler, nel suo tentativo di raggiungere finalmente Renée e sbloccare la situazione. Mettiamo subito in chiaro che una delle poche certezze di questa puntata è rappresentata dalla performance di Patrick Stewart, sempre una spanna sopra gli altri (anche se l'età inizia davvero a sentirsi). Anche perché i comprimari risultano ancora troppo sacrificati, quando non impegnati a rammendare le proprie storyline attraverso brevissimi cenni - si veda Raffi e il suo sentimento di perdita. Rios è il personaggio al quale viene dedicato più minutaggio tra i secondari, ma solo perché ci stiamo preparando a tornare inevitabilmente alla clinica che era stata teatro di scene non proprio memorabili, di cui capiamo la necessità a livello narrativo, pur condividendola solo in parte, data anche la natura dell'organismo artificiale di Picard.

Sette di Nove risulta non pervenuta, mentre i siparietti tra Jurati e la Regina Borg, che culminano in un'esibizione canora che va leggermente oltre, ci porteranno a ulteriori evoluzioni, ora che di Agnes rimane ben poco. La cosa più interessante - il passato di Picard, la sua infanzia - è solo accennata, perché è ormai certo che il prossimo episodio sarà un lungo viaggio nel suo inconscio; quell'introspezione che aspettavamo da tempo, ma forse non in maniera così didascalica.

Star Trek - Picard Questa puntata di Picard 2 è una sorta di transizione verso l'introspezione di Jean-Luc, accennata per tutto l'incedere del minutaggio, e nemmeno il successo (apparente?) della missione per la quale i nostri hanno viaggiato indietro nel tempo sembra occupare troppo spazio in vista di questo approfondimento. Di certo c'è solo il trattamento non certo generoso nei confronti dei comprimari e la solida interpretazione di Patrick Stewart, che immaginiamo debba ancora dare il suo meglio. Rimaniamo dubbiosi sull'effettiva utilità drammaturgica del Dr. Soong, alla luce dei relativi sviluppi, mentre i contorni del piano di Q continuano a rimanere fumosi, così come l'efficacia della fusione tra Jurati e la Regina Borg.